Suor Nirmala rinnova spiritualmente i protagonisti della carità in Asia

In un ritiro spirituale convocato dal Pontificio Consiglio “Cor Unum”

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ROMA, lunedì, 7 settembre 2009 (ZENIT.org).- Suor Nirmala Joshi, MC, la prima a succedere alla beata Teresa di Calcutta alla guida delle Missionarie della Carità, sta rinnovando la vita spirituale di 450 promotori di opere di carità in Asia, tra cui 5 Cardinali e più di 60 Vescovi, di 29 Nazioni e 260 Diocesi.

E’ questo l’obiettivo degli esercizi spirituali organizzati dal 6 all’11 settembre dal Pontificio Consiglio “Cor Unum” per presidenti e direttori di opere ecclesiali di carità nel continente asiatico.

L’incontro, che ha luogo nell’Università Cattolica Fu Jen di Taipei (Taiwan), si centra sulle parole di Gesù: “L’avete fatto a me” (Matteo 25,40).

Benedetto XVI ha inviato ai partecipanti un messaggio in cui esprime “profondo apprezzamento e gratitudine a quanti sono impegnati nella diaconia della carità, un’attività fondamentale per la vita della Chiesa e una responsabilità per tutta la comunità ecclesiale”.

Il Pontefice ha assicurato ai presenti a Taipei la sua preghiera e la fiducia che gli esercizi spirituali rafforzino in loro “la virtù della compassione di cuore per tutti coloro che soffrono”.

Nei suoi interventi, suor Nirmala sta approfondendo l’insegnamento di Benedetto XVI nella sua prima Enciclica, Deus Caritas est (2005), come spiega un comunicato di “Cor Unum” inviato a ZENIT.

In questo documento, il Vescovo di Roma afferma qual è il requisito essenziale per chi lavora nelle opere caritative della Chiesa: “Devono essere quindi persone mosse innanzitutto dall’amore di Cristo, persone il cui cuore Cristo ha conquistato col suo amore, risvegliandovi l’amore per il prossimo” (n. 33).

“Questo dono di Dio è il motore nascosto che anima l’attività caritativa attraverso la risposta di fede, illuminata dal Vangelo, muovendo i cristiani ad amare il prossimo”, spiega “Cor Unum” nella sua nota a ZENIT.

“Per questo motivo, il Papa chiede una ‘formazione del cuore’ (Deus Caritas est, n. 31a) dei promotori della carità, sia professionali che volontari, che l’incontro di Taipei cerca di promuovere attraverso la preghiera, l’attento ascolto della Parola di Dio, l’accoglienza del sacramento della Riconciliazione e la celebrazione dell’Eucaristia”.

“La comunione fraterna, vissuta accanto a uomini e donne dediti a combattere la miseria, contribuirà a sperimentare la profonda unità dei discepoli del Signore in questo grande continente”, aggiunge “Cor Unum”.

I partecipanti stanno pregando in modo speciale per le vittime del terribile tifone che ha flagellato agli inizi di agosto l’isola di Morakot provocando la morte di oltre 400 persone e danni per almeno duemila milioni di dollari.

Questa domenica, il Cardinale Paul Josef Cordes, presidente di “Cor Unum”, ha visitato l’area di Kaohsiung, la più colpita, “per portare la consolazione del Signore alla vittime della tragedia”.

Gli esercizi spirituali di Taipei danno continuità a quelli organizzati da “Cor Unum” nel giugno 2008 a Guadalajara, in Messico, per protagonisti della carità nel continente americano, con 500 partecipanti. Il successo di quell’incontro ha incoraggiato la Santa Sede a ripetere l’esperienza in Asia.

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ZENIT Staff

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