Il Papa: una fede amica dell'intelligenza per alimentare la speranza

Nel suo discorso agli abitanti Bagnoregio, la città di San Bonaventura

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BAGNOREGIO, lunedì, 7 settembre 2009 (ZENIT.org).- Solo una fede amica dell’intelligenza può aiutarci oggi a “dispiegare le ali della speranza”. E’ questo il messaggio lasciato da Benedetto XVI nel visitare domenica pomeriggio Bagnoregio, la città natale di San Bonaventura, che maggiormente ha influenzato la formazione teologica di Joseph Ratzinger.

Dopo aver visitato la cittadina di Viterbo, il Papa tedesco – il primo Successore di Pietro a recarsi in visita a Bagnoregio – ha compiuto una breve sosta alla Cattedrale per venerare la reliquia del braccio di san Bonaventura.

Il Papa è quindi giunto in piazza Sant’Agostino dove, davanti alla grande statua marmorea del “Doctor Seraphicus”, era stato allestito il palco per l’incontro con la popolazione.

Ad accogliere il Papa c’era una folla entusiasta. Una “comunità viva – come ha sottolineato il sindaco di Bagnoregio, Francesco Bigiotti – che sa di essere immersa in una corrente di vita che viene da tempi remoti, portando con sé caratteri propri di storia, di cultura, di operosità, di qualità spirituali, morali e civili che la distinguono”.

Nel suo breve indirizzo di saluto il Vescovo di Viterbo, mons. Lorenzo Chiarinelli, ha poi chiesto al Papa di benedire “gli ‘Egidio’ e i ‘Silvestro’ che si scalzano ancora oggi dietro allo Sposo ‘sì la sposa piace’ per abbracciare quella ‘forma vitae’ della radicalità evangelica, oltre l’ovvio e lo scontato”.

“Benedica i teologi nel prezioso servizio dell’intelletto che cerca la fede e della fede amica dell’intelligenza – ha aggiunto –. Benedica i cercatori della verità come scoperta affascinante del volto del Dio vivente”.

“San Bonaventura morì in Concilio, a Lione, nel 1274, ricomponendo l’unità tra i cristiani: ci aiuti a vivere la comunione; ad essere chiesa del sì; a fare del territorio il campo della fraternità vera”, ha continuato.

Nel suo discorso il Papa ha tracciato i tratti salienti della figura di San Bonaventura come instancabile cercatore di Dio, serafico cantore del creato e messaggero di speranza.

Citando quella che fu la sua tesi di abilitazione all’insegnamento, “San Bonaventura e la teologia della storia” (ed. Porziuncola, 2006), il Papa ha sottolineato come “alla sapienza, che fiorisce in santità, Bonaventura orienta ogni passo della sua speculazione e tensione mistica”.

Quello offerto dal francescano, ha continuato, è “un percorso di fede impegnativo, nel quale ‘non basta la lettura senza l’unzione, la speculazione senza la devozione, la ricerca senza l’ammirazione, la considerazione senza l’esultanza, l’industria senza la pietà, la scienza senza la carità, l’intelligenza senza l’umiltà, lo studio senza la grazia divina, lo specchio senza la sapienza divinamente ispirata’”.

“Questo cammino di purificazione – ha spiegato il Papa alla luce de ‘L’itinerario della mente a Dio’, opera fondamentale di Bonaventura – coinvolge tutta la persona per arrivare, attraverso Cristo, all’amore trasformante della Trinità”.

A pochi giorni dalla Giornata per la Salvaguardia del Creato, Benedetto XVI è quindi tornato a rilanciare la necessità di riscoprire “la bellezza, il valore del creato, alla luce della bontà e della bellezza divine”.

Di fronte, invece, alle sfide del presente il Papa ha invitato a fare ricorso alla “speranza affidabile” a quella “grande speranza -certezza” che “ci assicura che nonostante i fallimenti della vita personale e le contraddizioni della storia nel suo insieme ci custodisce sempre il ‘potere indistruttibile dell’Amore’”.

“Quando allora a sorreggerci è tale speranza non rischiamo mai di perdere il coraggio di contribuire, come hanno fatto i Santi, alla salvezza dell’umanità, aprendo noi stessi e il mondo all’ingresso di Dio: della verità dell’amore e della luce”, ha osservato infine il Pontefice.

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ZENIT Staff

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