CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 6 ottobre 2009 (ZENIT.org).- Di fronte alle tragedie che attanagliano il continente africano occorre che tutti i cristiani si sforzino di dare una “testimonianza comune della speranza trasmessa dal Vangelo”.
E’ l’appello risuonato questo martedì attraverso la voce di Benedetto XVI, nel giorno in cui il Sinodo dei Vescovi ha accolto la riflessione del Patriarca della Chiesa Tewahedo Ortodossa di Etiopia, Sua Santità Abuna Paulos.
“La sua presenza – ha detto il Santo Padre – è un’eloquente testimonianza delle antiche e ricche tradizioni della Chiesa in Africa. Anche al tempo degli apostoli, fra le numerose persone desiderose di ascoltare il messaggio salvifico di Cristo vi erano gli abitanti dell’Etiopia”.
“La fedeltà del suo popolo al Vangelo – ha aggiunto – continua a esprimersi attraverso l’obbedienza alla sua legge d’amore, ma anche, come ci ha ricordato, attraverso la perseveranza anche nella persecuzione e nel sommo sacrificio del martirio in nome di Cristo”.
Poco prima il Patriarca ortodosso aveva preso la parola parlando delle sofferenze patite dai cristiani in Africa e in particolare dai fedeli della sua Chiesa sottoposti a “una dura persecuzione durante la dittatura comunista, con molti nuovi martiri”.
“Io stesso, che allora ero Vescovo, ho trascorso diversi anni in prigione prima dell’esilio – ha raccontato – . Quando sono diventato patriarca, al termine del periodo comunista, c’era molto da ricostruire. È stato questo il nostro compito, con l’aiuto di Dio, le preghiere dei nostri monaci e la generosità dei fedeli”.
Tra i problemi più grandi che affliggono l’Africa il Patriarca ha quindi indicato “la mancanza di accesso all’educazione” dei giovani.
Riguardo invece alla lotta contro la diffusione dell’HIV/AIDS, ha sottolineato l’obbligo morale a “incoraggiare tutte quelle esperienze che ci mostrano come guarire e resistere alla malattia, per dare speranza creando sinergia e fornendo all’Africa gli stessi trattamenti che ha ricevuto l’Europa”.
“L’Africa è stata colonizzata con brutalità e le sue risorse sono state sfruttate – ha continuato –. Le nazioni ricche che si sono sviluppate sfruttando l’Africa se ne ricordano quando hanno bisogno di qualcosa. Non hanno mai appoggiato il continente nella sua lotta per lo sviluppo”.
Il Patriarca ha poi accennato al “pesante debito globale” che grava sull’Africa e “che né questa, né la generazione futura potranno colmare”.
Subito dopo ha sollecitato i capi religiosi a levare la propria voce in difesa dei ragazzi, dei bambini spesso arruolati nell’esercito, affinché “questi comportamenti vengano immediatamente abbandonati”.
Inoltre, ha continuato, sebbene l’Africa si sia “liberata dal colonialismo da tempo, esistono ancora molte situazioni che la rendono dipendente dai paesi ricchi”.
“L’enorme debito, lo sfruttamento delle sue risorse naturali da parte di pochi, la pratica agricola tradizionale e l’insufficiente introduzione di moderni sistemi di agricoltura, la dipendenza delle popolazioni dalle piogge, che incidono negativamente sulla sicurezza alimentare, la migrazione e la fuga dei cervelli colpiscono duramente il continente”, ha continuato.
Per questo, ha sottolineato, “ci si aspetta che i cristiani siano messaggeri di cambiamenti nel portare la giustizia, la pace, la riconciliazione e lo sviluppo”.
Tuttavia, ha precisato, “i capi religiosi africani non devono preoccuparsi solo delle opere sociali, ma rispondere alle grandi necessità spirituali degli uomini e delle donne d’Africa”.
“La società – ha concluso – ha bisogno degli insegnamenti dei suoi religiosi, che la aiuti a risolvere i suoi problemi in unità e a cessare di essere la vittima di un problema”.
A questo parole ha replicato il Santo Padre ricordando “che l’annuncio evangelico non può prescindere dall’impegno di edificare una società che sia conforme alla volontà di Dio, rispetti le benedizioni del creato e tuteli la dignità e l’innocenza di tutti i suoi figli”.
“In Cristo sappiamo che la riconciliazione è possibile, la giustizia può prevalere, la pace può durare! Questo il messaggio di speranza che siamo chiamati ad annunciare – ha continuato –. Questa la promessa che oggi gli abitanti dell’Africa desiderano vedere avverarsi”.
“Preghiamo, dunque, affinché le nostre Chiese possano avvicinarsi nell’unità che è il dono dello Spirito Santo e rendere testimonianza comune della speranza trasmessa dal Vangelo!”, ha detto.
“Continuiamo a operare per lo sviluppo integrale di tutti i popoli africani, rafforzando le famiglie che sono il baluardo della società africana, educando i giovani che sono il futuro dell’Africa e contribuendo all’edificazione di società caratterizzate da onestà, integrità e solidarietà!”
“Che le nostre decisioni in queste settimane aiutino i seguaci di Cristo in tutto il continente a essere esempi convincenti di rettitudine, misericordia e pace e a essere una luce che illumina il cammino delle generazioni future”, ha infine concluso.