di padre Piero Gheddo
ROMA, martedì, 29 settembre 2009 (ZENIT.org).- Uno dei libri che sono riuscito a leggere in estate è quello di una giovane cubana, Yoáni Sánchez, “Cuba libre – Vivere e scrivere all’Avana” (Rizzoli 2009, pagg. 240, 17 Euro). Yoáni (nata nel 1975) è una strana dissidente. Vive a Cuba, lavora per il portal “Desdecuba.com“, è integrata nella società cubana come suo marito. Yoàni non protesta contro il regime, non denunzia, non condanna.
Semplicemente scrive un “Blog” (“generación Y”) su come si vive nel “paradiso” cubano, dopo cinquant’anni di regime comunista. Il Blog è “generaciony”, che si trova anche in www.lastampa.it/sanchez e in www.lastampa.it/generaciony. (La generazione Y è quella cubana degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta, quando prevalevano i nomi di bambini e bambine con la Y, comune nei nomi russi. Yoáni è uno di questi).
Il Blog è una specie di diario quasi quotidiano on line che racconta la fame cronica e le difficoltà di fare la spesa senza trovare quel di cui si ha bisogno, l’arte di riparare gli elettrodomestici in casa, la paura di essere ricoverati in ospedale dove manca persino il necessario per sterilizzare, il panico quando si è convocati dalla polizia, la nullità delle notizie date dai giornali e dalla televisione del regime, il timore di essere denunziati come “disfattisti” se chiacchierando con un vicino di casa si dice qualche parola di troppo sul Governo, la proibizione di leggere la stampa estera e via dicendo. Soprattutto pesa la mancanza di speranza che qualcosa cambi.
I giovani vorrebbero tutti emigrare da Cuba, per andare non importa dove. “A me basta andarmene da qui”, dicono. E’ una società bloccata in cui non succede niente perché non si rinnova. Da mezzo secolo si continua ad esaltare le glorie e i miti della “società socialista”, mentre le schiere di turisti che invadono l’isola portano messaggi di un mondo diverso. E’ difficile e frustrante, specialmente per i giovani, vivere dove non c’è libertà.
Un solo esempio della vita a Cuba. Yoáni abita in un palazzo di 20 piani a L’Avana, con due vetusti ascensori sovietici dei tempi di Kruscev che da almeno vent’anni dovrebbero essere rimossi e sostituiti. “Abbiamo passato vent’anni a rattoppare l’ascensore sovietico e a tenerci in forma utilizzando le scale”, ricorda. Si è dovuto “cannibalizzare uno degli ascensori, prendendo i suoi pezzi per riparare l’altro. Ma adesso finalmente li rimpiazzeremo entrambi”.
I due nuovi ascensori (russi questa volta) sono già sul posto. Per il momento non funziona alcun ascensore e ci vorrà del tempo per impiantare i nuovi. “Almeno quattro mesi – scrive Yoáni -, durante i quali lascerò parecchie calorie sui 232 scalini che mi separano dalla strada. L’intenso esercizio non mi spaventa: ho percorso questi 14 piani portando in spalla la mia bicicletta e, moltissime volte, con mio figlio in braccio”.
Yoáni ha 34 anni. E gli inquilini anziani dei piani superiori che, con quel poco che possono mangiare, non hanno più calorie da spendere, sono condannati a rimanere chiusi in casa per quattro mesi o si fanno calare in strada dentro un cesto legato ad una corda?
E’ solo un esempio, uno dei tanti. “La rivoluzione è una festa di pochi”, scrive Yoáni, cioè di quelli che servono il regime e ne ricevono un lauto stipendio e privilegi che la gente comune non può nemmeno sognare. Il suo Blog, diventato un fenomeno con risonanza mondiale, è oggi la più acuta spina nel fianco del regime. Al punto che lo stesso Líder Maximo, Fidel Castro, ha attaccato Yoáni pubblicamente, accusandola di essere una spia al soldo del capitalismo. Yoáni continua nel suo impegno di essere la portavoce di milioni di cubani. Prevede forse che prima o poi pagherà un prezzo salato per questa sua ostinazione di vivere un giorno in una “Cuba libre“. Spera che la solidarietà internazionale la preservi da questo male.