La crisi finanziaria riflette il fallimento dell’homo oeconomicus

Si è concluso il 60° Congresso Nazionale della FUCI

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ROMA, martedì, 27 aprile 2010 (ZENIT.org).- Alla base dell’attuale crisi economica vi è una crisi etica e culturale ma anche il fallimento di una antropologia, che richiede per essere superata un investimento nella persona, nella sua relazionalità e nell’impegno educativo.

Sono queste alcune delle proposte emerse dal 60° Congresso Nazionale FUCI, svoltosi a Piacenza sul tema “Un’economia per l’uomo. Quali sfide per il futuro?” e che si è concluso domenica 25 aprile con una celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo di Piacenza-Bobbio, mons. Gianni Ambrosio.

Durante la quattro giorni di incontri, che ha visto arrivare nella città emiliana oltre 200 studenti universitari provenienti da tutta Italia, sono stati molti i relatori di rilievo che hanno preso la parola, tra cui l’ex ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa e il presidente dello IOR, Ettore Gotti Tedeschi.

Dopo la sessione inaugurale sulle cause e le prospettive della crisi economica, i laboratori di approfondimento sul tema degli stili di vita e la tavola rotonda di venerdì pomeriggio, l’Assemblea Federale, tenutasi sabato e domenica nella Cappella Ducale di Palazzo Farnese, ha steso e approvato le Tesi Congressuali.

Nel documento si afferma che dietro la bolla finanziaria vi è stato “uno sviluppo eccessivamente basato sul debito” svincolato dall’economia reale e da qualsiasi forma di disciplina etica.

“La responsabilità degli attori economici – continuano le Tesi Congressuali – ha lasciato spazio alla speculazione, al guadagno facile, all’arricchimento fraudolento, spesso mascherati da un’efficienza ‘di comodo’ del mercato”.

“Dietro alla crisi economica, dunque, si leggono i segni di una crisi etica e culturale, che riguarda le dinamiche profonde della nostra società”.

“Ciò che doveva essere uno strumento – la proprietà, la ricchezza, la finanza – è divenuto principio e fine degli sforzi, misura unica e indiscussa delle azioni – si legge di seguito –. Ecco l’homo oeconomicus, che ha fame solo di denaro e mira solo alla massimizzazione del proprio personale profitto”.

“Ma dietro la brama di accumulare e di possedere non sta forse un vuoto di relazioni autentiche, la mancanza di una condivisione gioiosa, la paura di un futuro incerto?”, si domandano i giovani della FUCI.

Ecco che occorre “tornare ad interrogarsi sulla legittima aspettativa di felicità di chi vive nell’uno come nell’altro, significa porre la questione della qualità del nostro vivere, del rispetto che nelle nostre attività, nei nostri investimenti e nei nostri consumi abbiamo di noi stessi e degli altri”.

“Bisogna pertanto ripensare l’economia, le sue regole, i suoi limiti, i suoi strumenti. Ripartire dalla persona deve essere la parola d’ordine”, affermano.

Ma “persona è innanzi tutto relazionalità: ripartire da essa, quindi, significa superare l’isolamento individualistico e aprire la possibilità di un incontro autentico con gli altri, con il creato e con la Trascendenza”.

Le imprese, invece, vanno “incoraggiate ad allargare lo sguardo e a passare da una ‘responsabilità limitata’ ad una ‘responsabilità sociale’, dove al centro ci siano anche gli interessi e i bisogni dei lavoratori”.

“Un’economia di mercato innervata dei concetti di dono e di gratuità può trasformarsi nel tempo in una dirompente realtà – si osserva nel documento –. Un’economia di mercato pluralistica e regolata, al servizio dell’uomo e della sua dignità, è pertanto indispensabile per uscire dall’attuale situazione di crisi”.

Inoltre, “va superata la dicotomia tra individuo e Stato: bisogna piuttosto puntare sui corpi intermedi della società civile, su tutto ciò che si trova nel mezzo tra l’isolamento del singolo ed il conformismo della massa, e che può aggregare le persone in vista del bene comune”.

“La finanza etica, il consumo critico, le energie a basso impatto ambientale, il software libero rappresentano alcuni scenari di un possibile impegno personale e comunitario”, suggeriscono.

Occorre, inoltre, “un nuovo slancio nel compito educativo, essendo la formazione di una coscienza critica il presupposto fondante di ogni opzione etica”.

Ma soprattutto, “è necessario che l’eticità del cittadino e la giustizia delle istituzioni siano complementari”, per questo i giovani ha chiesto “alla politica a tutti i livelli – locale, nazionale e sovranazionale – di creare una cornice in cui tali scelte siano effettivamente realizzabili”.

“Se ogni uomo – concludono poi – è pronto a rivedere le proprie scelte di vita alla luce della fraternità e del bene comune, della sobrietà e della condivisione, possiamo costruire un futuro più umano”.

Nell’occasione, è stata approvata all’unanimità dall’Assemblea Federale una dichiarazione che esprime tutto il disappunto nei confronti del decreto del 31 marzo scorso con cui “vengono soppresse le tariffe agevolate postali per tutta l’editoria libraria, quotidiana e periodica”, auspicando “che il Governo ritiri il Decreto, o che trovi forme opportune per venire incontro alle esigenze dei soggetti coinvolti”.

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ZENIT Staff

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