Quando il Concilio salvò il primato di Pietro

Nelle librerie il romanzo “Intrigo al Concilio Vaticano II”

Share this Entry

di Antonio Gaspari

ROMA, domenica, 25 aprile 2010 (ZENIT.org).- “Paolo VI si fece leggere la lettera più volte, lacrime di dolore e di sconcerto gli rigarono il volto: ‘Mi hanno tradito! Mi hanno tradito! Oh mio Dio, aiutami! Il fumo di Satana si è infiltrato nella Tua Chiesa!’”.

Con le parole di quella che è passata alla storia come la “notte oscura di Paolo VI” nasce e si sviluppa l’ultimo romanzo di Rosa Alberoni, “Intrigo al Concilio Vaticano II” (edizioni Fede & Cultura, http://fedecultura.com/IntrigoalConcilioVaticanoII.aspx), un thriller ambientato all’interno delle mura vaticane, nel bel mezzo del Concilio Vaticano II.

Tra eresie mal celate, incontri segreti, progetti minacciosi, sofismi, trucchi e continui colpi di scena, Rosa Alberoni racconta in maniera mirabile il complotto di una minoranza organizzata che aveva l’obiettivo di scardinare il primato di Pietro, respingere la Madonna come Madre di Cristo, negare l’esistenza dei Santi e, ancor peggio, l’esistenza del diavolo, e condurre la Chiesa Cattolica verso posizioni protestanti. Ma proprio quando la battaglia sembrava ormai perduta, in modo misterioso e provvidenziale, la congiura venne scoperta, e il Pontefice insieme ai suoi più stretti e fedeli collaboratori evitò l’indebolimento del primato di Pietro.

L’autrice, Rosa Alberoni, vive a Milano. E’ scrittrice, professoressa universitaria di Sociologia Generale e giornalista. Ha collaborato con molti quotidiani, l’ultimo dei quali è il “Corriere della Sera”, e ha tenuto una rubrica su “Sette” e “Corriere Magazine”.

Ha scritto numerosi saggi e romanzi pubblicati da Rusconi, Mondadori e Rizzoli. Tra le ultime opere edite da Rizzoli, il romanzo più recente è “La prigioniera dell’Abbazia”, gli ultimi fortunati saggi “La cacciata di Cristo” e “Il Dio di Michelangelo e la barba di Darwin”.

Per conoscere la storia, le articolazioni e implicazioni di questo romanzo, ZENIT ha intervistato Rosa Alberoni.

Che cosa l’ha spinta a scrivere un romanzo sul Concilio Vaticano II?

Rosa Alberoni: Un evento inatteso: sono venuta a conoscenza di una congiura ordita contro il Papa durante il Concilio Vaticano II. Sono rimasta colpita e sconcertata da tale rivelazione. Così la mia mente si è messa in moto. Mi ponevo delle domande, sono andata a cercare documenti, libri, per tentare di comprendere ed elaborare le risposte ai tanti quesiti, che più leggevo, scavavo nella storia del Concilio, più aumentavano.

A quel punto ho deciso di trasportare un personaggio, una investigatrice, Rachele, dall’ultimo mio romanzo “La prigioniera dell’Abbazia”, negli anni del Concilio. E Rachele mentre investiga sugli intrighi del Concilio scandaglia anche la propria mente, e si accorge di aver avuto dei cattivi maestri, che sono i seminatori di dubbi, gli incitatori della distruzione sistematica ma sottile dei valori cardini della civiltà cristiana, e quindi non solo della religione cattolica. Ad aiutare Rachele nel febbrile lavoro sorge un personaggio, padre Robert, divenuto eremita proprio perché aveva partecipato attivamente al Concilio e vissuto tutti gli episodi e le tattiche adottate dai congiurati. E poi il doloroso percorso di Paolo VI dopo il Concilio…

Certo, il Concilio non ha dato i frutti che si speravano, ma pochi avevano immaginato l’esistenza di un intrigo. Che cosa si racconta nel romanzo?

Rosa Alberoni: Che non abbia dato i frutti che Giovanni XXIII e Paolo VI si aspettavano lo scopriamo noi oggi. Cioè dopo, sempre dopo, come ci testimonia la storia, quando il danno è evidente e ben radicato. Tuttavia, l’importante è comprendere gli errori fatti, e rimediare. Per recuperare, per ricostruire l’edificio dei valori distrutti, sono convinta che occorra un trauma.

Perché sia gli esseri umani, sia i popoli cambiano solo per traumi. Oppure con l’intervento della Divina Provvidenza. Se avvenisse una rinascita, un risveglio sarebbe salutare non solo per i credenti, ma anche per gli atei e i dubbiosi. Gli atei, invece, oggi sono convinti che è giunta l’ora di sferrare il colpo decisivo alla nostra civiltà, i dubbiosi sono disorientati, non sanno, aspettano che altri agiscano.

Cosa racconto nel romanzo lo lascio scoprire ai lettori, è un thriller, sarebbe un delitto rivelarne anche solo un dettaglio.

Ha studiato la Storia del Concilio Vaticano II ?

Rosa Alberoni: Ho studiato quanto mi serviva per portare legna al camino dell’immaginazione. Ma non sono un’esperta, una vaticanista, e neppure intendo diventarlo. Io sono una narratrice. I nomi sono fantastici perché un romanzo è figlio della fantasia, gli avvenimenti sono affabulati, anche se non si discostano nella sostanza dalla realtà. Il mio romanzo cerca di cogliere il senso della congiura e delle rivolte contro il Papa che si susseguono nel tempo.

