CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 28 ottobre 2009 (ZENIT.org).- Fede e ragione sono legate insieme da una “naturale amicizia” e “sono come le due ali con le quali lo spirito umano si innalza verso la contemplazione della verità”.
E' quanto ha ricordato Benedetto XVI all'Udienza generale di mercoledì in piazza San Pietro, richiamando l'incipit dell’Enciclica Fides et ratio di Giovanni Paolo II per riflettere su due modelli di teologia, quella monastica e quella scolastica, che fiorirono in Europa nel XII secolo.
Un periodo questo di “vivace attività culturale” e di “maggiore purezza evangelica” all’interno della Chiesa, in cui la teologia acquisì “una più grande consapevolezza della propria natura”, ha detto il Papa parlando davanti a oltre 30 mila persone e in una piazza San Pietro colorata di arancione per i foulard e gli zainetti dei tanti pellegrini olandesi venuti da s'Hertogenbosch per i 450 anni della diocesi.
Infatti, ha spiegato poi, in questo periodo la teologia “affinò il metodo, affrontò problemi nuovi, avanzò nella contemplazione dei Misteri di Dio, produsse opere fondamentali, ispirò iniziative importanti della cultura, dall’arte alla letteratura, e preparò i capolavori del secolo successivo, il secolo di Tommaso d’Aquino e di Bonaventura da Bagnoregio”.
In questo periodo nei monasteri veniva dato grande rilievo “principalmente alla spiegazione della sacra pagina”, alla lectio divina, ovvero a una “lettura spirituale” della Bibbia “condotta in docilità allo Spirito Santo”.
“Alla scuola dei Padri – ha aggiunto –, la Bibbia veniva così interpretata allegoricamente, per scoprire in ogni pagina, dell’Antico come del Nuovo Testamento, quanto dice di Cristo e della sua opera di salvezza”.
Da qui quindi l'invito del Papa ai cristiani di oggi “a nutrire la nostra esistenza della Parola di Dio, ad esempio, mediante un ascolto più attento delle letture e del Vangelo specialmente nella Messa domenicale” e a “riservare un certo tempo ogni giorno alla meditazione della Bibbia, perché la Parola di Dio sia lampada che illumina il nostro cammino quotidiano sulla terra”.
Benedetto XVI si è quindi soffermato sulla teologia scolastica - nata per l’appunto nelle scholae, che poi diventeranno le prime Università – la quale “mirava a presentare l’unità e l’armonia della Rivelazione cristiana con un metodo, detto appunto 'scolastico', della scuola, che concede fiducia alla ragione umana”.
Tale teologia, ha ricordato, “ci ricorda che tra fede e ragione esiste una naturale amicizia, fondata nell’ordine stesso della creazione” e che “fede e ragione, in reciproco dialogo, vibrano di gioia quando sono entrambe animate dalla ricerca dell’intima unione con Dio”.
“Quando l’amore vivifica la dimensione orante della teologia, la conoscenza, acquisita dalla ragione, si allarga. La verità è ricercata con umiltà, accolta con stupore e gratitudine: in una parola, la conoscenza cresce solo se ama la verità”, ha quindi concluso.
Nelle sintesi della catechesi, per la prima volta all'Udienza generale Benedetto XVI ha parlato anche in portoghese oltre che in francese, inglese, tedesco e spagnolo.
Ai vari gruppi presenti in Piazza San Pietro e destinatari dei suoi saluti particolari - tra i quali l’Associazione regionale cori d’Abruzzo - il Papa ha quindi augurato che “l’incontro con il Successore di Pietro susciti in ciascuno un rinnovato impegno di testimonianza cristiana”.
Al termine dell'Udienza generale Benedetto XVI si è incontrato con i due coniugi olandesi Paul e Wilma Van Munster, barbaramente aggrediti il 22 agosto 2008 alla periferia di Roma. La coppia era accompagnata dal Sindaco della capitale, Gianni Alemanno.