ROMA, martedì, 9 marzo 2010 (ZENIT.org).- La questione delle migrazioni in Europa richiede una risposta congiunta da parte di tutti i cristiani le cui direttrici devono essere la giustizia e il rispetto della dignità umana. E’ quanto ha detto questo lunedì il Cardinale Péter Erdo, Arcivescovo di Esztergom-Budapest e Primate d’Ungheria, nell’inaugurare un incontro in corso a Istanbul (Turchia).
La capitale europea della cultura 2010 ospita, infatti, fino all’11 marzo l’incontro annuale del Comitato congiunto della Conferenza delle Chiese Europee (KEK) e del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE) che si svolge su invito del Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, che questo martedì ha ricevuto in udienza i partecipanti.
Al centro dei lavori assembleari le attività, le esperienze e i progetti delle Chiese e Conferenze episcopali nel campo delle migrazioni e un dibattito sui temi di attualità presso le istituzioni europee.
ll tema delle migrazioni è stato scelto in occasione dell’anno delle Chiese europee che rispondono alle migrazioni promosso dalla KEK per il 2010. L’obiettivo dell’anno è di promuovere la visibilità dell’impegno delle Chiese a favore degli stranieri, in risposta al messaggio della Bibbia, e di promuovere una politica di integrazione dei migranti attraverso il lavoro per e con i migranti stessi, i rifugiati e le minoranze etniche a livello europeo e nazionale.
Nel suo discorso introduttivo il Cardinale Péter Erdo ha posto da subito l’accento sulla sfida che accomuna tutti i cristiani del Vecchio Continente e cioè quella di “rendere testimonianza con parola esplicita e con vita attiva e coerente del Cristo crocifisso e risorto che è e sarà sempre fonte di forza, gioia, felicità e salvezza per tutti gli uomini e quindi anche per tutta l’Europa”.
Ma oltre ad accompagnare tutti nel cammino verso Dio, ha continuato, la Chiesa deve essere anche “un aiuto per lo sviluppo umano e per la promozione della giustizia”. Specialmente nei confronti di quelle persone costrette a emigrare non solo a causa di guerre e discriminazioni, ma anche “per motivi prevalentemente economici”, conseguenze spesso “dell’egoismo sfrenato di gruppi economici internazionali e dell’attività dei loro complici all’interno dei singoli paesi”.
Quindi, ha aggiunto, “deve essere riconosciuto ovunque la dignità personale di tutti, anche degli immigrati illegali”, anche se “ciò non significa l’abolizione di tutta la regolamentazione giuridica nell’ambito delle migrazioni”.
“Deve essere tutelato allo stesso tempo anche l’ordine legale di tutti i paesi – ha poi precisato –, una obbligazione non trascurabile del potere pubblico di fronte alla propria popolazione, perchè, specialmente qui nella nostra Europa, i criteri richiesti dalla dignità umana di tutti, possono e devono essere garantiti mediante il funzionamento dello Stato di diritto”.
“La legalità e la giustizia quindi da una parte – ha ribadito –, il riconoscimento doveroso e assoluto della dignità umana di tutti e la misericordia verso i più bisognosi dall’altra, formano un insieme organico”.
Le migrazioni, inoltre, riguardando spesso fedeli di confessioni cristiane diverse sono anche “un richiamo per approfondire il dialogo e cercare l’unità dei cristiani”, in uno spirito di solidarietà animato da “un vero e sincero ecumenismo senza relativismo o proselitismo”.
Tuttavia, ha continuato il porporato, “la carità deve avere sempre la precedenza nel dialogo ecumenico e potrà avere anche delle risposte nella stessa carità cristiana nei paesi dove invece i cattolici si trovano in posizione di immigranti o di diaspora”.
“Come cristiani, ‘migranti per vocazione’ – ha detto –, non possiamo mai guardare un migrante semplicemente come un rifugiato, uno studente straniero, un lavoratore temporale, ma non possiamo guardare neanche le società che accolgono i migranti come delle realtà comunque esistenti senza dover combattere per la loro propria stabilità, giustizia e cultura”.
“Tutti cerchiamo Dio e per tutti noi Gesù Cristo è venuto come la nostra ‘Via’. Tanto più fedele sarà la nostra sequela, tanto più sentiremo la gioia di camminare insieme, uniti nel Suo Spirito verso la casa del Padre eterno”, ha quindi concluso.
Nel suo intervento Doris Peschke, Direttrice della Commissione delle Chiese per i migranti in Europa (CCME), ha osservato che “le cause del fenomeno migratorio sono complesse e molteplici. Spesso la reazione delle società ospitanti è principalmente incentrata sulle paure e sulle sfide che tale fenomeno pone, tralasciando le opportunità offerte ai migranti e alle società ospitanti”.
“ll ruolo della Chiesa – ha poi proseguito – dovrebbe quindi essere quello di stare accanto ai fratelli e alle sorelle migranti e di sostenere i loro diritti e la loro dignità. Ciò dovrebbe essere fortemente radicato nella convinzione che i cristiani in realtà nell’incontro con i migranti non incontrano solo fratelli e sorelle, ma Gesù stesso, specialmente laddove si tratti di persone in difficoltà. Le Chiese possono altresì giocare un ruolo cruciale nell’educare le società ospitanti nel loro incontro con i migranti”.
Dal canto suo, Johan Ketelers, Segretario Generale dell’ICMC (Commissione Internazionale Cattolica per le Migrazioni), ha ricordato “come sia necessario riconoscere che i migranti non sono semplici produttori di mano d’opera e di opportunità economiche, ma prima di tutto esseri umani”.
“Bisogna inoltre riconoscere che solo una situazione di sicurezza e di stabilità per i migranti e le loro famiglie, anche per i migranti senza documenti, permetterà loro di sviluppare pienamente il loro potenziale in quanto attori dello sviluppo”, ha poi aggiunto.
Il Comitato congiunto, istituito nel 1972, ha come compito quello di supervisionare la cooperazione fra la KEK – una comunione di 120 Chiese ortodosse, protestanti, anglicane e vecchio-cattoliche di tutti i paesi europei, e di 40 organizzazioni associate -, e il CCEE che riunisce invece i membri delle attuali 33 Conferenze episcopali presenti in Europa.
Comprende, oltre i Segretari generali dei due organismi, sette membri della KEK e sette membri nominati dal CCEE.