Card. Ruini: la Via Crucis, occasione per andare al cuore della fede

Commenta le meditazioni che ha scritto per la Via Crucis al Colosseo

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CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 30 marzo 2010 (ZENIT.org).- La Via Crucis al Colosseo del Venerdì Santo può essere un’occasione preziosa per aiutare i fedeli ad andare al cuore della fede, ha affermato il Cardinale Camillo Ruini, già presidente della Conferenza Episcopale Italiana.

I testi delle sue meditazioni per questo evento sono in libreria da questo martedì, stampati dalla Libreria Editrice Vaticana in 30.000 copie con illustrazioni che riproducono la Via Crucis della prima metà dell’800 di Joseph Führich situata nella Chiesa di San Giovanni Nepomuceno di Vienna (Austria).

Il porporato ha confidato alla “Radio Vaticana” e a “L’Osservatore Romano” le sue speranze per questo appuntamento fondamentale della Settimana Santa, che attraverso i collegamenti televisivi giunge in tutto il pianeta.

“Quando il Cardinale segretario di Stato mi ha chiesto di scrivere i testi della Via Crucis sono rimasto sorpreso e, spontaneamente, ho cercato di schermirmi: pensavo infatti di non essere la persona giusta per un simile compito”, ha confessato.

Ispirazione è poi giunta da una sinossi dei quattro Vangeli che usava assiduamente quando era studente di Teologia e dalla Costituzione Pastorale Gaudium et spes, nella quale si legge che “solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo”.

“La cosa più semplice era cercare di presentare che ciò che è accaduto nella Passione di Cristo è anche il significato di ciò che è accaduto, un significato che ha molti livelli di profondità”, ha spiegato il Cardinale.

A suo avviso, il messaggio centrale è che “in Gesù crocifisso vediamo il vero volto dell’uomo e anche il vero volto di Dio”.

“E’ nella sua Croce, e naturalmente nella Risurrezione – croce e Risurrezione alla fine sono inseparabili – che questo mistero del Verbo incarnato, il senso dell’Incarnazione di Cristo si rivela nella sua pienezza, e così noi veniamo rivelati a noi stessi”.

Al cuore della fede

La Via Crucis al Colosseo, ha aggiunto, “ha una grande importanza non solo perché tanti partecipano e perché è trasmessa in mondovisione, ma perché aiuta ad andare al cuore del mistero della Pasqua”.

“Penso che sia una grande occasione per aiutare queste persone a entrare più profondamente nel cuore della nostra fede, o a riscoprirla qualora se ne fossero allontanate”, ha riconosciuto.

Quest’anno, poi, si svolge in un momento di particolare sofferenza per via degli scandali sugli abusi sessuali che stanno sconvolgendo la Chiesa, “un momento di sofferenza anche per lo spirito col quale spesso viene posta all’attenzione: uno spirito non solo polemico, ma che vorrebbe sradicare la fiducia nella Chiesa – e io temo, alla fine, la fede Cristo, la fede in Dio, dal cuore degli uomini”.

“Ci sono due motivi di sofferenza che stanno insieme – ha ammesso -: sofferenza per le colpe dei figli della Chiesa, in particolare dei sacerdoti, e sofferenza per questa volontà ostile alla Chiesa”.

Il Vicario generale emerito per la Diocesi di Roma ha quindi affermato che “percorrendo con Gesù il cammino della croce, ciascuno di noi è chiamato a guardare in faccia con sincerità anzitutto i propri peccati”.

Giovanni Paolo II

Il ricordo che ha maggiormente accompagnato il Cardinal Ruini nella preparazione delle meditazioni per la Via Crucis è la figura di Giovanni Paolo II, che, “nelle ultime occasioni in cui ha potuto fare egli stesso il cammino dal Colosseo al Palatino, arrivato all’ultima parte di esso, cioè alla scala piuttosto disagiata che porta al Palatino, si aggrappava alla ringhiera con forza, sofferenza e tenacia, nella volontà di non rinunciare a seguire anche fisicamente il suo Signore”.

Allo stesso modo, il porporato porta con sé tanti altri ricordi, come “i volti delle persone accalcate lungo le transenne che delimitano il percorso della Via Crucis”, “visi di varia umanità e atteggiamenti assai diversificati, tuttavia ciascuno a suo modo mostrava di vivere un’esperienza che lo toccava dentro, di avvertire che la Via Crucis era una domanda rivolta anche a lui”.

“La mia speranza è che ciò che ho scritto possa non essere un ostacolo a questo desiderio, ma un piccolo aiuto a dare quella risposta personale che Gesù crocifisso aspetta da ognuno di noi”, ha concluso.

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ZENIT Staff

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