Il Cardinale Caffarra celebrerà a Bologna la Messa gregoriana

Intervista a don Alfredo Maria Morselli, parroco di Stiatico

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di Antonio Gaspari

ROMA, lunedì, 19 aprile 2010 (ZENIT.org).- Il prossimo 2 maggio, alle ore 18,00, il Cardinale Carlo Caffarra, Arcivescovo di Bologna, celebrerà la S. Messa gregoriana (conosciuta come “Messa di San Pio V”) presso la chiesa parrocchiale di S. Maria della Pietà, in via San Vitale 118, a Bologna.

Il luogo della celebrazione non è casuale: qui infatti, dal 1 novembre 2007, viene celebrata, su incarico dello stesso Arcivescovo, la S. Messa gregoriana in tutti i giorni festivi.

Don Alfredo Maria Morselli, parroco di Stiatico (BO), uno dei quattro sacerdoti diocesani incaricati, ha riconosciuto “che è un evento straordinario, da un certo punto di vista. Ma, tanto noi sacerdoti che celebriamo nella chiesa, quanto i fedeli che vi assistono, vogliamo mettere l’accento sull’ordinarietà dell’evento: si tratta di un Vescovo che viene a salutare i suoi fedeli, in una prospettiva di piena pace liturgica, in quel clima desiderato tanto dal Papa, per cui le due forme del rito romano devono coesistere normalmente e pacificamente l’una accanto all’altra. Con sommo giovamento da parte di tutti”.

“La Messa gregoriana – sottolinea –, celebrata accanto alla Nuova Messa, costituisce un freno a derive che purtroppo si verificano con troppa frequenza: l’oblio dell’indole sacrificale della Messa stessa e il nefasto prevalere dell’azione umana su quella divina (fraintendendo il pur giusto concetto di partecipazione attiva)”.

Il sacerdote cita le parole rivolte il 15 aprile scorso da Benedetto XVI ai Vescovi del Brasile: “Il mistero eucaristico è un dono troppo grande per sopportare ambiguità e diminuzioni, in particolare quando, ‘spogliato del suo valore sacrificale, viene vissuto come se non oltrepassasse il senso e il valore di un incontro conviviale fraterno'”.

Partecipazione attiva?

“La Messa gregoriana, così contemplativa, così ricca di ampi spazi di preghiera silenziosa, spesso accompagnati dal canto gregoriano (ingiustamente bandito dalla maggioranza delle nuove celebrazioni), ci ricorda – come ha detto il Papa nel discorso sopra citato -, che ‘l’atteggiamento principale e fondamentale del fedele cristiano che partecipa alla celebrazione liturgica non è fare, ma ascoltare, aprirsi, ricevere…’”

“È ovvio che, in questo caso, ricevere non significa restare passivi o disinteressarsi di quello che lì avviene, ma cooperare – poiché di nuovo capaci di farlo per la grazia di Dio – secondo ‘la genuina natura della vera Chiesa. Questa ha infatti la caratteristica di essere nello stesso tempo umana e divina, visibile ma dotata di realtà invisibili, fervente nell’azione e dedita alla contemplazione, presente nel mondo e tuttavia pellegrina; tutto questo, in modo tale, però, che ciò che in essa è umano sia ordinato e subordinato al divino, il visibile all’invisibile, l’azione alla contemplazione, la realtà presente alla città futura, verso la quale siamo incamminati”, afferma citando la Sacrosanctum Concilium, (n. 2).

Il sacerdote richiama quindi il Concilio Vaticano II per difendere la Messa in latino.

“È proprio la Messa il cardine della cosiddetta Ermeneutica della riforma, che il Papa porta avanti con tanto coraggio, di fronte ai propugnatori di una falsa ermeneutica della discontinuità e della rottura, secondo la quale esisterebbe una frattura inconciliabile tra pre e post concilio”, sostiene il presbitero.

“La Messa contiene tutte le ricchezze della Chiesa, tutta la sua vita, tutta la proclamazione della sua fede: ed è su questo punto che dobbiamo seguire il Papa, perché se si mostra che la Messa è sempre la stessa – cioè che le due forme del rito romano sono in sé tutt’altro che incompatibili -, sarà poi facile mostrare che la Chiesa ha sempre la stessa morale, la stessa cristologia, la stessa ecclesiologia etc”.

“Chi vuole cambiare tutto – osserva – e usare il Novus Ordo stravolgendolo , a mo’ di liturgia di una nuova religione, non sopporta l’altolà della cittadinanza riacquistata della Messa di sempre”.

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ZENIT Staff

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