Riassunti delle relazioni dei Circoli minori (15 ottobre mattina)

CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 15 ottobre 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito i riassunti delle relazioni dei Circoli minori lette questo giovedì mattina nell’aula del Sinodo in occasione della quindicesima Congregazione generale.

 

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

* * *

– Lusitanus: S. E. R. Mons. Gabriel MBILINGI, C.S.Sp., Arcivescovo Coadiutore di Lubango, Presidente del “Inter-regional Meeting of Bishops of Southern Africa” (I.M.B.I.S.A.) (ANGOLA)

A. Alcuni temi poco approfonditi:
– la vita consacrata, il ruolo dei Vescovi, dei sacerdoti, dei catechisti come agenti qualificati di riconciliazione;
– l’amministrazione della giustizia come elemento essenziale per una società riconciliata, essendo a conoscenza dei problemi che esistono in questo campo nei nostri paesi;
– la Parola di Dio come luce che illumina il cammino della riconciliazione, della giustizia e della pace;
– la liturgia come centro della vita del cristiano e per questo essenziale nel cammino della riconciliazione;
– il ruolo della scuola e della famiglia come luoghi di formazione alla riconciliazione;
– l’inculturazione, in assenza della quale gli sforzi di riconciliazione potrebbero essere inutili;
– la dimensione pneumatologica e mariana;
– il tribalismo e la xenofobia come causa di conflitti violenti e di violazioni dei diritti umani;
– il feticismo come elemento che genera sofferenza, paure, conflitti e sfruttamento delle persone;
– i giovani, gli adolescenti e i bambini come protagonisti della riconciliazione e della pace e non solo vittime;
– la fame, espressione della mancanza dei mezzi essenziali per una vita dignitosa, come elemento che genera conflitti e ingiustizie.
B. Alcuni suggerimenti:
– un riferimento esplicito alla dottrina sociale della Chiesa dovrebbe far parte del contenuto della nostra dottrina evangelizzatrice e catechetica;
– che la catechesi assuma il modello catecumenale, che spinga la persona a fare la sua scelta personale di Cristo;
– sottolineare il ruolo fondamentale della vita consacrata nella vita e nella missione della Chiesa, evidenziando soprattutto il suo lavoro nel campo della riconciliazione, della giustizia e della pace attraverso la preghiera, la presenza nella scuola, negli ospedali e nei mezzi di comunicazione sociale, la promozione della donna, ecc.
– sottolineare il ruolo della donna nel campo della riconciliazione a partire dal proprio genio femminile;
– valorizzare il campo della politica come servizio alla società, aiutando i politici cristiani ad assumersi i loro impegni a partire dalla fede. Cercare di scommettere sulla formazione e sul sostegno dei laici nei vari campi della loro vita, anche con la possibilità di nominare cappellani per settori specifici: professori, polizia, militari ecc.
– per quanto riguarda i sacerdoti, insistere sulla vita del ministero sacerdotale come servizio al popolo di Dio e non come autorità. Che i sacerdoti siano davvero in mezzo al popolo, con il tempo da dedicare al ministero dell’ascolto e della riconciliazione. Che siano capaci di aiutare nella cura delle ferite e dei traumi. Che siano anche consapevoli del loro ruolo sociale, facendosi strumenti autentici di riconciliazione, anche tra i non cristiani.
– dobbiamo denunciare situazioni gravi di violazione dei diritti umani, con forza, chiarezza e precisione.
– avere il coraggio di fare anche un cammino di riconciliazione e purificazione della memoria all’interno della Chiesa.

[Testo originale: portoghese]

– Gallicus E: Rev. P. Edouard TSIMBA, C.I.C.M., Superiore Generale della Congregazione del Cuore Immacolato di Maria (Missionari di Scheut) (UNIONE DEI SUPERIORI GENERALI)

