di María de la Torre
ROMA, mercoledì, 16 settembre 2009 (ZENIT.org).- Si chiama Glenda Velasca Hernández, ma tutti la conoscono come “suor Glenda”. E’ consacrata a Dio da più di 18 anni e da 8 ha iniziato a dedicarsi all’evangelizzazione con la musica. La prima volta che ha cantato in pubblico è stata davanti a Giovanni Paolo II, e da quel momento non ha più smesso di fare concerti.
La suora cilena, che opera nella Diocesi di Terrassa (Spagna), è laureata in Psicologia presso la Pontificia Università di Salamanca e in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, dove attualmente sta conseguendo il dottorato.
E’ la seconda di quattro fratelli, irradia felicità e amore e le sue canzoni arrivano tanto alla gente da non aver nulla da invidiare ai grandi del rock.
Come mai una suora si mette a cantare e a fare concerti?
Suor Glenda: Mi sono messa a cantare perché… per la verità ho sempre cantato, ma in questo modo solo dopo la Giornata Mondiale della Gioventù del 2002 a Toronto. Stavo studiando a Roma e mi hanno chiamata per una Messa totalmente in inglese e francese perché cantassi in spagnolo mentre il Papa dava la Comunione. Per me è stato un segno molto grande. Quando Dio vuole qualcosa da te, ti si apre una porta enorme. Dopo quell’incontro mi sono arrivati inviti a cantare da tutto il mondo.
Perché suor Glenda ha tanto successo?
Suor Glenda: Non lo so. Noi non abbiamo premi Grammy o la Top Forty, né la lista dei brani più venduti. Abbiamo successo se molta gente ascoltando una canzone incontra Gesù, recupera la pace e torna alla casa di Dio. Credo che alle persone piacciano le canzoni perché stanno cercando qualcosa di Dio, e visto che si tratta di testi biblici… La Bibbia parlata è molto forte, ma credo che cantata sia doppiamente forte, che abbia davvero un grande impatto.
E’ vero che chi canta si avvicina di più a Dio?
Suor Glenda: Dipende da come si canta. Il fatto di cantare non garantisce di essere vicino a Dio. Tutto ciò che si fa, dice San Paolo, bisogna farlo con il cuore. Se si canta col cuore, questo porterà a Dio, perché Dio ispira quei santi desideri di servirlo.
Qual è il brano biblico che le piacerebbe mettere in musica?
Suor Glenda: Ci sono moltissimi brani biblici, ma mi piacerebbe molto che Gesù mi ispirasse sulla parabola del Figliol Prodigo: come poter esprimere in modo bello e sintetico quel ritorno, quell’abbraccio del padre al figlio che torna. Mi piacerebbe moltissimo. Credo che in quella parabola ci sia il riassunto della buona novella di Gesù.
Tra le canzoni che ha composto, qual è la sua preferita?
Suor Glenda: E’ molto difficile scegliere, le canzoni sono come figli. Per me tutte le canzoni sono una visita di Dio al mio cuore, perché io non mi accingo a comporre: io prego la Parola, e se c’è un brano della Parola che mi tocca il cuore o mi consola o attira la mia attenzione nasce la musica. Forse la mia canzone preferita, quella per cui provo un affetto speciale, è la prima che ho cantato in pubblico, nella Giornata Mondiale della Gioventù di Toronto, quella che ho cantato davanti al Papa. “Nulla è impossibile a te”, la frase che l’angelo dice a Maria. Non temere, Maria, nulla è impossibile a Dio. E’ diventata l’inno di suor Glenda nel mondo ispanico.
[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]