Al via “la migrazione delle immagini. Oriente Occidente”

Una rassegna culturale che verrà inaugurata il 31 marzo a Venezia

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di Chiara Santomiero

ROMA, venerdì, 19 marzo 2010 (ZENIT.org).- Prenderà il via il prossimo 31 marzo, a Venezia, la rassegna culturale “La migrazione delle immagini. Oriente Occidente” che presenta un programma di ricerca sui santi Pietro e Marco, nato per riscoprire le figure dell’apostolo e dell’evangelista, i rapporti tra Roma e Venezia e il legame con le tradizioni iconografiche del Mediterraneo orientale e di ambito russo.

La rassegna prevede una serie di appuntamenti che coinvolgono oltre alle città di Roma e Venezia, anche Aquileia, Vicenza e Zara, in Croazia.

“In questi eventi – spiega Letizia Caselli, docente presso l’università IUAV di Venezia e responsabile scientifico della rassegna – saranno proposte e discusse alcune questioni in chiave biblica, antropologica, archeologica, storica, storico-artistica e teatrale”.

Se, infatti, alcuni aspetti relativi a Pietro e Marco, spesso raffigurati insieme nella tradizione artistica e iconografica d’Oriente e d’Occidente, sono certi, altri – soprattutto relativamente alla diffusione del loro culto – costituiscono, secondo Caselli “un vero e proprio ‘giallo’ religioso, storico e anche archeologico”.

“Certamente tra i due santi sono esistite relazioni strette – ha affermato il card. Albert Vanhoye, presidente onorario della società internazionale per lo studio della retorica biblica e semitica, intervenendo alla conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa svoltasi a Roma nei giorni scorsi -. Nella sua prima lettera, Pietro presenta Marco come suo figlio e quando fu liberato dalla prigione, andò a stare a casa della madre di Marco. L’evangelista, a sua volta, ha riferito le catechesi di Pietro con grande spontaneità e attenzione ai particolari concreti”.

“S. Marco – ha aggiunto p. Philippe Luisier, docente di lingua e letteratura copta al Pontificio Istituto orientale di Roma – è stato inviato da Pietro ad Alessandria ed ancora oggi il Patriarca ortodosso copto di Alessandria, che è al Cairo, porta il titolo della predicazione di S. Marco”.

Anche le reliquie di S. Marco “giungono certamente da Alessandria ma non sappiamo dove fosse conservato il corpo. La tradizione copta afferma, inoltre, che la testa di S. Marco sia rimasta ad Alessandria dove era grandemente venerata e aveva un ruolo importante nell’insediamento dei nuovi patriarchi ortodossi copti che dovevano toccarla”.

In maniera opposta si esprime la “Translatio Marci evangelistae Venetias” che racconta la traslazione delle reliquie di S. Marco a Venezia. “Si sottolinea – ha affermato Emanuela Colombi, docente di storia del cristianesimo antico e medioevale all’Università di Udine – che il corpo è integro, all’interno di una narrazione ricca di dettagli concreti, come il famoso espediente da parte dei mercanti di rivestire il corpo del santo di carne di maiale in modo da evitare il controllo dei Saraceni, così come la presenza di avvenimenti miracolosi quale la sensazione per chi lo trasporta che il corpo sia ‘ora lieve e ora pesante’, che nel sistema delle attese del lettore medievale sono tutti vissuti come avvenimenti storici e degni di credibilità”.

Ma “come per tutti i testi che sono mezzi di informazione bisogna chiedersi: chi ha voluto che fossero scritte queste cose? Perché? Quando?”, ha aggiunto la Colombi.

Infatti, ha spiegato, non si è certi “che il testo sia stato scritto subito dopo gli avvenimenti che narra, avvenuti nell’828, né che avesse da subito la forma che è giunta sino a noi né che il culto di san Marco sia stato avvertito subito e da tutti come fondante l’identità veneziana”.

E’ un fatto che “fino all’XI secolo a Venezia nessuno porta il nome di Marco e non ci sono vie o chiese a lui dedicate mentre nel 974 l’imperatore Ottone II ha concesso dei privilegi alla chiesa di Grado in quanto custode dei corpi dei santi Marco ed Ermagora, il primo vescovo di Aquileia, consacrato vescovo – secondo una leggenda – proprio da S. Marco, inviato da Pietro ad evangelizzare il nord dell’Italia”.

“Solo la collaborazione interdisciplinare dello storico con l’archeologo, con il filologo, il paleografo, con lo storico dell’arte e dell’iconografia – ha concluso la Colombi – può fornire la chiave per leggere le testimonianze del nostro passato”.

“Il programma di ricerca che produce la rassegna ‘La migrazione delle immagini. Oriente Occidente’ – ha ricordato Letizia Caselli – coinvolge trenta studiosi e 14 istituzioni universitarie ed è completamente auto sostenuto per testimoniare la centralità della cultura come strumento di dialogo tra popoli e tradizioni diverse”.

L’obiettivo è “porgere una riflessione che parta dal livello alto della ricerca universitaria ma sia capace di coinvolgere un pubblico più vasto, soprattutto di giovani, suscitando curiosità capaci di essere variamente declinate”.

All’appuntamento di Venezia, presso l’Ateneo Veneto, dedicato all’approfondimento storico e a una lettura teatrale tratta dalla “Translatio Marci evangelistae Venetias”, seguirà l’incontro di studio “San Pietro e San Marco. Aspetti, luoghi della santità e della agiografia tra Oriente e Occidente” che si terrà presso l’Istituto Patristico Augustinianum di Roma il prossimo 29 aprile.

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ZENIT Staff

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