La ricerca della verità è una condizione indispensabile per la riconciliazione.
Continente ricco di risorse e oggetto di tanta cupidigia, l’Africa deve anche dare il proprio contributo al resto del mondo.
È possibile parlare di pace a un popolo affamato? La povertà può giustificare l’accanimento degli uni contro gli altri con atti di barbarie?Parlare di riconciliazione significa parlare della misericordia di Dio. Solo una persona riconciliata con Dio, in pace, è capace di portare la pace. Occorre quindi ricordare il grande valore del sacramento della riconciliazione e quindi la serietà e il tempo che gli attori (tra cui i sacerdoti) devono dedicare a questo tema, investendo il tempo e la preparazione necessari, sia per la confessione personale che per le celebrazioni comunitarie.
Cristo rimane la fonte della riconciliazione e della giustizia. Occorre ripartire da Lui, nella preghiera e rafforzati dalla sua Parola. Si dovrebbero formare maggiormente i laici, uomini e donne, come agenti di riconciliazione.
Oltre ai fondamenti biblici, occorre attingere ai fondamenti delle tradizioni africane presenti nei proverbi e nelle massime. Nonostante tutto quello che accade in Africa, non dobbiamo disperarci. Accadono anche molte cose positive che meritano l’attenzione del mondo. La vita e la testimonianza, talvolta fino al martirio, di numerosi cristiani, meritano di essere ricordate in quanto fonte di sostegno della fede. La vita e l’esempio degli agenti della Chiesa senza distinzione è fondamentale nel campo della riconciliazione. Infatti, per i cristiani, è nella speranza che siamo stati salvati (Spe salvi).
Occorre favorire la collaborazione, sia degli uomini che delle donne, valutando i loro punti di forza, nella Chiesa e nella società.
Che tutti i cristiani, ognuno secondo il proprio ministero, siano fieri di esserlo e di manifestarlo nella loro vita. Così la nostra Chiesa diverrà una comunità di gioia e di festa e compirà la sua missione profetica. La santità è un richiamo per tutti e per tutte e merita un posto importante nel testo.

[Testo originale: francese]

– Anglicus A: S. E. R. Mons. Anthony John Valentine OBINNA, Arcivescovo di Owerri (NIGERIA)

Riassunto non consegnato dal Relatore del Circolo Minore.

– Gallicus A: Rev. P. Gérard CHABANON, M. Afr., Superiore Generale dei Missionari d’Africa [Padri Bianchi] (UNIONE DEI SUPERIORI GENERALI)

Introduzione
Rendiamo grazie a Dio per l’impegno dei laici, uomini e donne, che si occupano della Chiesa in Africa. Ma vogliamo richiamare l’attenzione sull’influenza nefasta della stregoneria, vera guerra occulta che l’Africa si fa al suo interno.
Prospettiva
Giustizia, pace e riconciliazione sono doni di Dio. La Chiesa deve svolgere un ruolo profetico mettendo a frutto questi doni.
Metodo
Occorre un doppio approccio: denunciare e annunciare. Denunciare le ingiustizie cercando di comprenderne le cause profonde e annunciare, proclamare gli sforzi, le politiche che vanno nella direzione giusta.
Due grandi temi
1. La famiglia: è la cellula fondamentale della società e delle comunità cristiane. È minacciata dalla povertà, dal mal governo, dalla difficoltà di scolarizzazione dei bambini, dalla violenza e dall’irresponsabilità dei padri di famiglia che abbandonano mogli e figli.
2. L’Islam: un argomento molto dibattuto. Le situazioni sono diverse in Africa e in particolare nel Nord e nel Sud del Sahara. Arabità e africanità non hanno sempre gli stessi valori. Possono svilupparsi un dialogo della vita e un dialogo sociale tra cristiani e musulmani. È stato fortemente sottolineato che dobbiamo puntare ovunque alla libertà di coscienza e alla reciprocità dei culti.
Altri temi
– Le religioni tradizionali africane devono occupare un posto maggiore nella nostra riflessione.
– Formazione, vita e ruolo dei sacerdoti.
– Incoraggiamento dei diaconi permanenti quali possibili attori di giustizia, pace e riconciliazione.
– Solidarietà tra le Chiese. Che le conferenze episcopali parlino all’unisono.
– Importanza dell’ecumenismo.
Conclusione
Camminiamo sotto la guida dello Spirito Santo verso un piano d’azione per la Chiesa dell’Africa, che la renda un agente riconosciuto e apprezzato di trasformazione sociale, e che si inserisca perfettamente nella sua missione evangelizzatrice.

[Testo originale: francese]

– Anglicus C: Rev. Mons. Obiora Francis IKE, Direttore del “Catholic Institute for Development, Justice and Peace” (CIDJAP), Enugu, Nigeria (NI
GERIA)

Riassunto non consegnato dal Relatore del Circolo Minore.

