La Santa Sede chiede più impegno nella tutela dei cristiani

Tolleranza e rispetto sono “una disciplina civile”

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CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 15 ottobre 2009 (ZENIT.org).- La tolleranza e il rispetto autentici “sono una disciplina civile, non solo un’attitudine personale”, ha affermato monsignor Anthony Frontiero, del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.

Il presule è intervenuto nell’ambito dell’incontro sulla realizzazione degli impegni assunti nella “dimensione umana” dall’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE)/Ufficio per le Istituzioni Democratiche e i Diritti Umani (ODIHIR), durante la sessione dedicata al tema “Combattere il razzismo, la xenofobia e la discriminazione, puntando l’attenzione anche sull’intolleranza e sulla discriminazione contro i cristiani e i membri di altre religioni”.

Nel suo discorso, monsignor Frontiero ha sottolineato che “incidenti causati dall’odio, dalla discriminazione, dalla violenza e dall’intolleranza contro cristiani e membri di altre religioni continuano a verificarsi troppo spesso nella regione dell’OSCE e sono sintomatici della mancanza di pace nel mondo”.

“L’obiettivo dell’impegno dell’OSCE di combattere l’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani e contro i membri di altre religioni non è in qualche modo ‘livellare il campo da gioco’ o rimanere indifferenti verso diverse visioni del mondo, ma rispettare autenticamente le differenze fra tali visioni”.

Monsignor Frontiero ha dichiarato che l’assenza di convinzioni “non è sinonimo di tolleranza”, perché “in mancanza di una nozione convincente della verità che ci richiede di essere tolleranti verso chi ha un’idea diversa della verità delle cose, ci sono solo scetticismo e relativismo”.

Una nozione autentica di tolleranza in società pluralistiche richiede invece che, “nel trattare con i non credenti e con quanti hanno diverse fedi, i credenti comprendano di dover ragionevolmente aspettarsi che il dissenso che incontrano continuerà a esistere”.

Di fronte agli incidenti di intolleranza, discriminazione e violenza contro i cristiani e contro i membri di altri credo, la delegazione vaticana esorta quindi l’OSCE a concepire e promuovere “una nuova tolleranza”: “non quella indifferente”, “ma una tolleranza autentica di differenze civilmente assunte”.

“Rispettare l’altro come persona che ricerca la verità e la bontà, permette ai credenti e agli altri di affrontare un dialogo che porta all’arricchimento reciproco piuttosto che a uno scetticismo più profondo sulla possibilità stessa di afferrare la verità delle cose”, ha osservato.

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ZENIT Staff

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