di Antonio Gaspari
ROMA, martedì, 30 marzo 2010 (ZENIT.org).- Roma è una delle città più ricche di opere d’arte del mondo. Purtroppo accade che la secolarizzazione e il relativismo facciano cadere nel dimenticatoio la storia e la bellezza di mirabili opere architettoniche e artistiche.
E’ quanto accaduto alla Basilica di Santa Maria del Popolo, uno dei più ricchi e prestigiosi monumenti di Roma, frutto dell’incontro fecondo tra la spiritualità dell’Ordine di Sant’Agostino, i committenti della “Roma dei Papi” e i più grandi geni dell’arte italiana.
Per rinnovare la conoscenza e far risplendere le bellezze di questa Basilica, l’Istituto Poligrafico della Stato ha pubblicato due monumentali volumi in cui si racconta la storia tra l’epoca antica e il XX secolo e vengono illustrati gli aspetti architettonici, la scultura e la pittura, con approfondimenti specifici intorno alla tavola della Madonna del Popolo, alla Cappella di Alderano Cybo, discendente da un ramo della famiglia di Papa Innocenzo VIII, realizzata dall’architetto Carlo Fontana, l’allievo prediletto di Bernini, e alle altre celeberrime opere d’arte di Pinturicchio, Caravaggio, Bernini etc.
Gli innumerevoli autori raccontano anche la storia dei restauri. L’intera opera l’opera in due volumi “Santa Maria del Popolo. Storia e restauri” è stata curata da Ilaria Miarelli Mariani e Maria Richiello.
Per cercare di riassumere le tante conoscenze contenute nei due volumi, ZENIT ha intervistato Maria Richiello, architetto e storico dell’architettura e restauro (ha scritto diverse pubblicazioni su Roma, Sant’Alessio all’Aventino, su San Bartolomeo all’Isola etc.).
La Richiello è stata diverse volte professore incaricato in Storia dell’Architettura presso la facoltà di ingegneria dell’Università di Tor Vergata, e al momento è professore incaricato presso la facoltà di architettura Ludovico Quaroni della “Sapienza” di Roma.
E’ inoltre consulente per il restauro per il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e attualmente sta conducendo una “ricerca” per la “Villa Mondragone a Frascati”, sede prestigiosa di rappresentanza dell’università di Tor Vergata
E’ vero che la chiesa è stata costruita in seguito alla demolizione del Mausoleo dei Domizi Enobarbi, la tomba dell’imperatore Nerone?
Richiello: Secondo Franco Astolfi, l’archeologo che si è occupato della parte archeologica sul lato destro della via Flaminia, nell’area dell’attuale piazza vi erano due sepolcri. Il primo, situato sul margine di una strada che saliva verso il Pincio, doveva essere in prossimità del moderno emiciclo della piazza, il secondo – di cui si conserva ancora parte della fondazione – era dietro l’abside di Santa Maria del Popolo, quasi a ridosso delle mura.
In epoca imprecisata (forse verso la metà del III secolo d. C.) il nucleo in cementizio di questa ultima tomba fu scavato per ricavare un ipogeo funerario, utilizzato anche dopo la costruzione delle mura Aureliane. In considerazione delle stesse origini della chiesa, è stata recentemente avanzata l’ipotesi che possa trattarsi del sepolcro dell’Imperatore Nerone, tradizionalmente indicato in questa zona e che le fonti letterarie sembrano però situare sull’alto del Pincio. Nella pianta di Leonardo Bufalini del 1551, il sepolcro viene indicato sia sulla piazza del Popolo che sul Pincio (Sepulchrum Familia Domiciorum).
Perchè è dedicata a Santa Maria del Popolo?
Richiello: Il nome risale alla sua fondazione. Nel 1099 viene costruita una cappella in onore della Vergine, promossa da Pasquale II e sostenuta con i proventi del popolo romano, per questo la cappella prese il nome di Santa Maria Populi Romani.
