La stampa e la lettera del Papa sugli abusi sessuali

“Senza precedenti”, concordano quotidiani di varie tendenze

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di Jesús Colina

CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 23 marzo 2010 (ZENIT.org).- Favorevoli, contrari o internamente divisi, i mezzi di comunicazione di tutto il mondo hanno accolto la Lettera pastorale di Benedetto XVI ai cattolici d’Irlanda come un documento “senza precedenti”, non solo perché è il primo dedicato da un Papa alla questione, ma anche per il dolore con cui è scritto.

L’interesse ha superato ampiamente le coste irlandesi, come ha dimostrato il fatto che pochi minuti dopo la pubblicazione in Vaticano, a mezzogiorno del 20 marzo, il testo si poteva già leggere sulle pagine web di quotidiani come Süddeutsche Zeitung, The New York Times, Le Monde, The Telegraph, El Mundo, Le Figaro, El Universal, Los Angeles Times, The Washington Post o El País.

I primi titoli si sono concentrati sulla richiesta di perdono che il Pontefice rivolge a nome della Chiesa alle vittime degli abusi commessi dai chierici: “Avete sofferto tremendamente e io ne sono veramente dispiaciuto. So che nulla può cancellare il male che avete sopportato. È stata tradita la vostra fiducia, e la vostra dignità è stata violata”.

Risposte delle vittime

Dopo la presentazione del documento, i primi commenti pubblicati dai media si sono concentrati sulle dichiarazioni delle associazioni delle vittime di abusi sessuali da parte di sacerdoti, con divergenze d’opinione.

Tra le critiche, spiccano ad esempio il commento di Maeve Lewis, direttore esecutivo di One in Four, e il comunicato diffuso sabato stesso alle redazioni dalla Survivors Network of those Abused by Priests (SNAP).

In particolare, la nota critica duramente e con ironia il fatto che la lettera di Benedetto XVI non prenda misure concrete per affrontare gli scandali, principalmente il fatto che non si esiga la rinuncia di altre persone che hanno potuto in qualche modo essere coinvolte nei fatti. Critiche simili sono state esposte da altre associazioni di vittime, spesso con toni duri.

A questo aveva risposto padre Federico Lombardi S.I., direttore della Sala Stampa della Santa Sede, nella presentazione del documento ai giornalisti, spiegando che la lettera è un documento pastorale e quindi non affronta misure amministrative e giuridiche, come la possibile rinuncia di altri Vescovi irlandesi. Queste decisioni, ad ogni modo, spettano al Pontefice e agli interessati.

A volte queste stesse associazioni riconoscono di non comprendere la portata di uno degli annunci che il Papa fa nella lettera perché si toccano questioni tecniche di Diritto Canonico: la convocazione di una visita apostolica nelle Diocesi irlandesi, così come nei seminari e nelle Congregazioni religiose, con l’aiuto di esponenti della Curia Romana.

Lo stesso Papa comprende nel documento la difficoltà che rappresenta per le vittime di questi abusi accettare le sue parole: “È comprensibile che voi troviate difficile perdonare o essere riconciliati con la Chiesa. A suo nome esprimo apertamente la vergogna e il rimorso che tutti proviamo”.

Dal canto suo, la Irish Survivors of Child Abuse Organisation (Irish-SOCA) ha considerato che la lettera contiene “un riconoscimento evidente del fatto che la Chiesa in Irlanda ha peccato nel modo più grave contro i giovani per molti decenni”.

Il portavoce vaticano, nella sua presentazione ai giornalisti, ha risposto anche alla critica lanciata dai giornali tedeschi che si aspettavano allusioni da parte del Papa alla situazione del loro Paese. Ogni Stato, ha affermato padre Lombardi, ha i propri elementi specifici. Il Santo Padre deciderà quando e come intervenire nel caso della sua patria, ha aggiunto.

Colpevoli davanti a Dio e ai tribunali

L’altro passaggio molto citato dai quotidiani e dalle vittime, in particolare dall’Irish-SOCA, è quello rivolto “ai sacerdoti e ai religiosi che hanno abusato dei ragazzi”: “Avete tradito la fiducia riposta in voi da giovani innocenti e dai loro genitori. Dovete rispondere di ciò davanti a Dio onnipotente, come pure davanti a tribunali debitamente costituiti”.

Sottolineando questi fatti, i media hanno insistito sul fatto che per la Chiesa non è mai possibile accettare l’insabbiamento. “La giustizia di Dio esige che rendiamo conto delle nostre azioni senza nascondere nulla – chiede il Papa ai chierici che si sono macchiati di questi crimini -. Riconoscete apertamente la vostra colpa, sottomettetevi alle esigenze della giustizia”.

Per questa ragione, uno dei titoli più comuni per illustrare la lettera è stato “I sacerdoti pedofili devono rispondere davanti a Dio e ai tribunali”.

Lettera senza precedenti

Ad ogni modo, c’è qualcosa in cui il Papa è riuscito a mettere d’accordo le associazioni delle vittime e la stampa in generale: le “scuse senza precedenti” che appaiono in una lettera dal tono sincero e umile.

“Non posso che condividere lo sgomento e il senso di tradimento che molti di voi hanno sperimentato al venire a conoscenza di questi atti peccaminosi e criminali e del modo in cui le autorità della Chiesa in Irlanda li hanno affrontati”, riconosce Benedetto XVI nel messaggio.

“Il Papa prova ‘vergogna’ davanti ai casi di pederastia”, è stato il titolo di alcuni quotidiani.

La penitenza, aspetto trascurato dai giornali

Curiosamente, molti media hanno messo da parte la prima misura adottata dal Papa, del tutto eccezionale per un documento con queste caratteristiche: la penitenza comunitaria che propone alla Chiesa in Irlanda.

Il Pontefice invita infatti i cattolici irlandesi a “dedicare le vostre penitenze del venerdì, per un intero anno, da ora fino alla Pasqua del 2011”, “per ottenere la grazia della guarigione e del rinnovamento per la Chiesa in Irlanda”.

Non hanno trovato molto spazio neanche il passaggio in cui il Vescovo di Roma esorta “a riscoprire il sacramento della Riconciliazione” e l’adorazione eucaristica o quello in cui convoca “una Missione a livello nazionale per tutti i Vescovi, i sacerdoti e i religiosi”.

Il fatto di aver trascurato questi passaggi ha portato i media a tralasciare la frase centrale del messaggio di fronte al futuro: “Sono fiducioso che questo programma porterà ad una rinascita della Chiesa in Irlanda nella pienezza della verità stessa di Dio, poiché è la verità che ci rende liberi”.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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