Il Papa visita la nuova sede della Specola Vaticana a Castel Gandolfo

ROMA, mercoledì, 16 settembre 2009 (ZENIT.org).- Mercoledì pomeriggio Benedetto XVI ha visitato la nuova sede della Specola Vaticana che si trova all’estremo limite meridionale delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo, là dove sorge il Monastero delle Monache Basiliane che lascia il posto al territorio di Albano.

L’Osservatorio, che in passato si trovava all’interno della Città del Vaticano (venne creato in occasione della riforma del calendario gregoriano), era stato trasferito a Castel Gandolfo nel 1939 per evitare l’inquinamento luminoso di Roma.

Ora svolge le sue funzioni principali nel deserto dell’Arizona (Stati Uniti), a Mount Graham, sotto la direzione di padre José Gabriel Funes, S.I.

L’Osservatorio di Castel Gandolfo continua comunque a ricevere visite e soprattutto accoglie i gesuiti durante l’estate e le sessioni estive con giovani astronomi di tutto il mondo.

Il trasferimento dell’Osservatorio e dei quindici scienziati che vi lavorano è legato al sempre più crescente numero di visitatori.

In una intervista ai microfoni della “Radio Vaticana”, il Direttore della Specola, il padre gesuita José Gabriel Funes, ha detto: “Ci troviamo a due chilometri da dove eravamo prima, e siamo un po’ al confine con le Ville Pontificie, alla frontiera, e questa può essere un’immagine che spiega anche il significato della Specola”.

“Noi – ha spiegato – vogliamo essere al confine della Chiesa, in dialogo con il mondo della scienza e della cultura. Da una parte siamo molto vicini al Santo Padre, alla Santa Sede, perché siamo Specola Vaticana, siamo un osservatorio confessionale, e dall’altra parte siamo in dialogo e in collaborazione con scienziati, astronomi, che sono di altre religioni, di altre culture, anche con quelli che non credono in Dio, e anche da questo punto di vista è significativo”.

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“Nei locali del monastero delle Basiliane – ha spiegato il Direttore della Specola a ‘L’Osservatore Romano’ – , che sorge nella storica piazza Pia di Albano, sono stati trasferiti anzitutto gli uffici e la biblioteca”, che ospita circa 22.000 volumi, tra cui una preziosa collezione di libri antichi e opere di Copernico, Galileo, Newton, Kepler, Brahe, Clavius e Secchi.

“Nell’edificio c’è anche la sala conferenze, la zona scuola e la residenza della comunità dei gesuiti. Abbiamo poi una foresteria per gli ospiti, destinata ad accogliere studiosi e ricercatori – ha aggiunto –. Nella nuova sede sono stati portati inoltre la collezione di meteoriti e alcuni oggetti preziosi, come antichi telescopi e astrolabi”.

Nel Palazzo Pontificio, ha poi spiegato, restano invece “i due telescopi più grandi sotto le cupole della terrazza – quello visuale Carl Zeiss e il doppio astrografo – che saranno utilizzati ancora per scopi didattici” oltre a “due strumenti di osservazione di grande valore storico: il telescopio Schmidt, che veniva usato per la ricerca prima della fondazione del centro in Arizona, e il telescopio detto Carte du ciel”.

“Soprattutto quest’ultimo – ha affermato – riveste un significato particolare, perché si tratta di uno dei primi grandi progetti astronomici realizzato a livello internazionale, a cui la Specola ha partecipato come partner”.

“In attesa di restaurarlo – ha continuato – e di inserirlo in un futuro museo dell’astronomia – che speriamo di realizzare a Castel Gandolfo -”, il telescopio costituirà “uno dei pezzi forti” della mostra dal titolo “AStrum 2009. Astronomia e strumenti: il patrimonio storico italiano quattrocento anni dopo Galileo”, che verrà ospitata presso i Musei Vaticani dal 15 ottobre 2009 fino al 16 gennaio 2010.

Organizzata in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), in occasione dell’Anno internazionale dell’Astronomia, l’esposizione riunisce telescopi, strumenti di osservazione e oggetti di grande pregio costruiti tra l’XI e il XX sec. appartenenti per lo più all’INAF.

Altri oggetti, ha continuato padre Funes, “sono stati messi a disposizione dalla Specola, altri ancora dagli stessi Musei Vaticani, come le splendide tavole dipinte da Donato Creti (1671-1749) raffiguranti le osservazioni astronomiche”.

Il sacerdote gesuita ha poi ricordato che dal 6 all’11 novembre, insieme con la Pontificia Accademia delle Scienze, verrà organizzato nella Casina Pio IV all’interno del Vaticano un convegno dedicato al tema della ricerca della vita nell’universo.

L’Osservatorio Astronomico Vaticano, uno dei più antichi al mondo, è un istituto di ricerca scientifica che dipende direttamente dalla Santa Sede.

E’ stato fondato da Papa Gregorio XIII nel 1578 e fin dall’inizio vi hanno lavorato astronomi e matematici gesuiti, ma in seguito hanno partecipato anche altri Ordini religiosi.

Nel 1981 la Specola ha fondato un secondo centro di ricerca, il “Vatican Observatory Research Group” (VORG), a Tucson (Arizona, Stati Uniti), in collaborazione con l’università locale.

Ogni due anni, l’Osservatorio organizza incontri internazionali su questioni di studio vicine all’Istituto a cui partecipa una ventina di esperti, e in seguito ne pubblica gli Atti.

L’Osservatorio ha accolto nel 1986 un corso estivo di astronomia della durata di un mese per 25 studenti di varie parti del mondo, con la partecipazione di eminenti studiosi. L’iniziativa è stata riproposta nel 1988 e si ripete ora a cadenza biennale.

L’istituzione accoglie anche per periodi più o meno brevi esperti che vogliono collaborare alle ricerche degli astronomi della Specola Vaticana.

I risultati delle ricerche dell’Osservatorio sono pubblicati su riviste internazionali. Il rapporto annuale è inviato a circa 400 istituti di tutto il mondo.

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ZENIT Staff

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