CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 5 ottobre 2009 (ZENIT.org).- La disponibilità alla riconciliazione mostra il grado di evangelizzazione di una comunità, ha affermato questo lunedì monsignor Nikola Eterović, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, nella relazione all’assemblea.
Nel suo discorso, il presule ha ricordato le parole pronunciate da Benedetto XVI il 19 marzo scorso durante il suo soggiorno a Yaoundé (Camerun), quando ha affermato: “Con la forza dello Spirito Santo rivolgo a tutti questo appello: ‘Lasciatevi riconciliare!’ (2 Cor 5,20). Nessuna differenza etnica o culturale, di razza, di sesso o di religione deve divenire tra voi motivo di contesa. Voi siete tutti figli dell’unico Dio, nostro Padre, che è nei cieli. Con questa convinzione sarà finalmente possibile costruire un’Africa più giusta e pacifica, all’altezza delle legittime attese di tutti i suoi figli”.
La riconciliazione, ha spiegato monsignor Eterović, “richiede il perdono ricevuto dal Padre e dato ai fratelli, secondo l’ammaestramento del Signore Gesù: ‘perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore’”.
L’insegnamento sulla riconciliazione, “sorgente della pace e della giustizia”, è il cuore della riflessione dell’Assemblea Speciale per l’Africa, che presuppone “l’Annuncio della Buona Notizia e la sua assimilazione”.
“Tutti i cristiani sono chiamati a riconciliarsi con Dio e con il prossimo”, ha dichiarato il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, affermando che “la disponibilità alla riconciliazione è il barometro della profondità dell’evangelizzazione di una persona, di una famiglia, di una comunità, di una Nazione, come pure delle Chiese particolari e di quella universale”.
“Solamente da un cuore riconciliato con Dio possono spuntare iniziative di carità e di giustizia nei riguardi del prossimo e della società intera”.
Richiamando le parole riportate nel Vangelo di Matteo (5, 13. 14) “Voi siete il sale della terra … voi siete la luce del mondo”, “sottotitolo” del tema del Sinodo, il presule ha osservato che “sono al contempo una constatazione della dignità cristiana e un invito a viverla sempre meglio” e sono indirizzate “a tutti i cristiani, oggi in modo particolare a quelli dell’Africa”, che “sanno, nella grazia dello Spirito Santo, che la risposta affermativa presuppone la conversione e la ferma volontà di seguire Gesù Cristo”.
“La Chiesa Cattolica in Africa deve illuminare ancora di più le complesse realtà del continente con la luce del Signore Gesù, diventando sempre di più il sale della terra africana, immettendo il gusto divino nelle realtà di ogni giorno”.
Come mostrano i dati statistici, del resto, la Chiesa in Africa è molto dinamica.
Su un totale di 943.743.000 abitanti, i cattolici sono 164.925.000, cioè il 17,5%. Questo dato rivela una percentuale più elevata di quella mondiale (17,3%), così come nel continente africano si registra una notevole crescita delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata.
Allo stesso modo, aumentano anche gli operatori pastorali, 521 dei quali “hanno sigillato con il sacrificio della vita il loro servizio ecclesiale” dal 1994 al 2008.
“Oltre all’evangelizzazione, sua missione principale, la Chiesa Cattolica è assai attiva anche nel campo della carità, della salute, dell’educazione e, in genere, in numerose iniziative di promozione umana”, ha ricordato il presule, sottolineando esempi significativi come la Fondazione per il Sahel e la Fondazione Il Buon Samaritano per sostenere gli infermi più bisognosi, soprattutto i malati di Aids.
Nel continente africano agiscono poi 53 Caritas nazionali, la Caritas del Medio Oriente e dell’Africa del Nord, il Segretariato Justice and Peace del Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar (SECAM), 8 Commissioni regionali e 34 nazionali, numerose organizzazioni internazionali e nazionali cattoliche e 12 Istituti e Centri di promozione della Dottrina sociale della Chiesa.
La Chiesa cattolica gestisce inoltre 16.178 centri sanitari e più di 55.000 istituti di istruzione.
In questo contesto, il presule ha auspicato che la crescita quantitativa che si sperimenta nel continente “diventi sempre di più anche qualitativa”.
“In tale modo i cristiani, guidati dai loro Pastori, potranno avvicinarsi all’ideale a cui il Signore Gesù chiama ogni suo discepolo e cioè a diventare il sale della terra e la luce del mondo”, ha rilevato.
“Solamente uniti a Lui, che dà il senso a tutto ciò che esiste e, soprattutto, all’esistenza umana, i cristiani possono svolgere la vocazione di essere il sale della terra, di offrire il sapore divino, eterno, ai beni terreni, alle cose materiali di cui devono servirsi per svolgere la loro vita umana nel modo cristiano – ha concluso –. Solamente rivestendosi di Gesù Cristo, luce del mondo, i cristiani possono riflettere tale luce nelle tenebre del mondo attuale, conducendo tanti uomini di buona volontà, in cerca della luce vera, verso la sua sorgente inesauribile: il Signore Gesù”.