Che cosa dice alla Cina la “Caritas in Veritate”?

Le riflessioni di una laica cattolica dell

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ROMA, giovedì, 15 ottobre 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito le riflessioni di una laica cattolica dell’Hebei che – su invito di “Mondo e Missione” – ha promosso un Forum tra studiosi cinesi sull’ultima enciclica di Benedetto XVI.

Teresa Enhui Xiao è una cattolica cinese, laica, che ha compiuto studi di letteratura ed è membro dell’associazione degli scrittori della provincia dell’Hebei. Dopo alcuni anni di studi teologici a Roma, è tornata in Cina. Opera a Shanghai a stretto contatto con l’editrice cattolica locale.

Missionline mette a disposizione, a partire da oggi, in lingua italiana, alcuni di questi contributi.

 

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1. La ricezione dell’enciclica in Cina

L’enciclica Caritas in veritate ha due punti cruciali: il primo è la giustizia e il bene comune nello sviluppo di un mondo in via di globalizzazione; il secondo riguarda il posto di Dio nel mondo. Il secondo è principio e garanzia del primo. Se paragoniamo il primo al corpo, il secondo ne sarebbe l’anima, mentre la Caritas in Veritate è il suo spirito. Ebbene, l’Enciclica tocca alcuni temi di discussione nel mondo cinese. In Cina, i temi caldi attualmente: sono sviluppo, giustizia, disparità, corruzione, disoccupazione, bene comune, la libertà di parola, e soprattutto la relazione interpersonale, cui si riferisce il progetto di “società armoniosa” avanzato dal Presidente Hu Jintao due anni fa. In Cina si respira una tensione, un’attesa; ci si chiede quale sia il punto di vista cristiano sulla stessa “società armoniosa”, quasi una luce che la illumini. Questo è stato mostrato da molti sia campo ecclesiale sia accademico sia governativo. Ebbene, sull’Enciclica Caritas in Veritate, tutti media i ecclesiali in Cina hanno parlato, sia giornali sia internet sia riviste; oltre che a Taiwan e Hong Kong, questo è accaduto anche in Cina continentale. Tutti i membri della Chiesa (preti, religiosi e religiose e laici), ne hanno sentito e parlato. Anche alcuni funzionari del governo sugli affari religiosi e alcuni professori universitari hanno avuto cenni di quel documento. Però tutti costoro sono rimasti toccati solo a livello informativo: una notizia, anzi solo alcune parole, su “una nuova enciclica”, “sulla morale sociale”… Forse hanno sentito anche di una “calorosa riflessione in Europa e negli USA”. Penso che quando la versione cinese dell’Enciclica sarà pubblicata, questo “calore” giungerà lontano con il vento. Nonostante ciò, la riflessione non è mancata, così come alcune voci di lettori entusiasti, perché tocca proprio il cuore dei cinesi.

