Fondazione thailandese premiata per l'aiuto ai non vedenti

Padre Velardo dirige il Centro per lo sviluppo delle loro abilità

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di Carmen Elena Villa

ROMA, lunedì, 21 settembre 2009 (ZENIT.org).- Da 31 anni il sacerdote salesiano Carlo Velardo guida un gregge molto particolare: persone non vedenti, per la maggior parte buddiste.

Attualmente dirige la fondazione “Skills Development Centre for the Blind” (Centro per lo sviluppo delle abilità dei non vedenti), che ha ricevuto mercoledì a Roma il premio Van Thuan, della fondazione San Matteo, creata dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.

Il riconoscimento vuole premiare persone e fondazioni che si impegnano nello sviluppo e nella dignità umana secondo la Dottrina Sociale della Chiesa.

Il sacerdote, insieme agli altri premiati, è stato ricevuto giovedì da Papa Benedetto XVI nella residenza pontificia di Castel Gandolfo.

Una missione inaspettata

Don Carlo ha confessato a ZENIT che quando è stato ordinato sacerdote voleva andare in America Latina per svolgere lì la sua missione, ma il superiore della comunità salesiana gli chiese di andare in Thailandia.

Il sacerdote rivela che provò una specie di shock ricevendo la notizia, ma si disse subito serenamente: “Se la Chiesa ci vuole lì, andiamo lì”.

Nel settembre 1977 arrivò quindi a Pakked, Nond’t Haburi, a 40 chilometri da Bangkok. Aveva 28 anni e non conosceva affatto la lingua locale.

La sua missione era quella di guidare lo “Skills Development Centre for the Blind”, una fondazione avviata nel 1963 ma che fino a quel momento aveva ottenuto pochi risultati. “Stava per essere chiusa”, ha ricordato.

Gli amministratori proposero di affidarla a una comunità religiosa. Decisero quindi che da quel momento sarebbe stata gestita dai Salesiani.

Oggi la fondazione lavora con 120 giovani tra i 16 e i 35 anni offrendo loro vitto e alloggio. Nel loro iter di formazione, della durata di due anni, rafforzano le proprie capacità. In questo modo si cerca di promuovere la loro dignità come cittadini e la loro indipendenza, perché possano inserirsi nel mondo del lavoro.

“Ciò che mi fa molto piacere è vedere una persona che arriva scoraggiata, senza speranza, e dopo pochi mesi e al termine dei due anni è un’altra persona”, ha constatato padre Velardo.

“Persone che hanno paura di tutto e che poi diventano fin troppo coraggiose, persone che non uscivano mai di casa e dopo possono andare ovunque con molta capacità e molta gioia…”, ha aggiunto.

Padre Velardo ha quindi portato un esempio: un uomo, sposato e con una figlia, era rimasto cieco in seguito a un incidente. La moglie lo aveva abbandonato e la bambina aveva paura sapendo che il padre non vedeva più.

Gli mancavano sia la vista che l’affetto dei suoi cari. Ha iniziato un lavoro di recupero al centro. Era professore. Gli chiedevano se voleva continuare a insegnare e rispondeva: “Non posso perché sono cieco”. Padre Carlo gli ha detto: “Non c’è bisogno degli occhi per insegnare, basta la parola”.

L’uomo ha quindi imparato varie tecniche per tornare a insegnare. Al termine del corso è tornato a casa da solo, camminando con un bastone. La moglie e la figlia lo hanno riaccolto.

Il Vangelo diventa vita

Cosa fare però con l’aspetto religioso visto che ci si rivolge a una popolazione a maggioranza buddista? Il sacerdote ha risposto in questo modo: “Tutto questo lo facciamo senza parole. Io lo chiamo il sistema dell’osmosi”. Si tratta di trasformare in vita gli insegnamenti del Vangelo, della Dottrina Sociale della Chiesa.

“Siccome per la gran parte sono buddisti, i discorsi religiosi sono molto delicati”, ha riconosciuto.

Ad ogni modo, gli animatori del Centro non mettono da parte la propria spiritualità, molto valorizzata da chi vive nell’istituto: “Come salesiani abbiamo una nostra caratteristica: che la sera prima di dormire si prega insieme e in genere il direttore dà sempre un pensiero di buona notte”.

“Molti restano sorpresi nel vedere un ambiente sereno quando vengono da noi. Ci si aspetta che i non vedenti siano seri, tristi. Da noi non capita, tutto il contrario. Si chiedono perché. Che cosa c’è”, testimonia.

Durante questa esperienza, alcuni esprimono spontaneamente il desiderio di conoscere la fede cattolica. “Se qualcuno è interessato abbiamo stampato tutto il Nuovo Testamento in thailandese, poi con i nuovi media possono ascoltare il Vangelo”.

Chi vuole può essere battezzato, ma solo al termine dei due anni di studio nella fondazione. Padre Velardo spiega che propone il Battesimo solo se trova una comunità cristiana che continui ad accompagnare la persona in questione.

Don Carlo ha concluso il suo dialogo con ZENIT con una riflessione sull’Anno Sacerdotale: “Il sacerdote è una persona di servizio. Il mio compito è quello di portare la presenza di Cristo, il Signore, e la sua grazia a questa realtà”.

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ZENIT Staff

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