La Santa Sede esorta a combattere la piaga del turismo sessuale

Monsignor Marchetto interviene sul turismo a Norcia

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di Roberta Sciamplicotti

ROMA, giovedì, 18 marzo 2010 (ZENIT.org).- Combattere la piaga del turismo sessuale e adoperarsi per il recupero fisico e psicologico delle vittime è uno degli obiettivi della Pastorale del Turismo, settore che sta acquisendo un’importanza sempre maggiore con l’aumento del fenomeno turistico.

Lo ricorda l’Arcivescovo Agostino Marchetto nel testo dell’intervento sul tema “In onore di San Benedetto. Il turismo oggi e la sua pastorale”, preparato per un incontro a Norcia il 20 marzo.

Il presule, Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, spiega che la “pratica scellerata” del turismo sessuale è “sempre più estesa anche per la vasta e facile diffusione che le consente la rete, nuova via per evitare censura sociale e sanzioni legali”.

Un elemento determinante di questo fenomeno è “la povertà, seguita da carenza di educazione e di opportunità lavorative”, rileva, sottolineando come contino anche “la scarsa considerazione in cui sono tenute le donne e la mancanza di consapevolezza da parte loro”.

Il dramma del turismo sessuale, dichiara, si è ampliato con il tempo a causa “dell’urbanizzazione, delle migrazioni, della diffusione di mentalità materialistiche, del deterioramento di sistemi sociali tradizionali, della perdita di dignità della sessualità o a causa di consumismo e avidità”.

Si sono formate così “nuove sacche di sfruttati quali sono i ragazzi e i bambini di strada e le vittime della tratta di esseri umani, persone già duramente colpite nella loro condizione umana e sociale”.

Di fronte a ciò, osserva il presule, bisogna “affrontare il problema a partire dalla nostra fede, che ci rivela la radice del peccato che cresce nel cuore dell’uomo, che ha assolutamente bisogno della grazia di Cristo per purificarsi e convertirsi”.

“Dobbiamo rivolgere, pertanto, un’attenzione pastorale più determinata verso i turisti, nei Paesi di origine, per conoscere i motivi che li spingono a questi comportamenti, per far comprendere loro la gravità del delitto che commettono, per cercare di convincerli, con tutti i mezzi a nostra disposizione, affinché rinuncino alle loro intenzioni e cambino il loro comportamento”.

Allo stesso modo, le autorità governative “devono comprendere che è nell’interesse stesso del Paese non consentire la pratica e la diffusione di un simile turismo, che non è ‘sostenibile’ e discredita il Paese”.

La Chiesa, attraverso le Diocesi, le parrocchie, gli operatori pastorali e le associazioni, “si prodiga in favore di quanti subiscono abusi per offrire loro assistenza giuridica, terapia e reinserimento nella società e anche nella comunità dei fedeli nel caso di cristiani”.

Turismo come risorsa

Come ricorda Benedetto XVI nella sua Enciclica sociale Caritas in Veritate, a patto che gli aspetti economici “si combinino con quelli culturali, primo fra tutti l’educativo”, il fenomeno del turismo internazionale “può costituire un notevole fattore di sviluppo economico e di crescita culturale”.

L’esperienza di San Benedetto, afferma monsignor Marchetto, si inserisce bene in questo contesto, visto che insieme ai suoi discepoli è stato, “nelle radici dell’Europa, fattore di cultura, di educazione, di unità”.

Se ben gestito, il turismo “può avere valenza economica significativa per generare sviluppo e combattere la povertà, soprattutto creando impieghi per una fascia vasta e differenziata di popolazione, e conservando il lavoro artigianale locale”.

Perché ciò avvenga, tuttavia, bisogna applicare “principi etici” alle attività economiche turistiche.

A questo proposito, il presule sottolinea tre tipologie di turismo, iniziando da quello sostenibile, che “mira a che lo sviluppo economico dell’attività turistica rispetti le condizioni e perfino i limiti dettati dall’ambiente circostante”. “E quale osmosi con l’ambiente si può costatare nei monasteri benedettini!”, segnala.

“Il turismo sociale, a sua volta, combatte le discriminazioni fra le persone promuovendo l’uguaglianza tra di esse e facilitando la partecipazione delle fasce più deboli della popolazione allo svago, ai viaggi e alle vacanze annuali retribuite”.

“Il turismo solidale, poi, nel segno della solidarietà (uno dei concetti portanti della Caritas in veritate), offre pacchetti vacanza destinati a progetti di sviluppo, e mira a responsabilizzare i viaggiatori nei riguardi delle persone meno favorite, suggerendo gesti concreti di fraterna condivisione nella carità”.

Monsignor Marchetto ricorda quindi l’importanza della Pastorale del Turismo, che esprime l'”impegno ecclesiale costante di far sentire sempre più la materna presenza della Chiesa nell’importante ambito del turismo”.

Spetta – oltre che ai Governi – anche alla Chiesa, “con la sua presenza vigile e caritatevole”, “far sì che i diritti delle persone siano sempre anteposti al profitto e che sia accessibile a tutti fruire dei beni della natura, della cultura, dell’arte”.

Per i cristiani, oltre a un momento di svago, il turismo deve essere infatti un “tempo di ammirazione e riconoscimento dell’opera di Dio, creatore di tutte le cose, nella storia della salvezza”.

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ZENIT Staff

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