2. Società armoniosa e sviluppo cristiano

Negli ultimi anni, la “società armoniosa” e il “mondo armonioso” sono ormai diventati i due grandi concetti di valore del pacifico sviluppo della Cina. Il termine “società armoniosa” indica lo sviluppo della Cina con una società democratica e basata sulla legge, su giustizia e parità, sincerità e fraternità, capace di eccezionale dinamica, di stabilità ed ordine, e di coesistenza armoniosa fra uomo e natura. L’Enciclica Caritas in Veritate, fa riferimento a tutte queste questioni, riguardando la giustizia e il bene comune nello sviluppo di una società in via di globalizzazione. Dello sviluppo l’Enciclica offre una visione articolata, spiegando che significa “far uscire i popoli anzitutto dalla fame, dalla miseria, dalle malattie endemiche e dall’analfabetismo. Dal punto di vista economico, ciò significava la loro partecipazione attiva e in condizioni di parità al processo economico internazionale; dal punto di vista sociale, la loro evoluzione verso società istruite e solidali; dal punto di vista politico, il consolidamento di regimi democratici in grado di assicurare libertà e pace.”(21). Nello stesso tempo l’Enciclica non dimentica di vedere la situazione concreta che noi viviamo attualmente. Le capacità tecniche e lo sfruttamento sregolato delle risorse della terra, la crescita di ricchezza che aumenta disparità e nuova povertà, la disoccupazione, la corruzione e l’illegalità sono presenti da per tutto, il non rispettare i diritti umani dei lavoratori, eccessi di protezione della conoscenza da parte dei Paesi ricchi, troppo rigido diritto di proprietà intellettuale, l’importanza della giustizia distributiva e della giustizia sociale, l’egoismo nella economia e finanza, la necessità delle organizzazioni sindacali, la carenza di alimentazione, il diritto alla libertà religiosa, l’esasperazione dei diritti e la dimenticanza dei doveri, la tutela dell’ambiente e problematiche energetiche, un maggiore accesso all’educazione, questione delle migrazioni, dialogo interculturale, le nuove forme di schiavitù della droga e la disperazione… L’Enciclica sottolinea i forti legami esistenti tra etica della vita ed etica sociale, ricordando che non è sufficiente progredire solo da un punto di vista economico e tecnologico o istituzionale. Solo l’uomo infatti è l’autore, il centro e il fine di tutta la vita economico-sociale; la solida base di una società è la dignità della persona, la giustizia e la pace. L’uomo non deve essere ridotto a mezzo per lo sviluppo. Lo sviluppo vero, l’Enciclica afferma, è una vocazione: “Nel disegno di Dio, ogni uomo è chiamato a uno sviluppo, perché ogni vita è vocazione”(16). Tale sviluppo vocazionale “nasce da un appello trascendente”. L’uomo “è incapace di darsi da sé il proprio significato ultimo” (16). Lo sviluppo come vocazione comporta la centralità in esso della carità (19), che renderà uno sviluppo vero e integrale, perché comporta una libera e solidale assunzione di responsabilità da parte di tutti. Un tale sviluppo ha bisogno di Dio: “senza di Lui lo sviluppo o viene negato o viene affidato unicamente alle mani dell’uomo… L’uomo non si sviluppa con le sole proprie forze, né lo sviluppo gli può essere semplicemente dato dall’esterno.”

