di Patricia Navas
TANGERI, venerdì, 19 marzo 2010 (ZENIT.org).- Un religioso francescano di nazionalità egiziana è tra le decine di cristiani espulsi dal Marocco in questo mese di marzo.
Il Vescovado di Tangeri, la Diocesi dalla quale è stato espulso, ha chiesto le ragioni del provvedimento alle autorità marocchine, ma non ha ancora ricevuto alcuna risposta, ha spiegato a ZENIT il Vescovo, monsignor Santiago Agrelo, anch’egli francescano.
Il religioso è stato arrestato dalla polizia domenica 7 marzo. E’ stato poi portato in aereo in Egitto. Era in Marocco da quasi due anni; aveva fatto la professione religiosa, anche se non aveva ancora concluso il periodo di formazione.
Il suo arresto ha avuto luogo durante il Vertice che l’Unione Europea e il Marocco hanno celebrato nel fine settimana nella città spagnola di Granada.
“Credo che da questa Diocesi di Tangeri non sia stato mai espulso nessuno per motivi religiosi”, ha dichiarato monsignor Agrelo, che al momento dell’arresto era in Spagna.
Il Vescovo ritiene che nella Diocesi ci siano 2.000-2.500 cattolici su oltre 4 milioni di abitanti.
Riconosce che non è possibile censire questa comunità di stranieri – solo i musulmani possono essere marocchini –, caratterizzata dalla mobilità.
L’arresto del giovane cattolico si unisce a quello di decine di cristiani espulsi dal Marocco in questo mese nel contesto della “lotta che le autorità marocchine mettono in atto contro i tentativi di diffusione del credo evangelico, destinato a scuotere la fede dei musulmani”, riferisce l’agenzia ufficiale Maghreb Arab Press.
Presenza storica
La presenza francescana nel Paese risale al 1219, quando furono martirizzati a Marrakech i primi francescani.
Durante il Medioevo i religiosi rimasero, con periodi di assenza, assistendo piccole comunità cristiane e i commercianti europei.
Dal 1630, quando il beato Juan de Prado rifondò la missione, i francescani si dedicarono ad assistere i cristiani prigionieri e li accompagnarono condividendone la vita e la prigionia, rafforzandoli nella fede e riscattandoli con le elemosine che ottenevano in Spagna.
Nel 1861 padre José Lerchundi fu destinato alle missioni del Marocco, e dopo un periodo di crisi realizzò la terza rifondazione. I francescani assistevano le sempre più numerose comunità cristiane, crearono scuole, fondarono ospedali e si dedicarono alla modernizzazione del Paese.
Il religioso espulso questo mese dal Marocco era uno degli otto francescani della Diocesi, che insieme a quelli che vivono in altre città del Marocco sono riconosciuti nel Paese per il loro servizio.
“L’amore ci rende liberi”
“Qui lavoriamo con i poveri come cristiani; tutti ci identificano come cristiani, conoscono il nostro lavoro – ha dichiarato monsignor Agrelo –. Credo che lo rispettino molto, e questo è il nostro modo di evangelizzare”.
Per il Vescovo di Tangeri, “le parole ‘forti’ non servono a nulla, né qui né in alcun luogo; ciò che serve è la carità, è l’amore… con libertà: questo ci rende liberi, forti e cristiani”.
“Desidero che tutte le persone abbiano libertà di coscienza e libertà religiosa”, ha aggiunto, sottolineando che “è una questione molto importante, che spetta al Governo”.
Rispetto delle leggi
A Rabat, l’Arcivescovo cattolico monsignor Vincent Landel e il pastore evangelico Jean Luc Blanc hanno diffuso un comunicato di fronte alle notizie degli ultimi mesi sull’espulsione dei cristiani stranieri di varie nazionalità “con l’accusa di proselitismo o di altre questioni che ignoriamo”.
“Abbiamo sempre potuto esercitare la nostra responsabilità, in virtù della libertà di culto riconosciuta agli stranieri cristiani”, afferma il testo, del 10 marzo.
“La nostra responsabilità è aiutare i nostri fratelli cristiani a incontrare i loro fratelli musulmani, imparando a conoscerli, rispettarli e amarli, senza alcun desiderio di proselitismo”, si legge.
“Il nostro unico obiettivo è partecipare alla costruzione di un Marocco in cui i musulmani, gli ebrei e i cristiani siano felici di condividere la responsabilità di edificare un Paese in cui si possano vivere giustizia, pace e riconciliazione”.
Essere cattolici in Marocco
La minoranza cattolica del Marocco ha riconosciuta la libertà di culto, ma non quella di coscienza e religione, per cui catechizzare o accogliere nella comunità cristiana un musulmano viola le leggi.
In Marocco, a differenza di altri Paesi musulmani, la Chiesa cattolica gode di uno status speciale concesso dal “Dahir Royal” di re Hassan II nel 1983, ricorda Fides.
Questo status le permette di esercitare pubblicamente e liberamente le proprie attività, soprattutto quelle relative al culto, al magistero e alla giurisdizione interna, alla beneficenza e all’insegnamento religioso dei suoi membri.
Non esiste una struttura nazionale dell’episcopato cattolico: la Conferenza Episcopale Regionale dell’Africa del Nord (CERNA), che riunisce Algeria, Tunisia, Libia e Marocco, agisce come Conferenza Nazionale.
La CERNA, che ha sede in Algeria, dipende dalla Congregazione per i Vescovi, mentre le due Diocesi del Marocco – Tangeri e Rabat – e la Prefettura Apostolica del Sahara Occidentale dipendono dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.
[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]