I Cardinali riconoscono un miracolo attribuito all'intercessione di un giornalista

Passo decisivo per la beatificazione di Manuel Lozano Garrido

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di Jesús Colina

CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 30 settembre 2009 (ZENIT.org).- La commissione di Cardinali della Congregazione per il Culto Divino ha riconosciuto questo martedì un miracolo attribuito all’intercessione dello spagnolo Manuel Lozano Garrido, conosciuto come “Lolo”, membro dell’Azione Cattolica, giornalista che rimase paralizzato e alla fine della sua vita era cieco.

Si tratta di un passo decisivo nel suo processo di beatificazione, perché ora serve soltanto che Benedetto XVI approvi la promulgazione del decreto di riconoscimento del miracolo affinché il “giornalista sulla sedia a rotelle” possa essere elevato agli onori degli altari.

Lo stesso Papa ha riconosciuto le sue virtù eroiche con un decreto del 7 dicembre 2007, in cui lo dichiarava “venerabile” e riconosceva che “la malattia era la causa della sua santificazione, la sofferenza era la sua cattedra”.

Il caso sottoposto a indagine è quello di un bambino di due anni affetto da appendicite, la cui malattia era peggiorata al punto da degenerare rapidamente in peritonite, come ha rivelato a ZENIT il postulatore della causa di beatificazione, padre Rafael Higueras.

Fu operato, ma pochi giorni dopo la malattia tornò ad evolversi in forma negativa in ileo paralitico, per cui ci fu bisogno di un nuovo intervento, con il quale gli vennero tolti più di 20 centimetri di peritoneo. La gravità aumentò fino a provocare una colica fecaloide.

Padre Higueras ha rivelato che il bambino era sceso da 14 a 7 chili e non rispondeva ai fortissimi trattamenti antibiotici. Si verificò allora un episodio di setticemia per pseudomonas. Ci si aspettava una morte imminente. Nei momenti di maggiore gravità, il crocifisso di Lolo venne posto sotto il cuscino del piccolo, che guarì.

Il caso è già stato studiato e approvato dalla commissione scientifica di medici della Congregazione per le Cause dei Santi, e un mese dopo dai teologi della stessa istituzione vaticana.

Giornalista e mistico

Lolo nacque a Linares (Spagna) nel 1920 e morì nella stessa città il 3 novembre 1971. In gioventù si era iscritto all’Azione Cattolica, della quale fu un membro attivo, venendo eletto per vari incarichi direttivi.

Padre Higueras ricorda che “già allora iniziò a radicarsi in lui l’amore per l’Eucaristia e per Maria, che lo avrebbe caratterizzato per tutta la vita”.

A 16 anni, in piena persecuzione religiosa in Spagna, venne scelto per portare clandestinamente la Comunione. Per questo motivo venne arrestato. Tra le gioie più grandi della sua vita ricordava quella di aver trascorso la notte del Giovedì Santo, insieme ad altri prigionieri, in adorazione del Santissimo Sacramento, perché la sua sorellina, Lucy, glielo aveva potuto passare nascosto in un mazzo di fiori.

“Fin dall’adolescenza, però, la vocazione di Lolo era il giornalismo”, riconosce padre Higueras. Quando la malattia e l’invalidità totale cambiarono la sua vita, dalla sua sedia a rotelle divenne uno scrittore e giornalista fecondo: nove libri e centinaia di articoli, “la portata del suo zelo evangelizzatore”.

“La sua casa divenne un centro di orientamento, di gioia e vocazione per moltissimi giovani, e un centro di apostolato per i malati: con monasteri di contemplativi e malati incurabili fondò l’opera pia Sinai, gruppi di preghiera di religiose contemplative e malati che pregano per i cattolici impegnati nei mezzi di comunicazione”.

Rimase invalido, su una sedia a rotelle per più di 28 anni, e negli ultimi nove, al termine della sua vita, era cieco. Grazie a piccoli movimenti con il pollice, poteva azionare il comando di un magnetofono in cui dettava i suoi libri e i suoi pensieri, che poi Lucy, la sorella e segretaria, trascriveva.

Secondo il postulatore, “la figura di questo semplice uomo di Dio è un faro potente per i giovani che cercano la luce nel loro cammino; per i giornalisti e gli scrittori che vogliono mettere il Vangelo al centro dei loro lavori; per i laici che possono vedere come la vita semplice del lavoro di ogni giorno possa essere fonte di santificazione, con la forza dell’Eucaristia e l’aiuto di Maria Santissima; per i malati che soffrono, che possono vedere in lui un malato che ha fatto del suo dolore un cammino di santificazione e apostolato; per l’Azione Cattolica che si può rallegrare di tanti frutti maturi che sono cresciuti e si sono santificati tra le sue fila”.

Il postulatore spiega che Lolo era un autentico mistico. “Solo da un uomo che vive in Dio e di Dio possono uscire quelle preziose righe di giovane appassionato e di ardente scrittore mosso dalla fede e dal Vangelo di Gesù”.

“La Santa Madre Chiesa potrà sentirsi felice di presentare al mondo figli maturi come Lolo: che è giovane tra i giovani, felice al di sopra del dolore; che è malato, che prende la sua croce e si sente felice di essere, come Maria, ai piedi di Gesù crocifisso; laico che vive il suo Battesimo con esigenza apostolica; scrittore e giornalista che supera i suoi enormi limiti con la speranza di contagiare con la sua fede, la sua gioia”.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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