– Gallicus C: S. E. R. Mons. Philippe OUÉDRAOGO, Arcivescovo di Ouagadougou (BURKINA FASO)

Riassunto non consegnato dal Relatore del Circolo Minore.

– Anglicus – Gallicus: S. E. R. Mons. Jean MBARGA, Vescovo di Ebolowa (CAMERUN)

Questa relazione si articola in due punti principali:
1. La valutazione generale della relatio post disceptationem
2. Le risposte al questionario di questo documento.
In generale, la relatio post disceptationem è stata valutata positivamente; le esigenze derivanti dalla sua stesura fanno emergere il merito del suo autore che ha saputo produrre un così grande testo in così poco tempo e con così pochi caratteri. La Segreteria del Sinodo potrebbe prevedere un tempo e uno spazio letterario maggiori.
Tuttavia avremmo voluto redigerlo seguendo per quanto possibile la struttura dell’Instrumentum laboris. Inoltre, una visione multi ministeriale della Chiesa avrebbe comunicato meglio l’importanza del ruolo e della missione di tutte le categorie del popolo di Dio nella Chiesa, in particolare dei laici. La questione del tribalismo nella Chiesa resta la sfida maggiore. Si sarebbe potuto trovare un equilibrio tra gli sviluppi teologici e l’ampiezza dei drammi umani dell’Africa a cui i padri sinodali devono dare risposta; l’azione profetica delle commissioni Giustizia e Pace avrebbe meritato una maggiore attenzione. L’analisi dei conflitti africani avrebbe dovuto permettere di approfondirne le cause principali, quali il saccheggio delle risorse naturali dell’Africa, più determinante del tribalismo spesso sotto accusa.
Il gruppo 12 riconosce che questo Sinodo è un dono di Dio per tutta la Chiesa e anche per tutta l’umanità. La comunione ecclesiale è anche una forza che deve permettere agli africani di affrontare le loro sfide con la speranza nella risurrezione nonché con la piena solidarietà universale. La fede in Cristo, che è una specificità dei cristiani, offre a tutti gli uomini e in particolare agli africani, una capacità reale di comunicare in tutto il continente lo spirito della riconciliazione, della giustizia e della pace. È per tutti i cristiani africani un richiamo a un vero impegno missionario e profetico affinché siano, in ogni luogo e in ogni tempo, segni e strumenti di quest’Africa riconciliata, pacifica e giusta.

[Testo originale: francese]

– Anglicus A: S. E. R. Mons. Anthony John Valentine OBINNA, Arcivescovo di Owerri (NIGERIA)

1. Raccomandiamo che si utilizzino tutti i mezzi di comunicazione a livello nazionale e locale per diffondere informazioni sui frutti del Sinodo.
2. C’è stata un’esperienza positiva e sana di comunione ecclesiale attraverso il Sinodo, trasmettiamola all’interno delle nostre Chiese e dei nostri organismi.
3. Esiste la pressante necessità di guarire il nostro cuore, le nostre coscienze, ferite da vari peccati personali e sociali: dall’ egoismo al tribalismo, al sistema dei clan, alla faziosità che a volte non hanno risparmiato neppure le nostre Chiese. Il Sinodo ci consente di approfondire la nostra consapevolezza di queste ferite e ci dispone a guarirle.
4. La spiritualità di questo Sinodo è plasmata dall’essere figlio autotrascendente e autosacrificante di nostro Signore Gesù Cristo.
5. Pur rispettando il contenuto dottrinale ed evangelizzatore dei Sacramenti, in particolare di quelli del matrimonio e della riconciliazione, si possono introdurre elementi della cultura africana che possono aiutare ad edificare una Chiesa familia di Dio in Africa.
6. I fedeli laici devono essere resi consapevoli del loro ruolo di agenti di riconciliazione, giustizia e pace nelle loro aree operative o sfere di attività.
7. Pur apprezzando l’opera delle Comissioni Iustitia e Pax, esse dovrebbero essere ulteriormente rafforzate.
8. Per rafforzare la famiglia africana non sono sufficienti le condanne: bisogna prendere iniziative positive per sanare situazione irregolari.
9. Per rispondere alle numerose vittime di ingiustizia nel continente, i non nati (aborto), orfani, bambini di strada, disabili, prigionieri, comunità perseguitate ed emarginate, bisogna creare strutture di giustizia, pace, sollecitudine pastorale, comprensione ed empatia all’interno della Chiesa e da parte di essa.
10. I laici devono essere meglio formati e resi in grado di servire nella Chiesa e nella società.
11. Il compendio della dottrina sociale della Chiesa dovrebbe essere un testo obbligatorio per la formazione e la acquisizione di abilità dei laici.
12. L’autentico senso africano e cristiano della famiglia deve continuare a essere sottolineato e ponderato.
13. Bisogna usare testi ufficiali sulla vita umana e sulla sessualità per insegnare ai seminaristi e ai giovani la dottrina cristiana e l’approccio alla sessualità.
14. La Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe dovrebbe essere presentata a ogni famiglia come modello per crescere in amore, armonia e pace.
15. La catechesi sulla famiglia dovrebbe essere promossa a partire dal Compendio della dottrina sociale della Chiesa.
16. Le donne dovrebbero avere ruoli da svolgere nella Chiesa come membri a pieno titolo. Bisogna fare dei nuovi sforzi per eliminare la discriminazione contro le donne in tutti gli ambiti.
17. Le strutture di supporto e sostegno alle religiose dovrebbero essere rese più funzionali.
18. È necessaria una conversione più profonda nel nostro rapporto con Cristo per andare oltre l’egoismo.

