di Anita S. Bourdin
GERUSALEMME, martedì, 30 marzo 2010 (ZENIT.org).- Padre Michel Remaud, direttore dell’Istituto Cristiano di Studi Ebraici e Letteratura Ebraica (Istituto Albert Decourtray) di Gerusalemme, ha ricevuto il Premio dell’Amicizia Ebraico-Cristiana di Francia (AJCF).
Dopo Armand Abécassis nel 2009, l’8 marzo 2010 il Comitato Dirigente dell’Amicizia Ebraico-Cristiana di Francia ha scelto quest’anno padre Remaud.
Il Premio verrà consegnato a ottobre, in una data ancora da stabilire, alla presenza di numerose personalità ebraiche e cristiane.
Dal 1988, la AJCR conferisce un riconoscimento a una personalità, ebraica o cristiana, che abbia lavorato per il dialogo tra le due fedi.
Padre Remaud ha parlato con ZENIT delle sue prime reazioni e riflessioni al riguardo.
Come ha reagito alla notizia del conferimento di questo Premio a una persona come lei, sacerdote cattolico impegnato da tempo nello studio dell’ebraismo e nel dialogo?
P. Remaud: In primo luogo una sorpresa totale! Nessun indizio, nelle settimane o nei giorni precedenti, mi aveva messo la pulce nell’orecchio, e ho avuto bisogno di un po’ di tempo per riprendermi dopo essere stato informato della decisione dell’AJCF di concedermi il Premio.
Poi è subentrata la sensazione per cui il segno va molto al di là della persona che lo riceve. Il tono generale dei messaggi che mi giungono mostra che questa scelta è una buona notizia per coloro che hanno a cuore l’avvicinamento tra cristiani ed ebrei.
Quali crede che siano stati i motivi di questa scelta?
P. Remaud: Per ciò che posso interpretare, questa scelta conferma la necessità di un lavoro multiforme in questo ambito.
Illustra in primo luogo l’importanza di un lavoro di fondo per stabilire su basi teologiche solide una relazione rinnovata della Chiesa con il popolo ebraico, compito al quale ho cercato di apportare un contributo.
Bisogna anche far sì che i cristiani scoprano la parentela che unisce il Nuovo Testamento al suo punto di origine, e far comprendere loro che questa parentela letteraria è segno di un altro legame, di natura teologica, tra le nostre comunità.
Ciò presuppone ancora un grande lavoro di formazione e informazione…
P. Remaud: In effetti, in primo luogo o allo stesso tempo c’è tutto un lavoro di informazione per correggere le idee sbagliate, denunciare eventualmente le menzogne o le deformazioni dei fatti, far conoscere ciò che può portare i cristiani ad apprezzare meglio il mondo ebraico in generale e quello israeliano in particolare e portare alla luce, senza dissimulare in alcun modo la verità, ciò che può dare agli ebrei un’altra immagine rispetto a quella purtroppo troppo diffusa.
Le istruzioni di Roma sulla catechesi del 1975 e del 1984 non sembrano aver avuto grande effetto…
P. Remaud: Già nel 1973 una commissione episcopale francese ha scritto, nel suo documento dal titolo “L’atteggiamento dei cristiani nei confronti dell’ebraismo”: “L’ebreo merita la nostra attenzione e la nostra stima, spesso la nostra ammirazione, a volte la nostra critica amichevole e fraterna, ma sempre il nostro amore. Questo potrebbe essere ciò che è più mancato e quello in cui la coscienza cristiana è stata più colpevole”.
A tanti anni da questa dichiarazione, questo dovere di stabilire e mantenere la fiducia continua ad essere una priorità.
*******
Padre Michel Remaud è nato nel 1940. Membro della Congregazione dei Figli di Maria Immacolata (FMI), è stato ordinato sacerdote il 16 luglio 1966. Dopo aver ricoperto vari incarichi in Francia, dal 1985 vive in Israele. Ha insegnato all’Istituto Francese Albert Decourtray di Studi Ebraici a Gerusalemme e attualmente insegna all’Istituto Cristiano di Studi Ebraici e Letteratura Ebraica, del quale è direttore.