ROMA, mercoledì, 30 settembre 2009 (ZENIT.org).- L’Europa ha bisogno di Dio e del coraggio del bene per ritrovare la speranza nel domani, ha detto questo mercoledì Benedetto XVI.
Nell’Udienza generale di stamani in piazza San Pietro, davanti a dodicimila fedeli, il Papa ha ripercorso le tappe salienti del suo recente viaggio apostolico nella Repubblica Ceca, da lui definito “una missione nel cuore dell’Europa”.
L’Europa, ha affermato il Santo Padre, “ha bisogno di ritrovare in Dio e nel suo amore il fondamento della speranza”.
L’amore di Cristo è infatti “una forza che ispira e anima le vere rivoluzioni, pacifiche e liberatrici, e che ci sostiene nei momenti di crisi, permettendo di risollevarci quando la libertà, faticosamente recuperata, rischia di smarrire se stessa, la propria verità”.
Quell’amore di Cristo, ha aggiunto, che ha iniziato “a rivelarsi nel volto di un Bambino”. Per questo, ha spiegato, la prima tappa del suo viaggio è stata nella chiesa praghese di Santa Maria della Vittoria, che custodisce la statua del “Bambino Gesù”.
“Dinanzi al Bambino di Praga ho pregato per tutti i bambini, per i genitori, per il futuro della famiglia – ha ricordato –. La vera ‘vittoria’, che oggi chiediamo a Maria, è la vittoria dell’amore e della vita nella famiglia e nella società”.
In particolare, ha richiamato le riflessioni contenute nel suo discorso al Corpo diplomatico incontrato nel Castello di Praga, nel quale ha voluto evidenziare “il legame indissolubile che sempre deve esistere tra libertà e verità”.
“Non bisogna aver paura della verità – ha detto il Papa –, perché essa è amica dell’uomo e della sua libertà; anzi, solo nella sincera ricerca del vero, del bene e del bello si può realmente offrire un futuro ai giovani di oggi e alle generazioni che verranno”.
“Chi esercita responsabilità nel campo politico ed educativo deve saper attingere dalla luce di quella verità che è il riflesso dell’eterna Sapienza del Creatore; ed è chiamato a darne testimonianza in prima persona con la propria vita”, ha aggiunto.
“Solo un serio impegno di rettitudine intellettuale e morale – ha avvertito il Papa – è degno del sacrificio di quanti hanno pagato caro il prezzo della libertà”.
Il Ponterfice ha quindi rivolto il proprio pensiero alla celebrazione dei Vespri con i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i seminaristi e i rappresentanti dei movimenti laicali, svoltasi nella Cattedrale dei Santi Vito, Venceslao e Adalberto di Praga.
“Per le comunità dell’Europa centro-orientale questo è un momento difficile – ha sottolineato –: alle conseguenze del lungo inverno del totalitarismo ateo, si stanno sommando gli effetti nocivi di un certo secolarismo e consumismo occidentale”.
Per questo, ha detto, “ho incoraggiato tutti ad attingere energie sempre nuove dal Signore risorto, per poter essere lievito evangelico nella società” e impegnarsi in attività caritative ed educative.
Nelle due grandi Messe, a Brno e Stará Boleslav, ha affermato Benedetto XVI, il messaggio forte è stato quello della speranza fondata sulla fede in Cristo, la speranza dei Santi Cirillo e Metodio, evangelizzatori dei popoli slavi e di San Vencenslao, Patrono della Nazione Ceca, “che ebbe il coraggio di anteporre il regno dei cieli al fascino del potere terreno”.
Il Papa ha quindi ricordato l’invito rivolto ai giovani cechi “a riconoscere in Cristo l’amico più vero che soddisfa le aspirazioni più profonde del cuore umano”.
Successivamente, ha menzionato l’incontro con gli esponenti del Consiglio ecumenico delle Chiese nella Repubblica Ceca, che ha avuto luogo nell’arcivescovado di Praga.
A questo proposito, ha ribadito “lo sforzo di progredire verso una unità sempre più piena e visibile tra noi, credenti in Cristo, rende più forte ed efficace il comune impegno per la riscoperta delle radici cristiane dell’Europa”.
Infine, il Papa ha parlato del suo incontro con il mondo accademico ceco nel Castello di Praga, ricordando come proprio nelle università, a Bratislava nel 1989, con una manifestazione di studenti universitari slovacchi a favore della democrazia, prese le mosse la cosiddetta “Rivoluzione di velluto” che portò in seguito alla caduta del regime comunista nel Paese.
“A vent’anni da quello storico evento – ha detto il Pontefice –, ho riproposto l’idea della formazione umana integrale, basata sull’unità della conoscenza radicata nella verità, per contrastare una nuova dittatura, quella del relativismo abbinato al dominio della tecnica”.
Al momento dei saluti ai pellegrini italiani, Benedetto XVI ha rivolto un pensiero particolare ai partecipanti al Convegno internazionale organizzato nel 50.mo della morte di don Luigi Sturzo, che si svolgerà dal 2 al 4 ottobre prossimi a Catania e Caltagirone.
“L’esempio luminoso di questo presbitero – ha detto – e la sua testimonianza di amore, di libertà e di servizio al popolo sia stimolo e incoraggiamento per tutti i cristiani, e specialmente per quanti operano in campo sociale e politico perché diffondano, con la loro coerente testimonianza, il Vangelo e la dottrina sociale della Chiesa”.