[Testo originale: italiano]

– Anglicus C: Rev. Mons. Obiora Francis IKE, Direttore del “Catholic Institute for Development, Justice and Peace” (CIDJAP), Enugu, Nigeria (NIGERIA)

La nostra proposta riguarda la realizzazione di strutture che rafforzino l’unità episcopale nelle varie comunità ecclesiali dei vari continenti, in solidarietà e corresponsabilità reciproche. La SECAM verrà rafforzata e se necessario rivista e riformata per essere una struttura episcopale continentale e pastorale efficiente al servizio delle necessità africane, con Paesi membri mettendo anche a disposizione risorse materiali, finanziarie e umane.
Ai vescovi africani sta molto a cuore la libertà di movimento e i diritti dei migranti e dei lavoratori che subiscono in tutto il mondo politiche restrittive, spesso costretti a condizioni di vita disumane. In molti Paesi si sta verificando una recrudescenza forte di razzismo e di xenofobia, e sono molti gli africani che restano vittime di questo trattamento disumano. È necessario trattare le persone con dignità e rispetto anche nei paesi di destinazione. Da parte nostra dobbiamo cercare di capire perché così tanti giovani, spesso professionisti, lasciano il proprio paese di origine.
Sarebbe anche necessario creare commissioni in ogni diocesi in Africa per promuovere la dignità e il ruolo della donna nella Chiesa e nella società.
Altro aspetto da valutare concretamente è la mancanza di conoscenza degli insegnamenti della Chiesa e delle sue potenzialità nel campo dell’ educazione e della formazione per il miglioramento della qualità umana. Per questo esortiamo a dar vita a una formazione permanente, con programmi di riconciliazione, giustizia e di pace.
Nonostante le grandi potenzialità dei popoli africani, osserviamo poi che i nostri paesi soffrono per una povertà estrema e per il mal governo. Affrontare queste situazioni è per noi una sfida da raccogliere. Ripetiamo dunque la posizione della “Ecclesia in Africa” n. 104 che esorta chiaramente a una azione urgente della Chiesa in Africa a questo proposito (N. 104).
Di particolare importanza è poi la formazione degli agenti pastorali che devono insistere sulla diffusione del concetto di dignità del lavoro, sulla mobilità dei risparmi, sull’affidabilità, sull’uso di una pianificazione adeguata, e sulla creazione di banche di microcredito per sostenere i piccoli risparmiatori, gli imprenditori, e per finanziare progetti agricoli, scuole e strutture che possano garantire alla Chiesa l’autosufficienza.
Infine il Sinodo esorti
a creare un Consiglio Africano di Pace che intervenga e assista la Chiesa locale nella risoluzione dei conflitti e nella edificazione della pace nel continente.

