La Chiesa non è un “apartheid religioso”, deve comunicare

Il segretario dei Vescovi portoghesi sull’importanza degli uffici stampa

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LISBONA, venerdì, 4 settembre 2009 (ZENIT.org).- Segnalando una serie di orientamenti per l’organizzazione degli uffici stampa nelle istituzioni della Chiesa cattolica, il segretario della Conferenza Episcopale Portoghese (CEP) ha esortato a non attendere le condizioni ideali ma a iniziare l’opera di comunicazione.

Padre Manuel Morujão ricorda che “vivere a porte chiuse è un atteggiamento antiecclesiale. Uscire dal Tempio, comunicare con il mondo è fondamentale per mettere in pratica la buona novella di Gesù”.

“La Chiesa non è un apartheid religioso, che dà le spalle a un mondo pericoloso e ostile. E’ segno di salvezza, di pace e bene, per tutti”, aggiunge in un dossier pubblicato dall’agenzia Ecclesia.

Padre Morujão crede che non basta lamentarsi quando i mezzi di comunicazione presentano la vita e l’azione della Chiesa con “distorsioni della realtà, false interpretazioni, rilievo dato a cose negative” quando “ci sono tante buone notizie sulla Chiesa che potrebbero essere sottolineate”.

Fare semplicemente una diagnosi, prosegue il segretario, “per quanto possa essere reale e obiettiva, non cura un malato. Bisogna passare all”applicazione di rimedi idonei’”, e uno di questi è l’organizzazione degli uffici stampa, dei quali sottolinea alcune funzioni.

Si tratta di “ponti, con transito in entrambi i sensi, tra le varie istituzioni della Chiesa e soprattutto con il mondo che li circonda”, che in primo luogo promuovono “un rapporto aperto e cordiale con i vari mezzi di comunicazione sociale”.

“Sono amplificatori senza frontiere di notizie buone o cattive, obiettive o tendenziose. Spetta a noi fornire l’informazione corretta. Le buone relazioni e la cordialità che dobbiamo coltivare non sono un dono da riservare a chi la pensa come noi. Chi ha più bisogno di ricevere questo dono gratuito sono coloro che non sono d’accordo con noi, o che addirittura combattono la Chiesa”, afferma.

E’ poi importante avere un portavoce con “fedeltà creativa”, che assuma “come propria l’opinione di chi rappresenta”, sia “disponibile a rispondere alle domande dei giornalisti e prenda l’iniziativa di passare informazioni o comunicati”.

Il segretario della CEP sottolinea anche l’importanza di “favorire la creazione di un’opinione pubblica favorevole alla Chiesa in generale e alla concreta istituzione che rappresenta”, attraverso un “marketing serio, retto dalla verità”.

Un’altra funzione dell’ufficio stampa è “organizzare un servizio di ritaglio di stampa (clipping), ricorrendo a una ditta specializzata o attraverso un consulente che consulti le pubblicazioni”, perché “avere l’immagine di ciò che si dice della Chiesa ci aiuta a intervenire tempestivamente, offrendo le informazioni adeguate”.

Padre Murujão ricorda ancora che “un ufficio stampa non deve essere formato da una persona sola, per quanto possa essere competente”. “Solo così potrà essere attento a varie sensibilità e visioni. Dovrà trovare qualcuno con una formazione specifica in comunicazione sociale” e “un semplice Manuale delle Funzioni aiuterà tutti: cosa spetta a chi?”.

Ricordando che si vive un tempo di “comunicazione globale e istantanea”, il segretario avverte che “un ufficio stampa richiede una certa rapidità o urgenza nel dare le notizie, nel proporre opinioni che offrono criteri di lettura degli avvenimenti, nel presentare pareri di esperti”. “Le notizie vanno servite calde”, afferma.

Allo stesso modo, è importante organizzare “schedari giusti”, “con esperti in vari settori del sapere ai quali poter richiedere collaborazioni, istituzioni simili che siano fonte di informazione, agenda di avvenimenti”.

Un’“ultima osservazione” che il segretario della CEP fa è “non aspettare di avere tutte le condizioni ideali per avviare un ufficio stampa”. “Il cammino si fa camminando. Bisogna iniziare con ciò che è possibile, anche se mancano vari mezzi tecnici e un’équipe stabile e completa”.

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ZENIT Staff

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