Benedetto XVI: la missione dei sacerdoti è “un servizio alla gioia”

Nel presiedere la Messa a Floriana davanti a 40mila persone

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di Mirko Testa

ROMA, domenica, 18 aprile 2010 (ZENIT.org).- “La missione affidata ai sacerdoti è veramente un servizio alla gioia, alla gioia di Dio che brama irrompere nel mondo”. E’ quanto ha affermato questa domenica mattina Benedetto XVI nel presiedere la Messa nel piazzale dei Granai di Floriana, lo spazio antistante la chiesa arcivescovile dedicata a San Publio, considerato il primo Vescovo di Malta.

E’ ai sacerdoti di quest’isola, non risparmiata dagli scandali degli abusi sessuali da parte di membri del clero, che Benedetto XVI ha voluto rivolgere un invito particolare in questo anno dedicato alla celebrazione del “grande dono del sacerdozio”.

A questo proposito, nell’omelia il Papa ha voluto richiamare la figura di san Giorgio Preca, un pioniere nel campo della catechesi e nella promozione del ruolo dei laici nell’apostolato, da lui stesso canonizzato il 3 giugno 2007. “Un prete – ha ricordato – di straordinaria umiltà, bontà, mitezza e generosità, profondamente dedito alla preghiera e con la passione di comunicare le verità del vangelo”.

“Prendetelo come modello ed ispirazione per voi, mentre adempite la missione che avete ricevuto di pascere il gregge del Signore”, li ha esortati.

“Ricordate anche la domanda che il Signore Risorto ha rivolto tre volte a Pietro: ‘Mi ami tu?’. Questa è la domanda che egli rivolge a ciascuno di voi. Lo amate? Desiderate servirlo con il dono della vostra intera vita? Desiderate condurre altri a conoscerlo ed amarlo?”.

“Con Pietro abbiate il coraggio di rispondere: ‘Sì, Signore, tu sai che io ti amo’ e accogliete con cuore grato il magnifico compito che egli vi ha assegnato”, ha detto.

Precedentemente, l’Arcivescovo di Malta e Presidente della Conferenza Episcopale maltese, mons. Paul Cremona, O.P., aveva rivolto un indirizzo di saluto al Santo Padre, ricordando “il rapporto profondo tra il nostro popolo e la Chiesa cattolica a Malta”.

“La Chiesa cattolica – ha aggiunto – ha sempre contribuito molto al benessere della società maltese, ha sempre soddisfatto e soddisfa ancora le diverse esigenze della nostra società: dalle persone con disabilità, agli anziani, alle persone con problemi di tossicodipendenza, attraverso gli istituti per i bambini, per chi richiede asilo e anche alle vittime di violenza domestica, così come è molto presente nel settore educativo”.

Tuttavia, ha osservato, “oggi siamo alla ricerca soprattutto di una nuova evangelizzazione. La società è cambiata ed è una sfida per la Chiesa cattolica esaminare se stessa e i suoi metodi di evangelizzazione”.

“Sappiamo – ha continuato il presule – che alla luce di queste mutate condizioni non ci si può solo aggrappare al modello della Chiesa a cui siamo stati abituati per decenni dobbiamo ritornare alla Chiesa degli Atti degli Apostoli: una Chiesa incentrata attorno all’ascolto e alla condivisione della Parola e dell’Eucaristia”.

E ancora: “una Chiesa che vive un’esperienza personale di Cristo; una Chiesa i cui membri non sono spaventati dalla persecuzione ma continuano a testimoniare nell’amore gli insegnamenti del Signore”.

“Una Chiesa – ha continuato – che è passata dall’umiliazione di aver abbandonato il Signore nel momento della sua crocifissione all’umiltà della predicazione della Parola, basandosi sulla forza dello Spirito Santo piuttosto che sulla forza dei suoi membri”.

“Una Chiesa umile abbastanza – ha detto – da riconoscere gli errori e i peccati dei suoi membri ma abbastanza forte per contare sulla presenza dello Spirito Santo. Una Chiesa che non cerca privilegi ma si impegna con tutte le forze semplicemente a diffondere la buona novella del Signore”.</p>

Al termine del suo discorso, l’Arcivescovo ha consegnato al Santo Padre un dono: una copia d’argento in miniatura della statua del Cristo Re, opera dell’artista Antonio Sciortino, inaugurata in occasione del Congresso eucaristico svoltosi a Malta nel 1913. Da parte sua il Papa ha ricambiato donando due calici, uno per la diocesi di Malta e uno per quella di Gozo.

Sempre nella sua omelia, il Papa ha incoraggiato i fedeli maltesi a non ascoltare le tante voci che “cercano di persuaderci di mettere da parte la nostra fede in Dio e nella sua Chiesa” e di scegliere autonomamente “i valori e le credenze con i quali vivere”.

Richiamando la prima lettura della Messa odierna riguardante il naufragio di Paolo sulla costa di Malta, il Papa ha invitato i presenti a porre la loro fiducia solamente in Dio.

“Si è tentati di pensare che l’odierna tecnologia avanzata possa rispondere ad ogni nostro desiderio e salvarci dai pericoli che ci assalgono. Ma non è così”, ha osservato.

“In ogni momento della nostra vita dipendiamo interamente da Dio, nel quale viviamo, ci muoviamo ed abbiamo la nostra esistenza – ha aggiunto –. Solo lui può proteggerci dal male, solo lui può guidarci tra le tempeste della vita e solo lui può condurci ad un porto sicuro”.

“E’ la nostra relazione con il Signore che fornisce la chiave della nostra felicità e della nostra realizzazione umana – ha continuato –. Ed egli ci chiama ad una relazione di amore”, di un amore capace di “plasmare ogni aspetto della nostra predicazione ed insegnamento, della celebrazione dei sacramenti, e della nostra cura per il Popolo di Dio”.

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ZENIT Staff

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