Tre giganti dell’arte come Bramante, Raffaello e Bernini sono intervenuti nella costruzione di questa chiesa. Può illustrarci quali sono stati gli interventi più significativi?
Richiello: Bramante si trovò a lavorare nel Coro tra il 1500-1503 su commissione di Alessandro VI e secondo C.L. Frommel più tardi su commissione di Giulio II (1505-1509). La cappella Chigi, la seconda a sinistra entrando in chiesa, è il risultato dell’ampliamento della prima Cappella quattrocentesca dedicata alla Madonna di Loreto. I lavori furono finanziati da Agostino Chigi il Magnifico, che il sultano di Costantinopoli chiamò “il più grande mercante della Cristianità”. Agostino la ottenne da Papa Giulio II nel 1507 e affidò il progetto e la decorazione a Raffaello Sanzio.
Nel rifare la Cappella Raffaello definì il disegno planimetrico e l’alzato ispirandosi alla crociera di San Pietro del Bramante. Un tecnica che all’epoca si usava fare, anche perchè sino ai primi del Novecento si facevano dei modelli al vero in scala. Per me la Cappella Chigi sta alla crociera di San Pietro come il Tempietto a San Pietro in Montorio alla cupola di San Pietro.
Bernini riconfigura la chiesa quattrocentesca adeguandola al gusto seicentesco su commissione di Alessandro VII. Interviene sulla volta della navata centrale con le sante in onore di Maria (tema mariano sempre presente in ogni epoca all’interno della chiesa) con piccole e raffinate modifiche in facciata e nei pavimenti con un intervento “leggero”. Non stravolge l’achitettura della chiesa quattrocentesca ma la adegua al gusto del suo tempo con rispetto verso il passato in un periodo in cui non ci si poneva il problema di demolire qualsiasi cosa fosse fatiscente.
Nel volume enciclopedico di cui lei è una curatrice, si racconta di tutto, dalla storia alle variazioni architettoniche, dai restauri alla cupola, e poi saggi sulle opere pittoriche, gli affreschi e le decorazioni scultoree. Quali sono le parti che lei considera rilevanti e innovative di questo volume?
Richiello: Il volume è un’opera integrale e tratta allo stesso modo le emergenze artistiche rispetto alle opere meno conosciute. E’ ricco di inediti per la scultura e la pittura. Individua differenti attribuzioni in architettura e illustra un parte totalmente inedita riguardante la cupola, la prima a Roma voltata dopo 1000 anni.
Sono sempre di più coloro che sostengono che la via privilegiata per giungere a Dio è quella della vellezza, la cosiddetta via Pulchritudinis. Ed in questa via Maria è la stella polare perchè “tota pulchra”, icona della bellezza. In questo contesto la Basilica di Santa Maria del Popolo riunisce Maria e la via della bellezza in un itinerario affascinante, una sorta di ponte tra Cielo e Terra. E’ un ipotesi plausibile?
Richiello: Assolutamente si, il tema mariano è presente in tutte le opere.
Qual è il fine e l’obiettivo di questo volume così bello?
Richiello: Quello di riunire degli studi specialistici. L’idea è quella di avere un unico edificio contenitore, un museo dell’arte, illustrato in un’unica opera che mancava. I due volumi sono arricchiti di 36 contributi differenti, organizzati secondo un progetto prestabilito e consequenziale.
Il risultato è eccellente tanto che il “Libro” sembra scritto da una sola persona. Il lettore non si perde anzi viene continuamente coinvolto. I due volumi dissetano chi ha sete di notizie. Si entra in un mondo di bellezze che nascono nel passato. Il passaggio che unisce i vari saggi e la storia della chiesa e dei restauri sono le committenze. Il fine è la conoscenza ma anche la sperimentazione mai avvenuta sinora nella storia dell’arte da parte di 36 studiosi.
A meno che non si parli di cataloghi di convegni, mai 36 studiosi hanno lavorato per lo stesso fine e per la stesso oggetto producendo un Libro dedicato a una chiesa fondamentale per lo studio dell’architettura e molto cara al popolo romano.