[Testo originale: italiano]

– Gallicus C: S. E. R. Mons. Philippe OUÉDRAOGO, Arcivescovo di Ouagadougou (BURKINA FASO)

Il nostro gruppo ha preso come schema di riflessione la trilogia proposta dall’Instrumentum laboris: Cristo nostra riconciliazione, Cristo nostra giustizia, Cristo nostra pace, e ha aggiunto una quarta dimensione: agenti di riconciliazione, di giustizia e di pace.
1. Cristo nostra riconciliazione
Per la riconciliazione sono stati individuati gli aspetti positivi e quelli negativi della cultura e della tradizione africane, in grado di favorire o di ostacolare la comprensione cristiana e la celebrazione della riconciliazione. Tra gli elementi negativi possiamo citare: il carattere collettivo della colpa, la solidarietà del clan, una categoria di colpe giudicate imperdonabili, la mancata considerazione della dimensione privata della colpa, la vendetta, che non permette la riconciliazione. Gli elementi positivi dei costumi africani, utili nella catechesi e nella celebrazione del Sacramento della Riconciliazione, sono invece: la consuetudine della confessione, la sanzione e la riparazione, i segni di riconciliazione, ossia il vino di palma, il dono di una figlia in matrimonio, l’invocazione degli antenati, il giuramento o l’impegno a non ricommettere lo stesso errore.
2. Cristo nostra giustizia
L’uomo creato a immagine di Dio deve essere rispettato soprattutto nei suoi diritti fondamentali, in particolare quelli delle donne, che in Africa sono le prime vittime dell’ingiustizia. La Chiesa famiglia di Dio in Africa deve impegnarsi ad accogliere questa sfida attraverso commissioni di giustizia e pace, l’alfabetizzazione, l’insegnamento dei diritti del cittadino.
3. Cristo nostra paceLa testimonianza della Chiesa deve andare di pari passo con l’impegno concreto per la pace di ognuno dei suoi membri. Non c’è giustizia senza rispetto della legge. Bisogna aiutare i nostri governanti a ripristinarla e a consolidare lo stato di diritto, predicando, in ogni occasione, opportuna e non opportuna, secondo il mandato dell’apostolo Paolo. Constatiamo il potere dilagante del denaro a tutti i livelli della vita sociale, politica ed economica. Da qui la necessità di una migliore catechesi sul valore e sull’uso dei beni materiali.
4. Agenti di riconciliazione, di giustizia e di pace
Sull’esempio di Cristo e attraverso i suoi membri, la Chiesa è inviata per costruire il regno di Dio: un regno di riconciliazione, di giustizia e di pace. Tutti i battezzati, ognuno secondo la propria vocazione, sono chiamati a svolgere un ruolo insostituibile. La Chiesa deve dunque promuovere una pastorale adeguata al servizio della famiglia. Deve poi valorizzare le donne e il loro ruolo nella comunità e accompagnare i laici affinché il loro impegno sia efficace a livello sociale e ricco di valori evangelici. Allo stesso modo i sacerdoti, essendo al servizio di Dio e degli uomini, devono vivere in modo coerente con la loro vocazione, per essere d’esempio. I mass media, che sono mezzi moderni di comunicazione inevitabili, devono essere evangelizzati e utilizzati dalla Chiesa per educare le coscienze al discernimento delle informazioni, al fine di contribuire al bene dell’umanità piuttosto che al suo male.
Riconciliazione, giustizia e pace costituiscono le sfide attuali e complesse per l’Africa e per il mondo. I discepoli di Cristo devono dunque prendere coscienza della situazione e mobilitarsi maggiormente per un mondo più riconciliato, più giusto e pacifico.

[Testo originale: italiano]

– Anglicus B: S. E. R. Mons. Sithembele Anton SIPUKA, Vescovo di Umtata (SUDAFRICA)

