ROMA, martedì, 23 marzo 2010 (ZENIT.org).- E’ stata presentata questo lunedì a Roma una Cattedra che prende ispirazione dalla Dichiarazione Universale dell’UNESCO sulla bioetica e i diritti del’uomo e che intende dare impulso allo studio approfondito e al confronto aperto sui dilemmi suscitati dal rapido processo di globalizzazione della scienza, delle biotecnologie, dell’informazione e della comunicazione.
Si tratta della Cattedra UNESCO di Bioetica e Diritti Umani stabilita grazie alla firma di un accordo tra l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura – UNESCO – con l’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum” e l’Università Europea di Roma
La Cattedra mira a promuove un ampio interscambio di idee e la condivisione di esperienze diverse attraverso il dialogo tra le istituzioni di educazione superiore di diversi paesi, specialmente dei paesi in via di sviluppo.
Durante la presentazione avvenuta presso l’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum”, il Rettore, padre Pedro Barrajón, L.C., ha richiamato quanto scritto da Benedetto XVI nella recente Enciclica Caritas in Veritate in cui invoca “una nuova sintesi umanistica” che promuova un “orientamento culturale personalista e comunitario aperto alla trascendenza” perché “la ragione senza la fede è destinata a perdersi nell´illusione della propria onnipotenza”.
A questo proposito, ha spiegato il sacerdote, “la riflessione sui diritti dell’uomo alla luce dei valori universali e del diritto naturale e la conoscenza del perenne insegnamento della Chiesa al riguardo sarà senz’altro una fonte di arricchimento delle iniziative che promuoverà la Cattedra UNESCO di Bioetica e Diritti Umani”.
“Mettere al centro l’uomo è compito pure dell’Università che è universale come sono universali i diritti umani”, ha quindi concluso.
Nel suo intervento padre Paolo Scarafoni, L.C, Rettore dell’Università Europea di Roma, ha invece sottolineato che “nelle circostanze attuali di globalizzazione il problema dello sviluppo integrale di ogni uomo e dell’intera famiglia umana si presenta come un grande obiettivo ancora da raggiungere”.
“Tra i problemi più grandi abbiamo la necessità di ripensare i modelli economici che non sono accettati dalla maggioranza della popolazione mondiale; la relazione non chiarita e non risolta fra scienza-tecnologie e corpo umano-vita umana”, ha sottolineato.
Oggi, ha proseguito padre Scarafoni, “nel mondo della globalizzazione, si sono sviluppate condizioni economiche, sociali e politiche, e il dilagare della criminalità in forme nuove, che impediscono a molti popoli e a molte persone singole, di godere dei diritti umani a pieno titolo, condannandoli ad una vita di sottosviluppo”.
Per garantire i diritti umani fondamentali a tutti gli uomini, ha continuato, occorre “pensare anche ad un governo mondiale che abbracci veramente tutto il pianeta, e che allo stesso tempo applichi la sussidiarietà, specialmente nel modo di realizzare i programmi si solidarietà”.
Inoltre, ha affermato il sacerdote, “c’è bisogno di approfondire i fondamenti dei diritti umani sul diritto naturale e sulla natura umana, quella grammatica ideata direttamente da Dio e riconoscibile da parte di tutti gli uomini; c’è anche bisogno di considerare l’apporto delle religioni ai diritti umani, senza le quali sarà impossibile impiantarli; e specialmente del cristianesimo, che si distingue da ogni altra religione per la dimensione universale contenuta nell’annuncio evangelico di Dio che si impegna in prima persona per un pieno sviluppo di ogni uomo e di tutto l’uomo.
Ma soprattutto, ha tenuto a sottolineare, “c’è bisogno di formare le coscienze delle nuove generazioni, specialmente di coloro che sono chiamati a dirigere la società civile nel campo politico, economico, culturale, educativo” e la Cattedra UNESCO è da questo punto di vista “uno strumento molto importante”.
Nel prendere la parola, successivamente, il prof. Alberto García, Direttore della Cattedra UNESCO di Bioetica e Diritti Umani, ha spiegato che ci si occuperà per esempio di “’Bioetica, multiculturalismo e religione’ creando una comunità universitaria all’interno della quale esperti di bioetica provenienti delle diverse tradizioni culturali e religiose si incontrano per studiare e dialogare sulle questioni di bioetica alla luce dei diritti umani e dei correlativi doveri”.
“Nello spirito del progetto – ha detto – sta il rispetto della diversità che comunque si rende conto delle enormi convergenze che esistono tra le diverse tradizioni culturali e cerca più quello che abbiamo in comune di quello che ci separa”.
“Nell’ambito della ‘Neurobioetica’ – ha poi continuato – cerchiamo di approfondire le implicazioni delle neuroscience e le applicazioni tecnologiche che comportano interventi sul cervello umano. Ci occupiamo di tematiche come la coscienza e la dignità umana, l’approccio personalista al rapporto corpo e mente, le questioni che riguardano il comportamento umano e la responsabilità e finalmente l’etica delle neuroscienze sperimentali”.
Questo perché, ha concluso, “la protezione della vita, dell’identità, dell’integrità psichica, della libertà delle persone, in quanto diritti fondamentali, devono essere alla base delle decisioni che si prendono sia nella fase di ricerca scientifica sia in quella dell’applicazione clinica”.