ROMA, martedì, 28 luglio 2009 (ZENIT.org).- Cosa significa per i cristiani interessarsi alla politica e quale contributo possono apportare attraverso un impegno responsabile nelle vicende del mondo?

A queste e altre domande si cercherà di dare risposta durante le due Settimane Teologiche di Camaldoli, il tradizionale appuntamento estivo della Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI), una occasione nella quale si rinsalda il rapporto speciale che da oltre settan'anni lega la FUCI con la comunità monastica camaldolese.

Con la relazione introduttiva della Presidenza nazionale e con le prime due lezioni del biblista padre Paolo Bizzeti, gesuita, è iniziata nella mattina di lunedì 27 luglio, la prima Settimana Teologica della FUCI presso il monastero benedettino di Camaldoli, nelle colline toscane del Casentino.

"Atti degli Apostoli. Cittadini del mondo, cittadini del Regno" è il titolo di questa prima settimana che vede la presenza di una settantina di studenti universitari provenienti da tutta Italia che nella quiete della forestiera camaldolese si ritrovano – come succede da oltre settant’anni - per condividere un’esperienza di studio, riflessione, preghiera e amicizia.

Nella relazione introduttiva a cura della presidenza nazionale della FUCI si parte dal testo biblico degli Atti degli Apostoli, che presenta la vita delle prime comunità cristiane, e si tenta di riscoprire lo stile cui i cristiani di oggi sono chiamati nei diversi ambiti della quotidianità.

Nel tracciare un quadro del contesto odierno delle nostre città, la relazione pone l'accento sull’ “accentuata urbanizzazione caratterizzata a sua volta da elementi quali un sempre maggior anonimato nelle relazioni, una mobilità accelerata, un’organizzazione concentrata”.

“La crisi culturale dei tempi odierni – si legge – ha come punto di partenza la crisi del soggetto e della relazione: la visione riduttiva delle relazioni non si ferma ovviamente a quelle interpersonali ma tocca anche l’ambito del sociale, percorso da venti di individualismo egoistico che toccano ambiti sociali ed intere nazioni”.

“La democrazia oggi è sofferente, fatica”, osserva la relazione.

Di fronte a questo stato di cose, l’impegno dei cristiani deve essere indirizzato a “far sì che la partecipazione - sempre richiesta e sbandierata ma a comando - possa ritornare ad essere tempo condiviso ed impegno meditato, e non mero e veloce assenso nei confronti di un’operatività democratica”.

Ed è proprio qui la “differenza cristiana” che traspare dal messaggio del Vangelo e che si manifesta nella opposizione “alla necessitas imposta da qualsiasi potere mondano”.

“Il cristiano oggi è certamente chiamato ad una sfida culturale – si afferma –: si tratta di lavorare per diffondere la cultura della legalità, la tutela dei più deboli, il rispetto per la persona, una visione dell’economia e del mercato finanziario in cui l’avidità e il desiderio illimitato di lucro non siano più gli aghi della bussola”.

“In questa settimana – continua la relazione – vogliamo chiederci come poter testimoniare che il mondo e la storia sono per il cristiano non semplici contenitori della sua vita - che pur proviene da altra sede e ad altro è destinata - ma luoghi di santificazione, perché solo in essi e attraverso essi egli raggiunge la sua vera patria”.