di Mirko Testa
ROMA, mercoledì, 14 aprile 2010 (ZENIT.org).- All’origine della bufera mediatica che ha investito il Segretario di Stato del Papa, il Cardinale Tarcisio Bertone, c’è una semplificazione, spesso alimentata dai giornali, che porta a confondere la pedofilia con l’efebofilia.
Ne è convinto il prof. Tonino Cantelmi, che è Presidente dell’Associazione Italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici (AIPPC), e insegna Psicopatologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma.
In alcune dichiarazioni a ZENIT lo psicoterapeuta ha puntato il dito, in particolare, contro gli operatori dell’informazione: “La confusione che si è fatta nell’equiparare la pedofilia all’omosessualità, secondo me, è stata un po’ tirata da voi giornalisti”.
“Spesso si legge: prete accusato di pedofilia per aver molestato un ragazzino di 13 anni. Ma questa non è pedofilia!”, ha fatto notare.
“Sicuramente – ha aggiunto Cantelmi – il Cardinal Bertone si riferiva all’efebofilia, cioè all’attrazione sessuale verso adolescenti, di età quindi compresa tra gli 11 e i 17 anni”.
“E gli abusi commessi da membri del clero riguardano soprattutto minori post-puberali ed hanno come protagonisti persone omosessuali”, ha spiegato ancora.
“Per onestà dobbiamo dire che la pedofilia non c’entra nulla con l’omosessualità – ha proseguito –. La pedofilia è una malattia, una perversione grave che non è legata all’orientamento sessuale”.
Inoltre, ha continuato, “la causa della pedofilia non è il celibato. A scatenare la pedofilia è un disturbo della personalità che solitamente è di tipo narcisistico, maligno, legato a persone molto manipolatrici, dal profilo antisociale e sadico”.
Il prof. Tonino Cantelmi ha inoltre affermato che la comunità scientifica internazionale è unanime su questo punto: “non c’è nessuna prova che possa dimostrare che il celibato sia alla base della pedofilia. Il celibato non c’entra nulla”.
“Tant’è vero che, dei 10.000 pedofili attivi in Italia, la maggior parte è formata da eterosessuali e da persone che hanno famiglia”, ha poi osservato.