Notiamo che la mancanza di pubblicità sul Sinodo riflette la nostra debolezza nella comunicazione, perciò abbiamo bisogno di comunicare al nostro ritorno di cosa abbiamo discusso e deciso qui. Potremmo dare più pubblicità ai risultati del Sinodo in Sud Africa per colmare la mancanza nella sua preparazione. Notiamo che vi è un legame tra questo e l’ultimo Sinodo, famiglia di Dio e l’obiettivo è come mantenerli insieme. Occorre organizzare più Sinodi, rafforzare le commissioni sulla giustizia e sulla pace, oppure istituirle qualora non vi fossero e formare piccoli comitati per attuare le sue deliberazioni. È necessario poi incontrare i nostri governi e a partire da lì diffondere i risultati dalle fondamenta, addirittura prima della pubblicazione finale dei risultati del Sinodo da parte del Papa.
Vi è inoltre da considerare che le cause dei cuori feriti sono molteplici: dal punto di vista dei colpevoli che sono feriti dal peccato e dall’orgoglio, e dal punto di vista delle vittime. Chi è ferito dal peccato perpetra i conflitti, chi è vittima di questi crimini è incline alla vendetta.
Parte della soluzione al problema della instabilità è in noi africani. Per esempio dovremmo realizzare un buon governo. Credo che i temi della nostra conferenza, ossia conversione del cuore e influsso sulla società, ci aiuteranno a risolvere questo problema.
Purtroppo, non abbiamo una formazione permanente dopo il Battesimo e la Cresima, che potrebbe aiutare a far restare le persone nella Chiesa. Per questo, dobbiamo rivedere la nostra metodologia attuale di catechesi.
Esiste poi un problema di struttura gerarchica nella società africana per cui i superiori non possono chiedere perdono agli inferiori. Per esempio, è impensabile che un marito chieda perdono alla moglie o un anziano a un giovane. Tutto ciò vale anche per i gruppi etnici: un gruppo etnico non riterrebbe appropriato chiedere perdono a un altro. Sembra poi che le modalità di riconciliazione tradizionali africane siano un ostacolo all’ideale e alla pratica cristiana di riconciliazione.

[Testo originale: italiano]

– Gallicus B: S. E. R. Mons. Louis PORTELLA MBUYU, Vescovo di Kinkala, Presidente della Conferenza Episcopale (REPUBBLICA DEL CONGO)

Il Circolo ha insistito molto sulla dimensione universale del Sinodo, che implica la partecipazione attiva della Chiesa di ogni continente a tutte le fasi del Sinodo, in particolare attraverso la presenza dei responsabili dei dicasteri della Curia Romana e quella dei rappresentanti della Chiesa che è negli altri continenti. Anche in Africa la mobilitazione è stata grande: Sinodo diocesano, riflessione-risposta ai questionari, incontri di teologi, uso dei mass media e preghiere.
Altresì auspicabile che la comunione ecclesiale sia più effettiva a tutti i livelli (nazionale, regionale e continentale).
L’Africa ha conosciuto ferite profonde che hanno segnato pesantemente la sua storia. S’impone tuttavia la necessità di un percorso di guarigione della memoria. Occorre dunque impegnarsi fermamente in una dinamica di speranza e di resurrezione come il primo Sinodo per l’Africa aveva raccomandato.
Il Circolo ha anche sottolineato l’importanza di una spiritualità che deve integrare la dimensione religiosa o mistica con i programmi d’azione. Bisogna dunque sviluppare una spiritualità della vita.
Le nostre culture sono ricche di elementi positivi che possono contribuire alla riconciliazione e alla pace come la palabre, la fiavana in Madagascar, la parentela come forma di solido legame familiare, la mediazione, il simbolismo dell’acqua che le persone bevono dopo aver riconosciuto e confessato le proprie divergenze. Altri elementi al contrario costituiscono degli ostacoli (odio, accuse di stregoneria, sistema di caste, ecc.). Un’opera di evangelizzazione profonda permetterà parimenti di superare la contraddizione talvolta esistente fra il legame etnico e il legame ecclesiale.
Più che la Chiesa nel suo funzionamento interno, il problema dell’ingiustizia riguarda i governanti e le società che sfruttano le nostre risorse.
Le urgenze sono dunque numerose: formare quanti hanno potere decisionale ora e in futuro (una formazione spirituale e dottrinale, ma pure tecnica, seguita anche da cappellani a loro volta adeguatamente forma
ti); dare alle donne il posto che spetta loro; educare le persone alla pace fin dalla più tenera età e aiutarle a cambiare il loro modo di guardare agli altri; lo stesso vale per l’educazione allo stato di diritto e a tutti gli altri valori cristiani che riguardano la società.
La famiglia, cellula fondamentale della società, merita una mobilitazione pastorale importante. La pastorale familiare implica tutte le categorie: i bambini e i giovani devono ricevere una educazione accurata, i coniugi devono progredire nell’amore coniugale; i genitori devono assumersi la propria responsabilità di primi educatori. I valori cristiani del matrimonio e della famiglia devono quindi essere al centro di iniziative pastorali appropriate.
La relazione fra la nostra cultura e i Sacramenti dell’Eucaristia e della Riconciliazione ci orienta verso una catechesi inculturata di tali Sacramenti. In questo ambito, perché non pensare a un congresso eucaristico continentale guidato da una dinamica di ricerca teologica, di catechesi e di celebrazione inculturata?
La missione profetica della Chiesa esige un piano di azione pastorale incentrato sulle analisi delle cause dei conflitti e delle violenze alla luce della parola di Dio e della dottrina sociale della Chiesa, ed esige anche di interpellare i responsabili.
I ministri ordinati devono dunque essere veri testimoni della riconciliazione, della giustizia e della pace, e anche maestri, come dice Paolo VI nella Evangelii nuntiandi.

