di Carmen Elena Villa
CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 9 ottobre 2009 (ZENIT.org).- Il continente africano è sempre più vulnerabile ai “tossici rifiuti spirituali”che importa soprattutto dal primo mondo, come ha affermato Papa Benedetto XVI durante l'omelia di inaugurazione del Sinodo per l'Africa domenica scorsa.
Ciò avviene anche se il cattolicesimo è ben rappresentato nei Parlamenti dei Paesi africani (il 22% dei parlamentari è cattolico).
Su questi temi sono intervenuti in modo particolare questo giovedì mattina nell'Aula del Sinodo il Cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, e monsignor Philippe Ouédraogo, Arcivescovo di Ouagadougou (Burkina Faso).
Il Papa non è stato presente durante la sessione del mattino perché doveva ricevere Mahmoud Abbas, presidente dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina e dell'Autorità Nazionale Palestinese.
Ideologia di “genere”
Il Cardinale Antonelli ha espresso la sua preoccupazione constatando che in Africa l'“ideologia di genere” inizia a infiltrarsi in modo “molto camuffato” nelle associazioni, “negli ambienti governativi e anche in alcuni ambienti ecclesiali”.
Le differenze tra uomo e donna non corrispondono – affermano i sostenitori dell'ideologia di genere – a una natura “data”, ma sarebbero mere costruzioni culturali in base ai ruoli e agli stereotipi assegnati ai sessi in ogni società.
Il porporato ha spiegato che quanti applicano queste ideologie partono da problemi reali ai quali bisogna rimediare, “come le ingiustizie, le violenze subite dalle donne, la mortalità infantile, la malnutrizione, la fame, i problemi di alloggio e lavoro”.
Le soluzioni che offrono, ha aggiunto, risultano però “ambigue nei loro nuovi significati antropologici”.
A tale proposito, ha citato l'esempio del diritto all'uguaglianza tra uomini e donne, che non è sempre visto come la dignità che ha ciascuno di loro, ma come l'irrilevanza che viene attribuita alla differenza tra i due sessi cercando un'uniformità di tutti gli individui “come se fossero sessualmente indifferenziati”, provocando un'“equivalenza di tutti gli orientamenti e i comportamenti sessuali”.
Si tratta di una visione errata della libertà che vuole che “ogni individuo abbia il diritto di compiere liberamente (ed eventualmente di maturare) le proprie scelte secondo i suoi desideri e le sue preferenze”.
La libertà della donna, ha segnalato il Cardinale, non significa solo emancipazione o competenza, rivalità o antagonismo, ma vivere la complementarietà con l'uomo.
Questa ideologia si diffonde in programmi di salute sessuale e riproduttiva che cercano la collaborazione del Governo e delle associazioni locali, anche ecclesiali, “che generalmente non si rendono conto delle loro implicazioni antropologiche, eticamente inaccettabili”.
Il porporato ha concluso il suo intervento esortando “alla vigilanza” le istituzioni che assistono i sacerdoti, i seminaristi, i religiosi, le organizzazioni della Caritas e altri operatori pastorali laici.
Tirannia del relativismo
Monsignor Philippe Ouédraogo, Arcivescovo di Ouagadougou (Burkina Faso), ha affermato che un altro dei “tossici rifiuti” che arrivano in Africa è l'imposizione del “pensiero unico”, retto soltanto dalla legge del libertinaggio e del relativismo morale.
“Il rumore mediatico suscitato dai mezzi di comunicazione nel viaggio del Santo Padre in Camerun e Angola a marzo rappresenta un esempio evidente”, ha aggiunto il presule.
“Programmi rivolti a persone di lingua francese, sia europee che africane, fanno credere che le religiose e i religiosi africani, studenti o missionari a Roma o in altri luoghi d'Europa, vivano di mendicità e prostituzione, abbandonati dal Vaticano e dalle congregazioni religiose”.
Il presule ha concluso il suo intervento affermando che “gli africani non possono usare la violenza per combattere l'imperialismo e la tirannia del pensiero unico”.
“Ad ogni modo, chiediamo loro un po' di moderazione e prudenza, di rispetto e tolleranza, e soprattutto di onestà intellettuale dietro l'espressione delle loro idee”, ha chiesto.