Che idea se ne è fatta?

Rosa Alberoni: Che gli uomini sono fragili e fallaci. E la brama di potere può invadere anche dei prelati. E questo è pericoloso e sconcertante, in quanto consacrati. Ma sappiamo che anche loro fanno parte della famiglia umana, non sono degli esseri semidivini. L’importante è che i Papi che si avvicendano sul trono di Pietro riescano a reggere la fatica psichica e fisica del calvario che viene loro imposto. I credenti devono andare in soccorso del Papa. E, volta per volta, devono trasformarsi in soldati adatti agli avvenimenti, e soprattutto non avere paura perché a guidarli e a dar loro forza ci pensa Cristo. Visto l’attacco odierno alla Chiesa cattolica, anche gli atei saggi e lungimiranti dovrebbero affiancarli, per il bene di tutti. Non possono restare spettatori, sarebbe una grave miopia.

La protagonista del romanzo esprime diverse riflessioni sulla crisi di una generazione, quella che è cresciuta durante gli anni Sessanta. A questo proposito qual è il messaggio che il romanzo vuole diffondere?

Rosa Alberoni: Un messaggio di speranza e di ottimismo basato sulla ragione. Se ciascuno di noi riflette e comprende che non bisogna accettare supinamente i messaggi martellanti dei distruttori, ma usare il buon senso dei nonni, si sveglia. E svegliandosi si accorge che ciò che sembrava ovvio, liberatorio, è, al contrario, un inganno, un accecamento che ci induce a compiere e lasciar compiere disastri devastanti per tutti. Alcune persone della generazione del Sessantotto si sono accorte dell’inganno subìto, si sono accorte del veleno infiltrato nell’ideologia dei figli dei fiori, e vorrebbero predicarlo, ma non è loro concesso.

I media sono stati occupati in modo scientifico dai distruttori dei valori. Coloro che si sono liberati dal plagio ideologico, coloro che si sono disintossicati dalla massiccia manipolazione subita, vorrebbero avvisare le attuali generazioni della manipolazione costante a cui sono sottoposti dagli atei militanti e da quelli camuffati. I camuffati sono coloro che affermano “Io credo in Dio, ma è un Dio tutto mio”. Basterebbe obiettare che Dio non è soggetto a modellamenti.

Non è un abito da cucirsi su misura per fare i propri comodi in nome della libertà di espressione. I valori cardini di una civiltà non sono soggetti ad opinioni. I Comandamenti non sono soggetti ad aggiustamenti, perché sono sacri ed anche trasportati e trasposti nel Codici delle leggi.

Per esempio. l’omicidio intenzionale, cosciente, non può essere tramutato con dei sofismi, o in nome della libertà di pensiero, in omicidio colposo, come avviene in un incidente automobilistico, un evento non voluto, eppure accade. E infatti, in questo caso, sia la morale sacra che la legge concordano nel ridimensionare la pena. Ma se io ammazzo un bambino in grembo o in culla l’atto è sempre volontario, quindi non sono ammessi alibi e neppure giustificazioni. La coscienza mora
le non li ammette, la legge invece sì. Eppure, per non tradire se stessa, anche la legge non dovrebbe concedere la licenza di uccidere chi non è ancora in grado di difendersi.

Alcuni analisti sostengono che gli attacchi al Pontefice e i problemi di pedofilia sono stati generati da quell’ideologia sessantottina che secondo il suo romanzo era presente in forma primordiale nei cospiratori al Concilio. Qual è il suo parere circa le critiche a Benedetto XVI?

Rosa Alberoni: Che quegli analisti hanno ragione. E che agli atei di oggi è stata fornita e costruita ad arte l’occasione per poterlo attaccare. Distruggere il trono di Pietro è un’idea nata con Lutero, ripresa poi dai giacobini, dai comunisti, dai nazisti e infine dagli scientisti-ecologisti-animalisti. Cioè dai propagatori dell’ateismo.

Ho scoperto che alcuni alti prelati si sono, di volta in volta, lasciati sedurre dai leader dell’ideologia dominante, con la convinzione che, liberati dalla guida del Papa, potessero adattarsi facilmente alle circostanze e governare i popoli insieme ai leader politici. Il Papa che, invece, si attiene al suo compito, che è quello di seguire i Testi Sacri, funge perciò da ostacolo al loro piano. E allora ogni errore commesso da un consacrato viene attribuito all’incapacità del Pontefice, alla sua ostinazione a restare abbarbicato al Vangelo. Ma i prelati progressisti, i seguaci della teologia della liberazione, si irritano sempre quando sentono che il vicario di Cristo ammonisce tutti – e in modo particolare gli uomini e le donne consacrati – a non violare i valori cardini della fede e della civiltà cristiana.

Il successore di Pietro in realtà fa il suo mestiere, che è quello di ricordare a tutti che quei valori non sono contrattabili, e redarguisce chi li calpesta. Se poi un Papa, come sta facendo Benedetto XVI, comincia a far pulizia nell’ambito del clero ribelle, nessuno deve meravigliarsi che coloro che vengono disturbati reagiscano con virulenza. I manovratori non gradiscono essere disturbati, è ovvio. Quindi non mi meraviglio degli attacchi che sta subendo Benedetto XVI oggigiorno. Mi preoccupo piuttosto di come informare la povera gente che di queste manovre non sa nulla, perciò i credenti rischiano di far la fine di un altro mio personaggio, di Don Juan.

Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione