CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 25 aprile 2010 (ZENIT.org).- “Percorrere, animati dal coraggio dello Spirito Santo, le strade del continente digitale” è l’esortazione che Benedetto XVI ha rivolto questo sabato ai partecipanti al Convegno nazionale “Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’era crossmediale”, promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana e svoltosi a Roma dal 22 al 24 aprile.
“La nostra fiducia non è acriticamente riposta in alcuno strumento della tecnica – ha affermato il Pontefice –. La nostra forza sta nell’essere Chiesa, comunità credente, capace di testimoniare a tutti la perenne novità del Risorto, con una vita che fiorisce in pienezza nella misura in cui si apre, entra in relazione, si dona con gratuità”.
Il Papa ha riconosciuto che l’epoca attuale “conosce un enorme allargamento delle frontiere della comunicazione, realizza un’inedita convergenza tra i diversi media e rende possibile l’interattività”.
La rete manifesta quindi “una vocazione aperta, tendenzialmente egualitaria e pluralista”, ma allo stesso tempo “segna un nuovo fossato”, visto che si parla di “digital divide”.
Quest’ultimo elemento, ha osservato, “separa gli inclusi dagli esclusi e va ad aggiungersi agli altri divari, che già allontanano le Nazioni tra loro e anche al loro interno”.
Allo stesso modo, aumentano “i pericoli di omologazione e di controllo, di relativismo intellettuale e morale, già ben riconoscibili nella flessione dello spirito critico, nella verità ridotta al gioco delle opinioni, nelle molteplici forme di degrado e di umiliazione dell’intimità della persona”, assistendo a “un inquinamento dello spirito”.
In questo panorama, ha ricordato il Papa, il Convegno di questi giorni punta a “riconoscere i volti, quindi a superare quelle dinamiche collettive che possono farci smarrire la percezione della profondità delle persone e appiattirci sulla loro superficie”.
Secondo Benedetto XVI, la via per tornare ai volti “passa per quella caritas in veritate che rifulge nel volto di Cristo”.
In tale contesto, “i media possono diventare fattori di umanizzazione”.
Perché ciò accada, tuttavia, devono essere “centrati sulla promozione della dignità delle persone e dei popoli”, “animati dalla carità” e “posti al servizio della verità, del bene e della fraternità naturale e soprannaturale”.
Solo a queste condizioni, infatti, “il passaggio epocale che stiamo attraversando può rivelarsi ricco e fecondo di nuove opportunità”.
La missione della Chiesa
Il Papa ha poi ricordato che la Chiesa vuole “prendere il largo nel mare digitale” “senza timori”, “affrontando la navigazione aperta con la stessa passione che da duemila anni governa la barca” ecclesiale.
“Più che per le risorse tecniche, pur necessarie, vogliamo qualificarci abitando anche questo universo con un cuore credente, che contribuisca a dare un’anima all’ininterrotto flusso comunicativo della rete”, ha aggiunto, sottolineando che “è questa la nostra missione, la missione irrinunciabile della Chiesa”.
Come ha scritto nel Messaggio per la 44ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che si celebrerà il 16 maggio prossimo, il compito di ogni credente che opera nei media è quello di “spianare la strada a nuovi incontri, assicurando sempre la qualità del contatto umano e l’attenzione alle persone e ai loro veri bisogni spirituali; offrendo agli uomini che vivono questo tempo ‘digitale’ i segni necessari per riconoscere il Signore”.
“Cari amici, anche nella rete siete chiamati a collocarvi come animatori di comunità, attenti a preparare cammini che conducano alla Parola di Dio, e ad esprimere una particolare sensibilità per quanti sono sfiduciati ed hanno nel cuore desideri di assoluto e di verità non caduche”, ha detto ai partecipanti al Convegno.
A questo proposito, ha esortato tutti i professionisti della comunicazione “a non stancarsi di nutrire nel proprio cuore quella sana passione per l’uomo che diventa tensione ad avvicinarsi sempre più ai suoi linguaggi e al suo vero volto”.
In questo compito, ha ricordato, saranno di aiuto “una solida preparazione teologica e soprattutto una profonda e gioiosa passione per Dio, alimentata nel continuo dialogo con il Signore”.
Al contempo, ha chiesto alle Chiese particolari e agli istituti religiosi di “valorizzare i percorsi formativi proposti dalle Università Pontificie, dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e dalle altre Università cattoliche ed ecclesiastiche, destinandovi con lungimiranza persone e risorse”.
Ciò, ha concluso, farà sì che il mondo della comunicazione sociale “entri a pieno titolo nella programmazione pastorale”.