ROMA, mercoledì, 21 aprile 2010 (ZENIT.org).- La vera vocazione dei popoli cristiani è quella di testimoniare la pace e la riconciliazione, ma anche di fornire la giusta accoglienza agli immigrati: lo ha detto questo mercoledì Benedetto XVI all’Udienza generale, in piazza San Pietro, ricordando il suo recente viaggio a Malta.
Parlando agli oltre 20 mila fedeli presenti, il Papa ripercorrendo i momenti più salienti della visita nell’isola mediterranea, ha detto di aver trovato straordinario l’abbraccio caloroso riservatogli dal popolo maltese.
“E’ stato per me motivo di gioia – ha confessato –, ed anche di consolazione sentire il particolare calore di quel popolo che dà il senso di una grande famiglia, accomunata dalla fede e dalla visione cristiana della vita”.
Il Pontefice ha poi raccontato l’incontro che ha avuto con alcune vittime di abusi da parte di membri del clero, dopo la Messa a Floriana, lontano dai riflettori: “Ho condiviso con loro la sofferenza e, con commozione, ho pregato con loro, assicurando l’azione della Chiesa”.
Il Pontefice ha quindi sottolineato la forza e la speranza del popolo maltese che “sa trovare nella visione cristiana della vita le risposte alle nuove sfide. Ne è un segno, ad esempio, il fatto di aver mantenuto saldo il profondo rispetto per la vita non ancora nata e per la sacralità del matrimonio, scegliendo di non introdurre l’aborto e il divorzio nell’ordinamento giuridico del Paese”.
Affrontando il tema spinoso dell’immigrazione, il Papa ha accennato ai tanti casi “complessi sul piano umanitario, politico e giuridico” di coloro che sfuggono da violenze o oppressioni in cerca di un approdo, di un riparo.
“Problemi – ha specificato – che hanno soluzioni non facili, ma da ricercare con perseveranza e tenacia, concertando gli interventi a livello internazionale. Così è bene che si faccia in tutte le Nazioni che hanno i valori cristiani nelle radici delle loro Carte Costituzionali e delle loro culture”.
Tuttavia, ha continuato, “la vocazione più profonda di Malta è quella cristiana, vale a dire la vocazione universale della pace!”. In questo senso, la celebre croce di Malta “è il segno dell’amore e della riconciliazione, e questa è la vera vocazione dei popoli che accolgono e abbracciano il messaggio cristiano!”.
Un ultimo ricordo è andato all’incontro con i giovani tenutosi nel Porto di Valletta: “Ho guardato dunque ai giovani di Malta – ha ricordato il Papa – come a dei potenziali eredi dell’avventura spirituale di San Paolo, chiamati come lui a scoprire la bellezza dell’amore di Dio donatoci in Gesù Cristo”.
Chiamati, ha concluso, “ad essere vincitori proprio nelle prove e nelle tribolazioni, a non avere paura delle ‘tempeste’ della vita, e nemmeno dei naufragi, perché il disegno d’amore di Dio è più grande anche delle tempeste e dei naufragi”.