di Edward Pentin
ROMA, martedì, 29 settembre 2009 (ZENIT.org).- Il suo nome può non essere noto in tutto il mondo, ma certamente lo è la sua musica.
Il maestro Ennio Morricone è ampiamente riconosciuto come uno dei migliori compositori di colonne sonore di Hollywood. Noto soprattutto per le memorabili e intense musiche degli “spaghetti western” degli anni Sessanta, come “Il buono, il brutto e il cattivo”, “Per un pugno di dollari” e “C’era una volta il West”, da molti cattolici è amato soprattutto per la toccante colonna sonora di “Mission”, un film del 1986 sui missionari gesuiti del XVIII secolo in Sudamerica.
Il suo contributo all’industria cinematografica si estende tuttavia ben oltre le sue opere più famose, avendo composto le colonne sonore di circa 450 film e avendo lavorato con i maggiori registi di Hollywood, da Sergio Leone e Bernardo Bertolucci a Brian De Palma e Roman Polanski.
E all’età di 80 anni va ancora forte. Il leggendario compositore ha appena completato la colonna sonora del nuovo film di Giuseppe Tornatore “Baarìa”, di produzione italiana, che ha aperto il Festival del cinema di Venezia di quest’anno. Quentin Tarantino lo aveva peraltro invitato a scrivere la musica del suo ultimo “Inglourious Basterds“, invito che ha dovuto declinare perché troppo impegnato, consentendogli tuttavia di utilizzare brani dei suoi precedenti lavori.
Il famoso compositore italiano continua anche ad incassare riconoscimenti altamente prestigiosi: qualche mese fa, il Presidente francese Nicolas Sarkozy lo ha insignito dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine della Legion d’Onore, il più alto riconoscimento francese.
Questa onorificenza si aggiunge a un lungo elenco che comprende una laurea ad honorem, un premio Oscar oltre a cinque nomination, cinque premi Bafta e un Grammy Award.
Eppure il maestro Morricone, nato a Roma, preferisce tenersi lontano dai riflettori e raramente concede interviste. È stata quindi una sorpresa quando ha acconsentito a fare un’eccezione, in un mattino del mese di agosto, invitandomi ad incontrarlo nel suo appartamento nel centro di Roma, per parlare soprattutto della sua fede e della sua musica.
La sua abitazione si presenta come uno se l’aspetterebbe: un immacolato pianoforte a coda vicino alla finestra di un salotto arredato con gusto, tra affreschi, dipinti classici e boiserie. Morricone, che ha una moglie e quattro figli ormai grandi, è un uomo discreto, che risponde alle domande in modo diretto e senza divagare.
L’ispirazione
Inizio chiedendogli se la sua musica, che molti ritengono molto spirituale, sia ispirata dalla sua fede. Sebbene si descriva come un “uomo di fede”, ritiene di avere una visione molto professionale e al contempo semplice della sua musica, tanto da affermare che non è la sua fede ad avergli ispirato la maggior parte delle sue composizione. Se il film non parla di religione, non è a Dio o alla Chiesa che fa riferimento, sostiene. “Penso alla musica che devo scrivere; la musica è un’arte astratta”. “Ma certamente, quando devo scrivere su un tema religioso, la mia fede entra in gioco”.
Ha spiegato poi di avere dentro di sé una “spiritualità che è sempre presente nel mio lavoro”, ma non è qualcosa che dipende dalla sua volontà, è semplicemente qualcosa che sente.
“Come credente, questa fede è probabilmente sempre presente, ma è lì perché sia riconosciuta dagli altri, dai musicologi e da coloro che non solo analizzano i brani musicali, ma comprendono la mia natura, la sacralità e il misticismo”, ha osservato. Detto questo, sostiene che Dio lo aiuti sempre a “scrivere una buona composizione, ma questa è un’altra storia”.
Altrettanta professionalità e franchezza sono usate nel rispondere alla domanda se ha remore a comporre per film gratuitamente violenti. “Sono chiamato a servizio del film”, afferma. “Se il film è violento, allora compongo musica da film violento. Se il film è sull’amore, lavoro per un film d’amore. Talvolta vi sono film violenti in cui vi sono elementi di sacralità o di misticismo connessi alla violenza, ma è un genere che non mi vado cercare. Cerco di trovare un equilibrio con la spiritualità del film, anche se il regista non sempre la pensa allo stesso modo”.