[Testo originale: italiano]

– Anglicus E: S. E. R. Mons. Martin Igwemezie UZOUKWU, Vescovo di Minna (NIGERIA)

La discussione è stata organizzata in una serie di domande e risposte. Ecco gli spunti più interessanti emersi dal dialogo. La formazione del cristiano dovrebbe iniziare da quella chiesa domestica che è la famiglia, con un’attenzione particolare a tradurre i documenti nelle lingue locali e diffondere registrazioni, audiovisivi. Dobbiamo avere un atteggiamento positivo verso le tradizioni africane, vederle come un’opportunità ed esaminarle attentamente per purificarle e usarle nel processo di riconciliazione. Anche la diversità deve essere vista come un dono; è stata creata da Dio, ed è un fattore di ricchezza. Ma spesso i politici si servono della nostre diversità per dividere un’etnia dall’altra e creare tensione e conflitto; per questo la riconciliazione deve essere depoliticizzata, liberata dal ricatto di non limpide motivazioni politiche. Non vogliamo demonizzare i politici in quanto tali, ma ricordarci che hanno bisogno, come tutti, di formazione e di correzione fraterna da parte di chi è più avanti di loro nel cammino della fede. Il criterio da seguire è quello che ci ha suggerito Cristo stesso: condannare il peccato ma amare e accompagnare il peccatore. Un’attenzione particolare deve essere dedicata alla formazione del clero, che con il suo lavoro edifica quotidianamente il Regno di Dio. Anche il sacerdote rischia di perdere di vista la grandezza della sua vocazione ed è minacciato dalla mentalità del mondo che diffonde i disvalori del materialismo; il sacerdote deve imitare Cristo nel servire, non nell’essere servito. Ai seminaristi dovrebbe essere insegnato ad avvalersi dei nuovi media, per rendere più completa la loro istruzione e per essere capaci di evangelizzare anche servendosi di internet e dei nuovi strumenti messi a disposizione dal progresso tecnico. Un’attenzione particolare deve essere riservata al cinema; nel caso della Nigeria, troppo spesso i film parlano di magia e stregonerie, mentre auspichiamo una maggiore presenza di artisti cattolici in questo settore. Molti interventi hanno chiesto maggiore tutela per le donne; a questo proposito ricordiamo la presenza del Wucwo (l’unione delle organizzazioni delle donne cattoliche) che con i suoi 60 milioni di membri costituisce una presenza influente e attiva. Tutti i membri del nostro circolo minore sono concordi nel riconoscere il valore ecclesiale di questa occasione: la Chiesa è il corpo di Cristo, discutere e lavorare insieme è un’esperienza preziosa che ci fa sperimentare concretamente questa verità di fede.

[Testo originale: italiano]

– Gallicus D: S. E. R. Mons. Denis Komivi AMUZU-DZAKPAH, Arcivescovo di Lomé (TOGO)

