Padre Orobator ha quindi sottolineato come l'Africa sia stata lacerata dal tribalismo, un elemento negativo che “non solo distrugge la vita di milioni di africani, ma ritarda lo sviluppo socio-economico e politico del continente”.
Per questo motivo, “la testimonianza richiesta ai religiosi è quella di rappresentare una comunità riconciliata”.
Quanto alla giustizia, una questione fondamentale per la Chiesa in Africa è la dignità delle donne, il che esorta gli istituti religiosi “a essere in prima fila nella missione di promozione della giustizia, della dignità e della pace per le donne africane nella Chiesa e nella società”.
L'importanza del creato
Padre Orobator ha quindi sottolineato la “preoccupante omissione” dall'Instrumentum Laboris dell'imminente Sinodo per l'Africa della questione dell'integrità del creato.
“Nel contesto attuale sui dibattiti relativi ai cambiamenti climatici, la Chiesa e le comunità religiose non possono godere il lusso del silenzio, dell'apatia e dell'indifferenza”, ha denunciato.
“Onorare l'integrità del creato richiede l'adozione di passi concreti e di mezzi relativi a come i religiosi consumano e reintegrano i beni del creato”.
Finora, ha ammesso, “c'è stata una scarsa riflessione sul tema dell'integrità della creazione e delle sfide che questa pone alla vita e alla missione degli istituti religiosi in Africa”, ma il secondo Sinodo per l'Africa può essere “un momento opportuno per iniziare”.
Spunti di riflessione
Secondo padre Orobator, per i consacrati e le consacrate dell'Africa “un'autentica partecipazione al Sinodo richiede una radicale rivalutazione dei loro programmi di formazione”, che se presa seriamente potrebbe rappresentare “un significativo spostamento dalla percezione della vita religiosa come isolamento dalle gravi questioni che il mondo deve affrontare alla vita religiosa come missione per immergersi e impegnarsi pienamente nelle sfide del mondo attuale globalizzato”.
Per questo, ha presentato alcuni spunti di riflessione che partono dalla constatazione che “molte comunità africane indigene praticano varie forme di riconciliazione”. “Come possono gli istituti religiosi in Africa adottare e adattare alcune di queste pratiche per vivere come comunità riconciliate?”, ha chiesto.
Allo stesso modo, il presbitero si domanda quali siano “gli indicatori di una mancanza di giustizia e rispetto per la dignità umana negli istituti religiosi africani e quali passi concreti possano essere compiuti per praticare una maggiore giustizia e promuovere dignità, uguaglianza e pace nelle comunità religiose”.
Padre Orobator ha quindi concluso chiedendosi che cosa possano fare le comunità religiose per “usare forme di energia più rinnovabili e mettere in pratica uno stile di vita più efficiente dal punto di vista energetico”.