Ennio Morricone ha iniziato la sua carriera musicale nel 1946, dopo aver ottenuto il diploma in tromba al Conservatorio di Santa Cecilia. L’anno successivo già componeva per opere teatrali, oltre a suonare in un complesso jazz per sostenere la famiglia. Ma la sua carriera cinematografica, che iniziò nel 1961, prese l’avvio qualche anno dopo, quando iniziò a lavorare con il suo vecchio amico di scuola Sergio Leone per la serie degli “spaghetti western”.
E’ noto forse soprattutto per questo filone cinematografico, sebbene rappresenti solo l’8% del suo repertorio e nonostante abbia declinato l’invito per centinaia di altri film del genere. “Tutti mi chiedono di fare western”, ammette, “ma io tendo a non farli perché preferisco maggiore varietà”.
Miracolo tecnico
Riguardo al film “Mission”, sostiene che la cosa straordinaria di quella colonna sonora è il suo “effetto tecnico e spirituale”, ovvero il modo in cui in essa si combinano tre temi musicali connessi al contenuto del film.
La presenza dei violini e dell’oboe di padre Gabriele rappresenta “il progresso della musica strumentale compiuto durante il Rinascimento”. Il film passa poi ad altre forme di musica che si riferiscono al periodo della Riforma del Concilio di Trento, per concludersi con le musiche degli indiani d’America.
Il risultato è stato un tema “contemporaneo” in cui tutti e tre gli elementi – quello strumentale del Rinascimento, quello post-conciliare e quello delle melodie etniche – si fondono armoniosamente proprio alla fine del film. “Il primo e il secondo tema vanno insieme, il primo e il terzo possono andare insieme, e il secondo e il terzo vanno insieme”, spiega Morricone. “Questo è stato il mio miracolo tecnico, che credo sia stata una grande grazia”.
Il compositore afferma di non avere una formula per una colonna sonora di successo. “Se l’avessi, la userei ogni volta”, afferma, aggiungendo che la qualità della musica dipende dal suo stato d’animo.
“Quando sono meno felice, vengono in mio soccorso la professionalità e la tecnica”, afferma. D’altra parte, non ritiene di voler indicare brani preferiti o film preferiti. “Li amo tutti perché tutti mi hanno dato qualche tormento e sofferenza nella loro composizione, ma non devo e non voglio fare distinzioni”, afferma.
Parlando di un altro appassionato musicista, Papa Benedetto XVI, Morricone dice di avere un'”ottima opinione” del Santo Padre. “Mi sembra un Papa di grande intelligenza, un uomo di grande cultura e anche di grande forza”, afferma. Particolare favore lo esprime per gli sforzi di Benedetto XVI nella riforma della liturgia, un tema a cui Morricone tiene molto.
“La Chiesa di oggi ha compiuto un grande errore, essendo tornata indietro di 500 anni con chitarre e canzoni popolari”, sostiene. “Tutto questo non mi piace. Il canto gregoriano è una tradizione vitale e importante della Chiesa, e sprecarla mescolando parole religiose e musiche profane occidentali è molto grave, molto grave”.
Significa tornare indietro, perché lo stesso avvenne prima del Concilio di Trento, quando i cantanti mescolavano elementi profani nella musica sacra.
“Il Papa fa bene a correggere questa tendenza”, afferma. “Dovrebbe correggerla con maggiore fermezza. Alcune chiese hanno dato seguito ai suoi indirizzi, ma altre no”.
Il maestro Morricone appare in forma e dimostra un’età assai inferiore a quella reale, tanto che riesce a continuare a dare concerti in tutto il mondo. Anzi, è più richiesto che mai: il mese prossimo sarà protagonista della sua musica al Los Angeles Hollywood Bowl.
Eppure, nonostante tutta la fama e i riconoscimenti, questo famoso compositore non ha perso la sua
genuina concretezza e umiltà. È forse proprio questo, oltre alle sue grandiose composizioni, a renderlo uno dei grandi di Hollywood.