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Signor Ambasciatore!
Sono lieto di accogliere Vostra Eccellenza per la presentazione delle Lettere Credenziali quale Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Ex-Repubblica Jugoslava di Macedonia presso la Santa Sede. Le sono grato per le cordiali espressioni che ha voluto rivolgermi, anche a nome delle Autorità e della nobile Nazione che Ella rappresenta. Le chiedo di far loro pervenire l’espressione della mia stima e della mia benevolenza, unite all’assicurazione della mia preghiera per la concordia e lo sviluppo armonico dell’intero Paese.
RicevendoLa, il mio pensiero va all’incontro annuale tra il Successore di Pietro e un’autorevole delegazione ufficiale del Suo Paese, che si tiene in occasione della festa dei santi Cirillo e Metodio, venerate guide spirituali dei popoli slavi e compatroni d’Europa. Questo appuntamento, diventato una piacevole consuetudine, attesta le buone relazioni che esistono tra la Santa Sede e la Ex-Repubblica Jugoslava di Macedonia. Si tratta di relazioni bilaterali, sviluppatesi, soprattutto negli ultimi anni, in modo positivo, e caratterizzate da cordiale cooperazione. A tale proposito, desidero manifestare il mio compiacimento per il mutuo impegno profuso nella recente costruzione di nuovi edifici di culto cattolici in diversi luoghi del Paese.
Come Ella ha sottolineato, nel Popolo macedone sono ben visibili i segni dei valori umani e cristiani, incarnati nella vita della gente, che costituiscono l’apprezzato patrimonio spirituale e culturale della Nazione, di cui sono altresì eloquente testimonianza gli stupendi monumenti religiosi, sorti in diverse epoche e località, segnatamente nella città di Ohrid. A questa preziosa eredità, la Santa Sede guarda con grande stima e considerazione, favorendone, per quanto di sua competenza, l’approfondimento storico-documentario, per una maggiore conoscenza del passato religioso e culturale. Attingendo a tale patrimonio, i cittadini del Suo Paese continueranno a costruire anche in futuro la propria storia e, forti della loro identità spirituale, potranno apportare al consorzio dei popoli europei il contributo della loro esperienza. Per questo, auspico vivamente che vadano a buon fine le aspirazioni e i crescenti sforzi di codesto Paese per far parte dell’Europa unita, in una condizione di accettazione dei relativi diritti e doveri e nel reciproco rispetto di istanze collettive e di valori tradizionali dei singoli popoli.
Signor Ambasciatore, nelle parole da Lei pronunciate sull’impegno del Popolo macedone a favorire sempre più il dialogo e la convivenza tra le varie realtà etniche e religiose che costituiscono il Paese, ho colto quell’universale aspirazione alla giustizia e alla coesione interna che da sempre lo anima e che può diventare un esempio per altri nella regione dei Balcani. In effetti, i ponti di interscambio di più ampie intese e strette relazioni religiose tra le diverse componenti della società macedone hanno favorito la creazione di un clima in cui le persone si riconoscono fratelli, figli dello stesso Dio e cittadini dell’unico Paese. E’ certo compito in primo luogo dei responsabili delle Istituzioni individuare modalità per tradurre in iniziative politiche le aspirazioni degli uomini e delle donne al dialogo e alla pace. I credenti, tuttavia, sanno che la pace non è solo frutto di pianificazioni e di attività umane, ma anzitutto dono di Dio agli uomini di buona volontà. Di questa pace, poi, la giustizia e il perdono rappresentano pilastri basilari. La giustizia assicura un pieno rispetto dei diritti e dei doveri, e il perdono guarisce e ricostruisce dalle fondamenta i rapporti tra le persone, che ancora risentono delle conseguenze degli scontri tra le ideologie del recente passato.
Superata la tragica stagione dell’ultima guerra mondiale, dopo la triste esperienza di un totalitarismo negatore dei diritti fondamentali della persona umana, il Popolo macedone è incamminato verso un armonico progresso, dando prova di pazienza, disponibilità al sacrificio e perseverante ottimismo, tenacemente proteso alla creazione di un avvenire migliore per tutti i suoi abitanti. Uno stabile sviluppo sociale ed economico non può non tener conto delle esigenze culturali, sociali e spirituali della gente, come pure deve valorizzare le tradizioni e le risorse popolari più nobili. E ciò nella consapevolezza che il crescente fenomeno della globalizzazione, comportante, da una parte, un certo livellamento delle diversità sociali ed economiche, potrebbe, dall’altra, aggravare lo squilibrio tra quanti traggono vantaggio dalle sempre maggiori possibilità di produrre ricchezza e quanti invece sono lasciati ai margini del progresso.
Signor Ambasciatore, il suo Paese vanta una lunga e luminosa tradizione cristiana risalente ai tempi apostolici. Auspico che in un contesto globale di relativismo morale e di scarso interesse per l’esperienza religiosa, nel quale si muove spesso una parte della società europea, i cittadini del nobile Popolo che Ella rappresenta sappiano operare un saggio discernimento nell’aprirsi ai nuovi orizzonti di autentica civiltà e di vero umanesimo. Per fare questo, occorre mantenere vivi e saldi, a livello personale e comunitario, quei principi che stanno alla base anche della civiltà di codesto Popolo: l’attaccamento alla famiglia, la difesa della vita umana, la promozione delle esigenze religiose specialmente dei giovani. La Chiesa Cattolica nella Sua Nazione, anche se costituisce una minoranza, desidera offrire il suo sincero contributo nella costruzione di una società più giusta e solidale, basata sui valori cristiani che hanno fecondato le coscienze dei suoi abitanti. Sono certo che la comunità cattolica, nella consapevolezza che la carità nella verità “è la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell’umanità intera” (Caritas in veritate, n. 1) proseguirà la sua missione caritativa, specialmente in favore dei poveri e dei sofferenti, così apprezzata nel Suo Paese.
Eccellenza, sono certo che anche Ella, nell’adempimento dell’alto compito affidatoLe, contribuirà ad intensificare le già buone relazioni esistenti tra la Santa Sede e la Nazione macedone, e Le assicuro che potrà contare, a tal fine, sulla piena disponibilità di tutti i miei collaboratori della Curia romana. Con questi fervidi voti, invoco su di Lei, Signor Ambasciatore, sulla Sua famiglia, sui Governanti e su tutti gli abitanti della Nazione che Ella rappresenta, un’abbondanza di Benedizione divina.
[© Copyright 2010 – Libreria Editrice Vaticana]