Vescovi nigeriani: la conversione, via per la giustizia e la riconciliazione

Chi dice di amare Dio ma odia il prossimo è un bugiardo, affermano

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di Roberta Sciamplicotti

ROMA, mercoledì, 30 settembre 2009 (ZENIT.org).- La conversione è la via per raggiungere la giustizia e la riconciliazione e i Vescovi sono chiamati ad essere “esempi di conversione”.

E’ il messaggio diffuso dal comunicato finale della seconda Assemblea Plenaria per il 2009 della Conferenza dei Vescovi Cattolici della Nigeria, svoltasi dal 7 al 12 settembre al Centro della Trasfigurazione di Kafanchan, nello Stato di Kaduna.

Il comunicato, firmato da monsignor Felix Job, presidente dei Vescovi nigeriani, e da monsignor Alfred Martins, segretario, sottolinea che conversione è necessaria perché “le nostre apparentemente incurabili malattie sociali sono sintomi di una malattia più profonda e cronica, il peccato, che ci ha resi una Nazione di gente malata e ferita”.

Per questo, “c’è un urgente bisogno di conversione a ciò che è vero, a ciò che è buono, alla giustizia, alla riconciliazione, all’amore”.

Ciò, affermano, “può essere sostenuto solo quando siamo realmente convertiti a Dio”. “Senza la forza che viene dall’alto non ci può essere autentica conversione”.

“La nostra adorazione rimarrà sempre ipocrita, una tragica contraddizione, se non ci sottometteremo a Dio dal più profondo del nostro cuore”, dichiarano i Vescovi nigeriani. “Il cuore umano deve diventare il santuario dello Spirito di Dio, così che la persona umana possa essere ricreata a immagine del Figlio di Dio”.

“Quando apriremo il nostro cuore allo Spirito Santo, la nostra adorazione sarà gradita a Dio e le nostre azioni saranno accettabili ai suoi occhi. Allora saremo giusti con Dio e con il nostro prossimo, allora la pace e la giustizia regneranno tra di noi nella nostra terra”.

No alla strumentalizzazione della religione

I Vescovi nigeriani constatano con tristezza che nel loro Paese prevale “un cultura della violenza”, come si constata da “furti, omicidi rituali, guida pericolosa per le strade, assassinii in nome della religione”.

Ricordando che la Costituzione della Repubblica Federale di Nigeria garantisce la libertà religiosa, i presuli sottolineano come alcuni nigeriani “intendano il loro diritto alla religione come diritto di perseguitare altri nigeriani di credo religioso diverso”.

“Deploriamo l’uso e l’abuso della religione per calpestare i diritti altrui”, dichiarano.

“Chi afferma di amare Dio ma odia gli altri esseri umani, perfino al punto da ucciderli, è un bugiardo – aggiungono –. Dio non ha dato a nessuno il diritto di uccidere nel suo nome, né ha autorizzato alcuno a violare la dignità di altri esseri umani”.

Corruzione e conflitti

I Vescovi sottolineano quindi la gravità del problema della corruzione, che ha reso quello nigeriano “un popolo povero che vive in una terra di enormi ricchezze”.

“Quando ingenti quantità di denaro destinate alle infrastrutture finiscono nelle tasche di poche persone, il collasso delle infrastrutture ha un impatto negativo sulle attività economiche”.

In questo contesto, denunciano, è facile che milioni di giovani nigeriani vedano il proprio Paese come un annientatore delle loro speranze, finendo per essere coinvolti in attività illecite. “La corruzione alimenta la povertà, la povertà alimenta l’insicurezza e una povertà ancor maggiore”.

Alla radice dei problemi, osservano i Vescovi, ci sono “l’assenza di un giusto rapporto tra noi e Dio e l’assenza di una giusta relazione tra di noi”. Quest’ultima, constatano, rappresenta “l’assenza della giustizia”, che a sua volta “è l’inizio dei conflitti”.

Ricordando che il Governo federale ha dichiarato l’amnestia generale per i militanti della regione del delta del Niger, i Vescovi chiedono che questo programma sia “implementato con sincerità, e con sensibilità nei confronti della giustizia e della riconciliazione”.

“Non basta tendere un ramoscello d’ulivo – spiegano -. La situazione nel delta del Niger è profondamente radicata nell’ingiustizia. E’ semplicemente ingiusto impoverire la popolazione che vive sulla terra che produce la maggior parte della ricchezza della Nigeria”.

Per questo motivo, i Vescovi esortano il Governo a “mantenere la sua promessa per lo sviluppo dei popoli del delta del Niger”, chiedendo allo stesso tempo ai militanti di accettare l’amnistia.

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ZENIT Staff

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