Religiosi carmelitani e Diocesi di Roma celebrano il nuovo beato

Padre Angelo Paoli, apostolo dei poveri

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di Carmen Elena Villa

ROMA, lunedì, 26 aprile 2010 (ZENIT.org).- Per il Cardinale Agostino Vallini, vicario generale della Diocesi di Roma, “essere pastori vuol dire essere prossimo al gregge, dedicarsi instancabilmente, prodigarsi con sollecitudine”, una missione che padre Angelo Paoli riuscì a compiere in sommo grado “infiammato dalla fede e illuminato dalla luce dello Spirito Santo”.

Il porporato ha presieduto la Messa di beatificazione del sacerdote carmelitano questa domenica mattina nella Basilica di San Giovanni in Laterano.

Il tempio era pieno di migliaia di fedeli provenienti da varie parrocchie di Roma e di centinaia di sacerdoti, religiosi e religiose carmelitani.

All’inizio della cerimonia, il postulatore della causa di beatificazione, padre Giovanni Grosso O. carm., ha letto la biografia del beato. Monsignor Angelo Amato, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha poi pronunciato in rappresentanza di Papa Benedetto XVI la formula con cui padre Paoli ha ricevuto il titolo di beato.

E’ stata quindi scoperta la sua immagine, in cui si contempla l’anziano sacerdote che aiuta i più poveri, e i fedeli hanno iniziato ad applaudire con entusiasmo.

Una fama di santità confermata

Angelo Paoli nacque nel 1642 e a 18 anni entrò in seminario. Nel 1661 emise i voti solenni nell’ordine carmelitano e sei anni dopo venne ordinato sacerdote. Scoprì con il tempo la sua chiamata particolare a dedicarsi ai più poveri e ai malati.

Nella sua omelia, il Cardinal Vallini ha sottolineato il suo “ideale altissimo di carità pastorale” scoprendo che “il Signore lo chiamava a vivere una vocazione speciale: quella di essere servo dei poveri nella vocazione sacerdotale e religiosa”.

Per ordine dei suoi superiori, padre Paoli venne inviato in varie città italiane per svolgere diverse attività: visse a Firenze, Corniola, Siena, Montecatini e Fivizzano. La sua ultima destinazione fu Roma, dove giunse nel 1867 e servì come maestro dei novizi nel convento di San Martino ai Monti.

Svolse anche un’intensa attività con i poveri, i carcerati e i malati, soprattutto quelli dell’ospedale San Giovanni. “Entrò in quell’ospedale rimanendo colpito dalle piaghe dei malati e dalle loro condizioni disperate. La passione di Cristo meditata nei luoghi santi la rivedeva ancora viva e sofferta nella carne e nell’umiliazione dei malati”, ha detto il vicario generale della Diocesi di Roma.

Angelo Paoli morì a Roma nel 1720. “La sua fama di santità si diffuse in città, così che chierici, religiosi, laici e anche nobili si affiancarono a lui, sempre disposto a coinvolgere tutti in quella che potremmo chiamare la sinfonia dell’amore”, ha detto il porporato. Una fama confermata questa domenica con la sua elevazione agli altari.

Sollievo materiale e spirituale

Il Cardinal Vallini ha affermato che padre Paoli si è speso in vari compiti: “curare il bene concreto delle persone, offrire sollievo alle loro pene materiali e spirituali, amare, aprirle all’abbraccio misericordioso di Dio”.

Il porporato ha anche sottolineato la virtù della carità, che “fu per il nostro beato l’impegno, la passione, l’ansia della sua vita, attraverso la quale trasmetteva l’amore di Dio e avvicinava a Dio”.

“Mai dimenticò l’amore e la cura dei poveri”.

“Come capita sempre nelle cose di Dio”, ha ammesso, “non mancarono incomprensioni, giudizi malevoli anche da parte dei suoi, ma egli rispondeva sempre con mitezza”.

Il vicario generale di Roma ha quindi ricordato l’“atteggiamento incrollabile di fiducia in Dio e di benevolenza verso di tutti”.

“Possa la sua luce incoraggiare a vivere con zelo secondo il Vangelo e a testimoniare con gioia e coraggio la carità di Cristo verso tutti gli uomini, specialmente i più poveri”, ha concluso il Cardinale.

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ZENIT Staff

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