3. La centralità della carità

L’Enciclica afferma all’inizio: “La carità nella verità è la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell’umanità intera”(1). La carità è il dono più grande che Dio abbia dato agli uomini, è sua promessa e nostra speranza.(2); la carità è “espressione autentica di umanità e come elemento di fondamentale importanza nelle relazioni umane, anche di natura pubblica”(3). Caritas in veritate è il principio intorno a cui ruota la dottrina sociale della Chiesa. L’Enciclica afferma che chi ama con carità gli altri è anzitutto giusto verso di loro. La giustizia è inseparabile dalla carità, intrinseca ad essa. La giustizia è la prima via della carità, la misura minima di essa, parte integrante di quell’amore. La carità esige la giustizia. Essa s’adopera per la costruzione della “città dell’uomo” secondo diritto e giustizia (cf 6). Facendo un passo avanti, il Papa indica: ” Accanto al bene individuale, c’è un bene legato al vivere sociale delle persone: il bene comune. È il bene di quel ‘noi-tutti’, formato da individui, famiglie e gruppi intermedi che si uniscono in comunità sociale” (7). D’altra parte, la carità supera la giustizia e la completa nella logica del dono e del perdono. Senza la gratuità non si riesce a realizzare nemmeno la giustizia. La “città dell’uomo” “non è promossa solo da rapporti di diritti e di doveri, ma ancor più e ancor prima da relazioni di gratuità, di misericordia e di comunione.”. Tale dottrina è servizio della carità, ma nella verità, il bisogno di coniugare la carità con la verità non solo nella direzione di «veritas in caritate », ma anche di «caritas in veritate ». “La verità va cercata, trovata ed espressa nell’economia della carità, ma la carità a sua volta va compresa, avvalorata e praticata nella luce della verità” (2). “Senza verità si cade in una visione empiristica e scettica della vita, incapace di elevarsi sulla prassi, perché non interessata a cogliere
i valori — talora nemmeno i significati — con cui giudicarla e orientarla. La fedeltà all’uomo esige la fedeltà alla verità che, sola, è garanzia di libertà e della possibilità di uno sviluppo umano integrale.” (9) L’Enciclica approfondisce due grandi verità cristiane: “La prima è che tutta la Chiesa, in tutto il suo essere e il suo agire, quando annuncia, celebra e opera nella carità, è tesa a promuovere lo sviluppo integrale dell’uomo. …La seconda verità è che l’autentico sviluppo dell’uomo riguarda unitariamente la totalità della persona in ogni sua dimensione” (11). L’Enciclica sottolinea che la verità dello sviluppo si trova nell’integrità, e il vero sviluppo consiste nello sviluppo di tutto l’uomo e di ogni uomo. Lo sviluppo in fondo è lo sviluppo delle persone. Non ci sono sviluppo pieno e bene comune universale senza il bene spirituale e morale delle persone. Quindi il Papa osserva: “Lo sviluppo non sarà mai garantito compiutamente da forze in qualche misura automatiche e impersonali, siano esse quelle del mercato o quelle della politica internazionale. Lo sviluppo è impossibile senza uomini retti, senza operatori economici e uomini politici che vivano fortemente nelle loro coscienze l’appello del bene comune” ( 71). L’Enciclica esprime molta concretezza: “Non avremo solo reso un servizio alla carità, illuminata dalla verità, ma avremo anche contribuito ad accreditare la verità, mostrandone il potere di autenticazione e di persuasione nel concreto del vivere sociale”(2). Ci chiede di dare il nostro contributo alla credibilità della verità, fare di noi stessi testimonianza alla verità, come Cristo, Egli stesso è la Verità (1), perché Egli “s’è fatto testimone con la sua vita terrena e, soprattutto, con la sua morte e risurrezione” (1) alla verità. Egli è Cristo, Salvatore, che ha innalzato noi a una dignità sublime i (GS 22), svela pienamente l’uomo a se stesso, in quella vocazione ultima e divina, di diventare figli di Dio. Il Papa ci chiede di essere cristiani veri, piccoli cristi noi stessi, piccoli salvatori del mondo. Gli uomini retti sono coloro che sanno “non vedere nell’altro sempre soltanto l’altro, ma riconoscere in lui l’immagine divina, giungendo così a scoprire veramente l’altro e a maturare un amore che diventa cura dell’altro e per l’altro”(11). Ciò è permesso solo dall’incontro con Dio. Lo sviluppo ha bisogno di cristiani con le braccia alzate verso Dio nel gesto della preghiera, cristiani mossi dalla consapevolezza che l’amore pieno di verità, caritas in veritate, da cui procede l’autentico sviluppo, non è da noi prodotto ma ci viene donato.

4. Il futuro è “guardare in alto”

Nel 2007 il premier cinese Wen Jiabao ha scritto una poesia per gli studenti universitari: “Guardare al cielo” nella quale agli studenti che un popolo avrà speranza solo quando avrà persone che sono attente al cielo. Un popolo che guarda solo ai propri piedi, perderà il futuro. Invita gli studenti a guardare spesso al cielo, contemplarlo, cercare il senso dell’essere umano, non solo studiare scienza e tecnologia, ma tenere conto del destino del mondo e del Paese. L’insegnamento dell’Enciclica va nella medesima direzione: “Lo sviluppo implica attenzione alla vita spirituale, seria considerazione delle esperienze di fiducia in Dio, di fraternità spirituale in Cristo, di affidamento alla Provvidenza e alla Misericordia divine, di amore e di perdono, di rinuncia a se stessi, di accoglienza del prossimo, di giustizia e di pace.”(79)

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ZENIT Staff

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