ROMA, lunedì, 21 settembre 2009 (ZENIT.org).- Una invocazione del sostegno divino su quanti “si impegnano ogni giorno a costruire nel mondo solidarietà, riconciliazione e pace” è quella rivolta questo lunedì da Benedetto XVI nel ricordare i sei militari italiani rimasti uccisi a Kabul, in Afghanistan.
Quest’oggi in una Roma a lutto, con i tricolori alle finestre e le bandiere dei pubblici uffici a mezz’asta, migliaia di persone si sono assiepate dentro e fuori la Basilica di San Paolo fuori le Mura per stringersi attorno alle famiglie dei paracadutisti della Folgore, morti in un attentato il 17 settembre scorso.
Presenti tra la folla il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, i Presidenti del Senato, Renato Schifani, e della Camera, Gianfranco Fini e il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, tutti i ministri del Governo e i vertici militari.
I feretri dei sei paracadusti – il tenente Antonio Fortunato, il primo caporal maggiore Matteo Mureddu, il primo caporal maggiore Davide Ricchiuto, il sergente maggiore Roberto Valente, il primo caporal maggiore Gian Domenico Pistonami, il primo caporal maggiore Massimiliano Randino – avvolti nel tricolore hanno fatto il loro ingresso nella Basilica tra gli applausi e le lacrime della gente, al grido: “Folgore”, per poi essere allineati ai piedi dell’altare.
Nel telegramma a firma del Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, letto prima delle esequie, il Papa si è detto “profondamente addolorato per il tragico attentato terroristico a Kabul in cui hanno perso la vita, insieme con numerosi civili sei militari italiani”, ed ha espresso “sentite condoglianze” alle famiglie, alle rispettive comunità e all’intera Nazione italiana.
Nella sua omelia l’Ordinario militare per l’Italia, Arcivescovo Vincenzo Pelvi, ha chiamato i soldati per nome, uno per uno, dandogli del tu.
“Care famiglie, grazie – ha poi affermato –. Avete insegnato ad Antonio, Davide, Giandomenico, Massimiliano, Matteo, Roberto, il lessico della pace, fino all’eroismo della carità, del dono della vita per il bene di altre famiglie”.
“Assieme – ha continuato – desideriamo portare il dolore per l’incolmabile assenza dei nostri giovani militari, con una presenza più assidua, fraterna e amichevole presso le vostre famiglie, diventate ancor più le nostre famiglie, nella grande famiglia dei figli di Dio”.
“Nessun militare caduto per il proprio dovere è eroe da solo: lo è inscindibilmente con la sua famiglia e la sua Patria”, ha sottolineato infine.
Al termine delle esequie le Frecce Tricolori hanno reso omaggio alle vittime passando sui cieli di Roma.