CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 24 marzo 2010 (ZENIT.org).- “Scoprire la vocazione all’amore” è il messaggio che Benedetto XVI ha lanciato ai partecipanti al X Forum Internazionale dei Giovani, in corso dal 24 al 28 marzo a Rocca di Papa (Roma) sul tema “Imparare ad amare”.
L’incontro, promosso dal Pontificio Consiglio per i Laici, vede riuniti rappresentanti di 90 Paesi dei cinque continenti e si inserisce nella serie dei Forum internazionali organizzati dalla Sezione Giovani del dicastero vaticano per offrire un’opportunità di confronto sui grandi temi della condizione giovanile nell’ottica della fede e in un’esperienza di autentica comunione ecclesiale.
Il punto di partenza di ogni riflessione sull’amore, spiega il Papa nel suo Messaggio, “è il mistero stesso di Dio, poiché il cuore della rivelazione cristiana è questo”. “Cristo, nella sua Passione, nel Suo dono totale, ci ha rivelato il volto di Dio che è Amore”.
Poiché Dio è amore e l’uomo è fatto a sua immagine, “l’identità profonda della persona”, “la sua vocazione” è proprio l’amore: “l’uomo è fatto per amare; la sua vita è pienamente realizzata solo se è vissuta nell’amore”.
Per questo motivo, il Pontefice ha esortato i giovani presenti al Forum “affinché cerchino con tutto il cuore di scoprire la loro vocazione all’amore, come persone e come battezzati”, perché “è questa la chiave di tutta l’esistenza”.
Diversità di forme
La vocazione all’amore, ha riconosciuto, prende forme differenti a seconda degli stati di vita.
“Nella sequela di Gesù, i sacerdoti danno la vita, affinché i fedeli possano vivere dell’amore di Cristo. Chiamate da Dio a donarsi interamente a Lui, con cuore indiviso, le persone consacrate nel celibato sono anche un segno eloquente dell’amore di Dio per il mondo e della vocazione ad amare Dio sopra ogni cosa”.
Il Papa ha anche sottolineato “la grandezza e la bellezza del Matrimonio”, ricordando che “la relazione tra l’uomo e la donna riflette l’amore divino in maniera del tutto speciale” e il vincolo coniugale assume dunque “una dignità immensa”.
“In un contesto culturale in cui molte persone considerano il Matrimonio come un contratto a tempo che si può infrangere, è di vitale importanza comprendere che il vero amore è fedele, dono di sé definitivo”, ha osservato.
L’evangelizzazione dei giovani
Benedetto XVI ha quindi chiesto ai giovani di “farsi testimoni presso i loro coetanei di ciò che hanno visto e ascoltato” nel Forum.
“Si tratta di una vera e propria responsabilità, per la quale la Chiesa conta su di loro. Essi hanno un ruolo importante da svolgere nell’evangelizzazione dei giovani dei loro Paesi, affinché rispondano con gioia e fedeltà al comandamento di Cristo: ‘che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi’”.
In questo contesto e “invitando i giovani a perseverare sulla via della carità nella sequela di Cristo”, ha dato loro appuntamento per domenica prossima in Piazza San Pietro, dove si svolgerà la solenne celebrazione della Domenica delle Palme e della XXV Giornata Mondiale della Gioventù.
Recuperare il concetto di amore
Nel suo intervento introduttivo al Forum, il Cardinale Stanisław Ryłko, Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, ha ricordato che “amare e sapersi amati è questione d’importanza vitale per ogni persona umana – uomo o donna –, a prescindere dall’età, dallo stato di vita, dalla condizione sociale”.
“Trattare di quest’argomento ai nostri giorni, in un mondo che dell’amore sembra essere la negazione, non è facile”, ha riconosciuto, constatando che “l’uomo postmoderno, che pare non aver più nozione dei valori fondamentali dell’esistenza umana, ha svuotato del suo reale significato il concetto stesso di amore”.
Secondo il porporato, dopo gli “effetti devastanti della ‘rivoluzione sessuale’ degli anni Sessanta e Settanta”, “che ha sottratto quasi totalmente la sessualità umana alla sfera etica, riducendo l’amore al sesso e il sesso a mero oggetto di piacere e di consumo usa e getta”, e “la diffusione massiva dei contraccettivi”, che “ha reciso nettamente il legame tra sessualità, affettività e procreazione, alimentando una mentalità ostile alla vita”, “si è arrivati a una spaventosa immaturità affettiva, alla banalizzazione del sesso e alla sua pericolosa regressione agli stadi infantili e pre-adolescenziali”.
Allo stesso modo, “è stata delusa anche la promessa di libertà (l’amore libero!), tanto sbandierata dai fautori della ‘rivoluzione sessuale’”, e quello che negli anni Sessanta fu “rivoluzione”, nella cultura postmoderna di oggi è diventato “normalità”.
Imparare l’amore
Di fronte a tutto ciò, il Cardinale ha sottolineato la necessità di “imparare ad amare”, dove l’apprendimento richiama l’esortazione di Benedetto XVI a far fronte a un’“emergenza educativa” sempre più impellente.
Imparare ad amare, ha ammesso, è “un cammino esigente, che richiede capacità di sacrificio e di rinuncia, trama segreta del nostro amore per l’altro”.
Specialmente oggi, ha aggiunto, è poi “urgente riscoprire il valore e la bellezza della castità, ormai ridicolizzata e disprezzata come insensato residuo di tempi gretti e lontani”.
“Il nostro modo di amare deve crescere”, ha segnalato. “È un cammino impegnativo, da riprendere ogni giorno, per tutta la vita. Ma intraprenderlo vale la pena, perché è il solo che dà senso e valore alla nostra esistenza”.
La frammentazione dell’io
Nel suo intervento, invece, lo psicologo francese mons. Tony Anatrella, consultore del Pontificio Consiglio per la Famiglia, ha approfondito le cause della frammentazione dell’io nella società contemporanea e i rischi di una vita vissuta con superficialità, come vetrina.
“Esporre e mettere la propria vita su Internet nella speranza di generare rapporti di amicizia, non è impegnarsi concretamente per conoscere, approfondire i rapporti e cercare Dio”, ha detto.
“Volere l’amore in esilio dal proprio corpo è un’illusione”, ha detto aggiungendo poi che “la parola di Dio si è incarnata nella persona di Cristo, che è venuto a salvarci da queste illusioni. Attraverso la sua risurrezione si scopre il significato del corpo e si rivela la nostra dignità”.