di Carl Anderson*
NEW HAVEN, Connecticut, mercoledì, 28 ottobre 2009 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha da tempo chiarito che il cristianesimo non crede nei messia politici. Ma ancora nel mese scorso ci ha ricordato che solo la fede nel vero Messia – Gesù Cristo – ci consente di influire sulla politica in un modo profondamente etico.
Le parole da lui pronunciate durante la visita nella Repubblica ceca – un Paese che celebra i 20 anni dalla fine del comunismo – hanno importanti implicazioni per tutta l’Europa e per il continente americano – due luoghi la cui storia è inseparabile da quella del cristianesimo.
Parlando nella Repubblica ceca durante l’incontro ecumenico del 27 settembre, il Papa ha osservato: “Quando l’Europa si pone in ascolto della storia del cristianesimo, ascolta la sua stessa storia. Le sue nozioni di giustizia, libertà e responsabilità sociale, assieme alle istituzioni culturali e giuridiche stabilite per difendere queste idee e trasmetterle alle generazioni future, sono plasmate dalla sua eredità cristiana”.
E Papa Benedetto ha spiegato che il cristianesimo non può essere relegato ai margini della società. La libertà religiosa deve essere protetta e il cristianesimo deve avere una voce nella sfera pubblica, nel plasmare la coscienza del Continente e nel ristabilire una morale condivisa.
Rivolgendosi ai funzionari del Governo ceco, il giorno precedente, ha affermato: “desidero rimarcare l’insostituibile ruolo del cristianesimo per la formazione della coscienza di ogni generazione e per la promozione di un consenso etico di fondo, al servizio di ogni persona che chiama questo continente ‘casa’!”.
I credenti devono impegnarsi nella politica sempre mantenendo la propria prospettiva cristiana e non piegare il cristianesimo a qualsivoglia interpretazione politica, ha osservato. “L’attenzione alla verità universale non dovrebbe mai venire eclissata da interessi particolaristici, per quanto importanti essi possano essere, perché ciò condurrebbe unicamente a nuovi casi di frammentazione sociale o di discriminazione, che proprio quei gruppi di interesse o di pressione dichiarano di voler superare”.
Dall’altra parte
E ciò che Papa Benedetto ha detto sull’Europa è altrettanto vero per l’America. I cristiani devono portare la verità del cristianesimo nell’ambito della formazione della coscienza della nazione.
Lo stesso giorno in cui il Papa, a Praga, parlava della necessità di uno spazio nella sfera pubblica per la religione e l’etica, a Città del Messico si svolgeva un simposio sulla libertà religiosa – nella sua storia passata e per il futuro – nel continente americano.
In America, come in Europa, la storia dell’intero continente è dominata dai “cristiani battezzati”. In America, ogni Paese è stato fondato dai cristiani, per lo più cattolici e allo stesso tempo ogni Paese – compresi gli Stati Uniti e il Canada – mantiene una forte tradizione cattolica.
E la fede in America è rimasta alquanto viva – dai giorni del vescovo Zumárraga, primo vescovo del Messico, all’importante lavoro per la libertà religiosa negli Stati Uniti, svolto da John Carrol e innumerevoli altri personaggi.
La Chiesa cattolica è stata, in maniera particolare, parte integrante dell’esperienza americana – e della coscienza americana – in ogni passo del suo cammino storico, sia che la questione riguardasse i diritti civili, la libertà religiosa o il diritto alla vita.
Il contributo della Chiesa all’ordine sociale del continente americano è stato del tutto preminente.
E la storia dimostra che, radicato in una verità immutabile, il contributo della Chiesa a una coscienza dello Stato non è limitato da confini territoriali, nazionali, della forma di governo o dell’ideologia politica dei governanti di turno.
Normalmente questo messaggio è stato accolto, ma altre volte è stato annunciato a costo di grandi sacrifici.
Guardando avanti
Dunque quale sarà l’aspetto della politica nell’Europa e nell’America del domani?
A mio avviso occorre iniziare considerando che la dottrina sociale della Chiesa è chiamata ad informare ogni aspetto della nostra piattaforma politica. In altre parole, il cristianesimo deve dare il suo apporto per elevare “l’etica politica” dello Stato, e dargli la possibilità di farlo. Inoltre, occorre vigilare contro la tentazione di applicare selettivamente la dottrina sociale della Chiesa per sostenere determinate posizioni a seconda della convenienza.
Dovremmo iniziare ricordando che ben prima che ci fosse una “Sinistra” e una “Destra”, c’era il Vangelo, e che quando queste etichette politiche saranno ormai dimenticate, il Vangelo ci sarà ancora. Come persone di fede prima che come persone politiche, abbiamo tutti la responsabilità di proteggere il Vangelo dalla manipolazione delle filosofie politiche, compresa la nostra.
Papa Benedetto ha spiegato, nel corso della sua visita in Repubblica ceca, che la chiave per la vera libertà e per un governo giusto sta nel riconoscimento di Dio e nella ricerca delle verità universali, e nell’impegno a tenervi fede.
Il Papa sostiene questo argomento da lungo tempo e lo ha reso chiaro di fronte alle Nazioni Unite nel 2008, come lo ha chiarito anche nel suo libro del 1987 “Chiesa, ecumenismo e politica”, scritto nel periodo in cui il comunismo iniziava a sgretolarsi in Europa.
Egli ci invita a proseguire ciò che il filosofo francese Jacques Maritain ha definito come una delle grandi realizzazioni del cristianesimo nella società moderna: “l’evangelizzazione della coscienza secolare”.
Egli ci chiama ad essere, come ha ribadito a Praga, coloro che “in questo Paese e in Europa, cercano di applicare la propria fede, in modo rispettoso ma determinato, nell’arena pubblica, nell’aspettativa che le norme sociali e le linee politiche siano ispirate al desiderio di vivere secondo la verità che rende libero ogni uomo e donna”.
Continuare quest’opera di evangelizzazione delle coscienze, in una nuova evangelizzazione, è il nostro compito come cristiani.
E i politici e i cittadini coscienziosi, in entrambe le sponde dell’Atlantico, dovrebbero perseguirla. Dobbiamo evangelizzare la nostra cultura e dobbiamo fare in modo che la libertà religiosa sia tutelata e non relegata ai margini, da una cultura che vede il secolarismo relativistico come la chiave per una libertà che si rivela effimera e falsa.
Nel nostro impegno per la libertà e per migliorare i Paesi e i continenti in cui viviamo, dovremmo tenere a mente le parole che il Papa ha pronunciato nella sua visita a Praga:
“La libertà cerca uno scopo e per questo richiede una convinzione. La vera libertà presuppone la ricerca della verità – del vero bene – e pertanto trova il proprio compimento precisamente nel conoscere e fare ciò che è retto e giusto. La verità, in altre parole, è la norma-guida per la libertà e la bontà ne è la perfezione.”
“Per i Cristiani la verità ha un nome: Dio. E il bene ha un volto: Gesù Cristo.”
Questo è l’incarico che Papa Benedetto XVI ci ha consegnato. Ora sta a noi mettere in pratica le sue parole e contribuire alla costruzione di una civiltà di amore.
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*Carl Anderson è Cavaliere Supremo dei Cavalieri di Colombo e autore di bestseller.