di Roberta Sciamplicotti

ROMA, giovedì, 15 ottobre 2009 (ZENIT.org).- L'Arcivescovo Celestino Migliore, Nunzio Apostolico e Osservatore Permanente della Santa Sede, è intervenuto questo giovedì alla 64ma sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite sull'item 83, “La supremazia della legge a livello nazionale e internazionale”, osservando che questa è “la base di una società più giusta”.

“Con troppa gente esclusa in qualche modo dalla difesa e dai benefici della legge e con una crisi finanziaria globale che interessa tutte le regioni, promuovere la legge a livello internazionale è uno strumento sempre più fondamentale per raggiungere gli obiettivi stabiliti dalla Carta delle Nazioni Unite”, ha spiegato.

Monsignor Migliore ha ricordato che la legge in sé “non è l'obiettivo”. Ciò che conta è piuttosto il fatto di tener conto che “alla base di ogni legge c'è un valore o una verità fondamentale che deve essere sostenuto perché abbia un significato e uno scopo reali”.

A questo proposito, ha rimarcato il collegamento tra legge e giustizia, affermando che parlare solo della supremazia della legge senza includere il bisogno di giustizia “sarebbe inadeguato e rischierebbe di sostituire la supremazia della legge con la supremazia da parte della legge”.

Il diritto internazionale

Se la responsabilità primaria di promuovere e creare una giusta supremazia della legge spetta alle autorità locali e nazionali, in una società globalizzata riveste “la massima importanza” la necessità di regole e leggi giuste per governare gruppi al di là dei confini nazionali.

Il diritto internazionale, ha riconosciuto monsignor Migliore, “riconosce questo aspetto fondamentale e cerca di assicurare i meccanismi per una maggiore solidarietà, promuovendo così i diritti e le responsabilità di individui e società oltre i confini della Nazione”.

Per questa ragione, ha osservato, le autorità che hanno a che fare col diritto internazionale e quelle nazionali devono “rimanere vigili per assicurare che la legge continui a rispettare le capacità dei singoli Stati e delle comunità locali di governare i propri affari in modo giusto, intervenendo solo quando una questione ha conseguenze globali o lo Stato o la comunità locali fallisce nel far fronte alla responsabilità di difesa”.

Il diritto internazionale, ha proseguito l'Osservatore Permanente, continua a rivestire una grande importanza nei settori della pace e della sicurezza, dello sviluppo economico e del degrado ambientale.

“Corruzione diffusa, conflitti nazionali e internazionali, terrorismo, violenza sessuale come strumento di guerra e abusi di altri diritti umani sono troppo spesso perpetrati da o sono dovuti alla mancanza di aderenza a un giusto sistema di leggi a vari livelli”, ha commentato.

A questo riguardo, “i trattati e le norme legali internazionali sono stati strumentali alla promozione di un maggior rispetto per la legge e alla creazione di una maggiore fiducia tra gli Stati”.

Il campo economico

Anche nel settore dell'economia, la supremazia della legge a livello internazionale è sempre più necessaria, ha rilevato l'Arcivescovo.

“La natura interconnessa degli affari e del commercio globali non permettono più alle singole Nazioni di controllare e regolamentare la propria economia perché, come dimostra la recente crisi finanziaria, il fallimento nella giusta regolamentazione di un singolo mercato o prodotto può portare a effetti devastanti in tutto il globo”.

In questo contesto, l'Arcivescovo ha esortato a un sistema legislativo che favorisca un commercio giusto capace di difendere la dignità dei lavoratori.

Perché la supremazia della legge sia efficace, ha avvertito, non basta ad ogni modo concentrarsi solo sugli aspetti tecnici e amministrativi, ma si deve tener conto del “sostegno culturale sottostante necessario per rispettare coloro per i quali la legge esiste”.

“La riforma delle Nazioni Unite e dei suoi vari corpi è della massima importanza per promuovere la supremazia della legge a livello internazionale”, ha concluso il presule. “I corpi internazionali che ampliano l'obiettivo e il significato dei trattati al di là del contenuto concordato in origine perdono il rispetto del ruolo di sussidiarietà, minando l'intento dei trattati stessi e rischiando di perdere credibilità”.