Il Papa: saldi legami tra Chiesa cattolica e Chiesa apostolica armena

Messaggio a Karekin II a dieci anni dalla sua elezione a Catholicos di tutti gli Armeni

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di Mirko Testa

CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 27 ottobre 2009 (ZENIT.org).- Le relazioni tra Chiesa cattolica e Chiesa apostolica armena stanno vivendo una stagione molto fruttosa. E’ quanto ha sottolineato

martedì Benedetto XVI in un messaggio inviato a Karekin II, in occasione del 10° anniversario della sua elezione a Patriarca supremo e Catholicos di tutti gli Armeni.

La Chiesa apostolica armena appartiene al novero delle Chiese spesso dette “dell’antico Oriente cristiano” o anche “ortodosse orientali”: le Chiese armena, copta, etiopica, siro-giacobita e indo-malakar.

Nel messaggio il Papa ringrazia Karekin II per il suo “personale impegno in favore del dialogo, della cooperazione e dell’amicizia tra la Chiesa apostolica armena e la Chiesa cattolica”.

“La ritrovata libertà della Chiesa in Armenia verso la fine del secolo scorso ha suscitato gioia tra i cristiani di tutto il mondo”, scrive il Papa ricordando “l’immenso compito di riedificare la comunità ecclesiale ricaduto proprio sulle spalle di Sua Santità”.

Dal 1915 al 1922, infatti, i Giovani Turchi – un movimento ultranazionalista laico asceso al potere in Turchia – sterminarono per motivi etnici e religiosi gli armeni cristiani. Su di una popolazione di circa 2 milioni 600 mila armeni nell’Impero Ottomano ormai agonizzante, quasi un milione e mezzo furono atrocemente massacrati.

Nel suo messaggio il Papa ha accolto con gioia “la fioritura di nuove iniziative rivolte all’educazione cristiana dei giovani, alla formazione del clero, alla creazione di nuove parrocchie e centri comunitari e ancora alla promozione dei valori cristiani nella vita sociale e culturale della nazione”.

Infine, Benedetto XVI ha invocato il Signore affinché “possiamo essere sempre più strettamente uniti in un santo legame di fede, speranza e amore”.

La storia della Chiesa armena affonda le proprie radici agli inizi del II secolo. La tradizione fa risalire, infatti, il primo annuncio del Vangelo in Armenia agli apostoli Taddeo e Bartolomeo.

Tuttavia è solo a seguito dell’apostolato di san Gregorio l’Illuminatore che nel 301 battezzò il re armeno pagano Tiridate III – che lo aveva tenuto prigioniero per 10 anni in una fossa –, e la sua corte che il cristianesimo divenne – per la prima volta nella storia – religione di Stato.

San Gregorio – più tardi ordinato Vescovo in Cesarea di Cappadocia – costrì la prima chiesa nel luogo dove oggi sorge la città di Etchmiadzin e dedicò le proprie forze a debellare il paganesimo dando alla sua Chiesa un’organizzazione gerarchica, con a capo il Catholicos.

La separazione dalla Chiesa di Roma si consumò nel 451 quando la Chiesa apostolica armena non accolse le decisioni prese in occasione del quarto Concilio ecumenico di Calcedonia.

Un passo decisivo per superare questa divisione è stato compiuto nel 1996, quando Papa Giovanni Paolo II e il Patriarca precedente Karekin I hanno firmato una Dichiarazione comune per dissipare “molti dei malintesi ereditati dalle controversie e dai dissensi del passato”.

La Chiesa apostolica armena è caratterizzata da due Catholicosati: quello di Etchmiadzin (in Armenia), residenza di Karekin II, e quello di Cilicia, con sede in Libano. I Catholicosati sono indipendenti a livello amministrativo ma in completa comunione.

Ci sono poi due Patriarcati, di Gerusalemme e di Costantinopoli, che dipendono dal punto di vista spirituale da Etchmiadzin.

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ZENIT Staff

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