Questo secondo Sinodo deve tener conto del primo, nel quale s’inscrive, mantenendo come obiettivo quello di divulgare i frutti che ha prodotto a partire dalla sua conclusione, nelle rispettive diocesi dell’Africa, presso tutti gli agenti di evangelizzazione (sacerdoti, religiosi, religiose, catechisti), senza dimenticare i giovani.
Per avere la certezza che sia bene accolto, il Messaggio del Sinodo deve essere semplice, comprensibile e accessibile al maggior numero possibile di persone. Il Sinodo deve orientare la pastorale e l’azione pastorale.
Le sfide e i problemi sollevati dal Sinodo non appartengono solo all’Africa, e le sue risoluzioni e raccomandazioni saranno sicuramente valide anche per altri continenti.
La destabilizzazione del continente africano è dovuta ai numerosi cuori feriti dai molti mali e dalle ingiustizie che hanno seminato la rivolta. Questo il motivo per cui i padri sinodali lanciano un appello alla conversione e alla purificazione della memoria e dei cuori.
Il n. 66 dell’Instrumentum Laboris fa riferimento: “all’alienazione culturale e alla discriminazione razziale che, nel corso della storia, hanno generato il complesso di inferiorità, il fatalismo e la paura”: è tempo che qualcosa cambi in noi e attorno a noi, dicono i Vescovi, perché dobbiamo divenire progressivamente gli artefici e i protagonisti del nostro destino. Dobbiamo riscoprire la nostra cultura.
Il primo Sinodo è stato un Sinodo di speranza e di resurrezione; quello attuale deve proseguire in questo senso ed essere anche un Sinodo d’impegno e di coraggio. Bisogna seguire un programma equilibrato di spiritualità per rafforzare la fede nelle nostre società.
Occorre compiere uno sforzo riguardo alla celebrazione comunitaria e alla pratica regolare del Sacramento della Riconciliazione. I paesi e le diocesi devono stabilire commissioni di giustizia e pace, intermediarie affidabili per la riconciliazione.
L’educazione dei giovani al rispetto dell’altro, all’amore della verità e alla ricerca della riconciliazione è una priorità, come lo sono la formazione dei laici e l’apostolato dei responsabili della società. fondamentale contemplare misure di tutela e di salvaguardia della famiglia, attraverso un programma di “educazione alla vita e all’amore”. La promozione della dignità della donna necessita anch’essa di misure concrete.
Per sviluppare la spiritualità eucaristica è stata proposta la celebrazione di un Congresso Eucaristico continentale.

[Testo originale: italiano]

– Anglicus D: S. E. R. Mons. Lucas ABADAMLOORA, Vescovo di Navrongo-Bolgatanga, Presidente della Conferenza Episcopale (GHANA)

Le sfide a cui fa fronte la società sono sfide anche per la famiglia: fedeltà, povertà, violenza, controllo delle nascite, divorzio, etc. Da qui il bisogno di incoraggiare i cristiani all’adeguata preparazione al matrimonio e alla generosità nella procreazione di nuove vite. Anzi, il matrimonio cristiano va rinforzato nel suo ruolo di Chiesa domestica, mentre la famiglia africana in genere non deve chiudere i suoi occhi alle moderne minacce che questa istituzione sta affrontando. La formazione ha un ruolo essenziale e va rinforzata a tutto campo. I laici hanno bisogno di una formazione permanente riguardante le loro capacità professionali e anche per approfondire la loro vita spirituale e la conoscenza della dottrina sociale della Chiesa, per renderli testimoni di riconciliazione, giustizia e pace in tutti gli ambiti della vita. Da parte loro, inoltre, i laici possono aiutare nella formazione dei sacerdoti, di cui devono arricchire la preparazione non soltanto accademica, ma anche spirituale e sociale. I presbiteri hanno bisogno di aiuto per approfondire la loro vocazione e apprezzare il senso del loro ministero. È molto quello che possono fare affinché la gente guarisca dalle tante f
erite che portano addosso, frutto dei conflitti e dei drammi di cui il continente ha sofferto. In questo senso, si dovrebbe mettere in atto una purificazione della memoria come via verso la giustizia e la riconciliazione. Siccome “nella verità si trova la pace”, con la luce di Cristo la Chiesa può aiutare in questa sfida attraverso la vita sacramentale, le liturgie del perdono e consulenti ben preparati. Va valorizzato inoltre anche il ruolo della Chiesa riguardo all’apostolato con i carcerati, alla promozione della loro dignità umana e alla spinta verso la riconciliazione e l’integrazione nella vita sociale. La Chiesa deve inoltre risvegliare di fronte al flagello della diffusione del Hiv, che sta decimando le famiglie. Più protagonismo va dato anche alla gioventù, perchè merita un accesso più ampio all’educazione, alla formazione integrale ed a una catechesi che approfondisca la fede. Da qui il bisogno di una formazione religiosa più approfondita anche dei maestri. In tutto gioca un ruolo di grande importanza la diffusione ed il rinforzamento dei valori umani, come la dignità della persona, il bene comune, il valore e la pace come giustizia per lo sviluppo della società. Per questo la pastorale della Chiesa in Africa, nel suo dialogo con la società, deve puntare sul compito dei media, e soprattutto di quelli cattolici principalmente nella riconciliazione, la giustizia e la pace.

[Testo originale: italiano]

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione