di Carmen Elena Villa
REGENSBURG, lunedì, 5 ottobre 2009 (ZENIT.org).- Né la paura di fronte alla pressione nazista né il rifiuto per gli handicappati che si viveva nel suo Paese con il nazionalsocialismo di Hitler poterono soffocare l’intensa spiritualità e l’amore per i più deboli di fr. Eustachio Kugler.
La Diocesi di Regensburg ha celebrato la sua beatificazione questa domenica, presieduta da monsignor Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi e inviato di Papa Benedetto XVI.
La dedizione ai malati
Il suo nome di battesimo era Giuseppe. A 16 anni, mentre lavorava in un cantiere, cadde da un ponteggio da un’altezza di 4 metri e riportò una distorsione al piede e una ferita che lo fecero zoppicare per tutta la vita.
A 26 anni, Kugler (1867-1946) entrò nell’Ordine di San Giovanni di Dio, dopo essere entrato in contatto con questa comunità durante la costruzione di un ospedale a Reichenbach (Germania).
Per quasi tutta la sua vita religiosa fu priore di varie comunità e della sua Provincia religiosa, incarico per il quale venne rieletto per volontà degli stessi membri dell’Ordine di San Giovanni di Dio.
Aveva un grande senso della giustizia e un vero talento per l’organizzazione. Sotto la sua guida c’erano 16 ospedali con 2.500 malati assistiti. Nel 1929 venne inaugurato un grande nosocomio (maschile e femminile) con la sua chiesa a Regensburg, in onore di San Pio V.
Si preoccupava che venissero assistiti soprattutto i poveri. Scrisse i criteri per accompagnare i malati negli ospedali in vigore ancora oggi. Pur avendo questa responsabilità, passava la notte camminando per i corridoi dell’ospedale per far fronte alle necessità dei malati, anche le più piccole.
“Noi che lavoriamo nel campo della malattia sappiamo che le persone si aprono solo con chi ha il cuore aperto a loro. Fr. Eustachio Kugler è stato un grande modello a questo proposito”, ha affermato Ubli Doblinger, attuale responsabile della pastorale del centro per handicappati a Reichenbach, in un video diffuso da Max Kronawitter.
Per il postulatore della sua causa di beatificazione, fr. Félix Lizaso, Kugler visse la sua vocazione con due importanti pilastri: “una realtà esistenziale profonda nella comunità, con una vita di fede e spiritualità e una vita di dedizione ai malati”, ha detto parlando con ZENIT.
Pericolo nazista
Come molti altri ordini religiosi e come la Chiesa stessa, i fratelli di San Giovanni di Dio erano minacciati dai nazisti. Lo erano anche i malati che venivano assistiti. Molti vennero deportati visto che i nazisti li consideravano un tumore per la società, ma fr. Kugler si impegnò al massimo per salvarli dalle camere a gas.
Il 17 agosto 1943 Ratisbona subì un pesante bombardamento. I dintorni dell’ospedale vennero distrutti, ma il centro di salute rimase intatto. “Possiamo dire che qui c’è un santo, che ci ha salvati dalla guerra e dalle bombe”, diceva un pastore evangelico.
Padre Lizaso racconta che un giorno Hitler passò davanti all’ospedale. Tutti corsero ad affacciarsi alle finestre per vederlo. Fr. Kugler, invece, non volle vederlo e diceva ai suoi fratelli indicando loro il tabernacolo “Il nostro Führer è lì”.
“Non andava mai da qualche parte senza il rosario in mano. Era un uomo molto giusto. Con spirito di preghiera, di raccoglimento, di umiltà”, afferma il postulatore.
Soffrì moto per la devastazione nazista. Venne sottoposto a più di 30 interrogatori da parte della Gestapo, e durante uno di questi svenne.
“Oltre a non aver tradito alcun fratello, né altre persone, mantenne il massimo riserbo nella sua comunità sugli interrogatori e sul trattamento che aveva ricevuto. Non si lamentò mai, né insultò i poliziotti”, testimonia Lizaso.
Ci furono fratelli che abbandonarono l’Ordine, abbagliati dall’ideologia nazista. Questo colpì profondamente Eustachio, ma mantenendo la calma si riferiva ai nazisti dicendo: “Quegli alberi non cresceranno fino al cielo”.
“Non era una persona che avesse compiuto grandi studi teologici, ma aveva una profonda spiritualità ascetica, un’innegabile misticismo per la sua vita interiore e la profondità di fede, che accompagnava i suoi atti in autentica risposta d’amore per Dio”, ha aggiunto il postulatore.
Fr. Kugler morì nel 1946 per un tumore allo stomaco. A più di 60 anni dalla sua morte, i confratelli e migliaia di fedeli a Regensburg lo ricordano e ne ammirano la semplicità, la saggezza e lo spirito di servizio.
[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]