ROMA, giovedì, 30 luglio 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato dal segretario generale della CISL (il principale sindacato cattolico italiano) Raffaele Bonanni, in occasione del convegno sul tema “Oltre l’ideologia della crisi”, organizzato a Roma dalla Fondazione Magna Charta (www.magna-carta.it) il 21 luglio scorso.
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Ci chiama tutti ad una maggiore responsabilità la lettera Enciclica “Caritas in Veritate” del Pontefice Benedetto XVI. Essa rappresenta una speranza, un ancoraggio, un punto di riferimento per tutte le forme associative del mondo del lavoro, che come la Cisl sono impegnate quotidianamente nella vita economica e sociale del nostro paese. Siamo nel pieno della più grave crisi economica che si ricordi. Un evento prodotto ed alimentato da una finanza senza controllo e senza regole che ha prodotto diseguaglianze sociali, povertà e disoccupazione in tutto il mondo. Tuttavia possiamo e dobbiamo ritrovare un nuovo equilibrio su basi alternative a quelle del passato. La crisi ci obbliga a riprogettare il nostro cammino, a darci nuove regole e trovare nuove forme di impegno. A puntare “sulle esperienze positive e a rigettare quelle negative”. Il mondo ha bisogno di un profondo rinnovamento culturale attraverso la riscoperta di valori di fondo su cui costruire un futuro migliore. Questo è il messaggio di fiducia e di speranza dell’Enciclica di Benedetto XVI, che ci indica con lucidità e chiarezza un percorso alternativo a quello del passato, ponendo al centro del vero sviluppo il “valore” essenziale della vita. Attraverso il dono della vita si realizzano la libertà dell’uomo e la giustizia sociale. Non è sufficiente progredire solo da un punto di vista economico e tecnologico. C’è un nesso fondamentale fra lo sviluppo dei popoli ed il tema della promozione umana. In tanti paesi del mondo non vengono rispettati i diritti umani dei lavoratori,gli aiuti internazionali vengono distolti dalle loro finalità. E’ cresciuta la ricchezza mondiale in termini assoluti, ma sono aumentate le disparità. Eppure, come rileva Papa Benedetto XVI, “il primo capitale da salvaguardare e valorizzare è proprio l’uomo, la persona, nella sua integrità”. L’uomo è l’autore, il centro ed il fine di tutta la economica sociale. Lo sviluppo autentico è quello capace di promuovere ogni uomo. Negli ultimi anni, anche per effetto di una sorta di pensiero unico strisciante (suggerito da poteri forti quanto irresponsabili) abbiamo distrutto la voglia di progettare, di fare, di usare la mente ed il lavoro per creare qualcosa di davvero utile. Il declino della società moderna nasce anche da questa evidente patologia. Non è solo scaturito dal deteriorarsi del quadro economico. E’ prioritario, dunque, tornare ad uno sviluppo basato sulla produzione, su ciò che ogni popolo può dare di meglio, frutto della propria intelligenza,più che di un apparato di mercato etero diretto. Da qui, l’appello costante del Pontefice alle “responsabilità”. Governi, imprese, sindacati devono attivarsi concretamente per produrre beni e servizi innovativi, ecosostenibili, al riparo dalla speculazione finanziaria, ricchezze accessibili a tutti gli uomini, al di là delle distinzioni geografiche. Ma il punto cruciale è la riforma del sistema finanziario che deve essere rivisto in funzione di una crescita orientata al benessere sociale e non più all’arricchimento di pochi. Proprio per questo, nel prossimo autunno, in vista del G20 di Pitsburg, come sindacato ci impegneremo attivamente a far sì che il dibattito sui “Global legal standards” sia sempre più legato, come ricorda proprio il Pontefice, ad obiettivi di “Governance” della finanza globale, redistribuzione della ricchezza e delle risorse, riduzione delle povertà, salvaguardia del pianeta. E’ necessario cambiare il sistema capitalistico per un’economia civile e solidale che venga incontro alle esigenze di quanti sono in difficoltà, dei deboli e degli emarginati. Sono concetti universali, cari alla storia ed al ruolo di una organizzazione sindacale come la Cisl, che ha sempre messo al centro della sua attività i valori della solidarietà, della eguaglianza, della partecipazione dei lavoratori al bene comune. Ecco perché è davvero emozionante il riconoscimento che la nuova Enciclica esprime sul ruolo delle organizzazioni sindacali come “fattore decisivo dello sviluppo”, in Italia e nel mondo, che non devono chiudersi nel recinto corporativo o geografico, ma devono essere messe in condizione di difendere ovunque i diritti dei lavoratori per farsi carico dei nuovi problemi delle società. E sono altresì importanti per la Cisl, i richiami del Pontefice per un equo commercio internazionale, la necessità di una condivisione solidale delle risorse energetiche, un maggiore accesso all’educazione, il rispetto per gli immigrati, la lotta alla disoccupazione, la difesa della dignità del lavoro. L’Enciclica esalta la responsabilità, ma anche il potere del lavoratore. Egli non cerca solo di difendere la propria dignità e di guadagnarsi un salario, ma attraverso l’uso della sua libertà “dona” qualcosa in più che va ad arricchire non solo l’impresa quanto la società nel suo complesso. Facendo bene il proprio mestiere, si crea un “plusvalore sociale”, in una dimensione cooperativa, di partecipazione e non di antagonismo. Questa è la strada per contribuire a realizzare quel nuovo “umanesimo del lavoro e della società” che il Papa indica con grande acume. Ma nell’Enciclica c’è soprattutto un richiamo forte alla responsabilità sociale dell’impresa. Uno dei rischi è che l’impresa risponda quasi esclusivamente a chi in essa investa e finisca così per ridurre la sua valenza sociale. Non possiamo lasciare tutte le decisioni ai manager ed agli azionisti di riferimento. Come ricordava anche Giovanni Paolo II, ”investire ha sempre un significato morale, oltre che economico”. Ed a tal proposito scrive il suo successore, Benedetto XVI: “La gestione dell’impresa non può tenere conto degli interessi dei soli proprietari della stessa, ma deve anche farsi carico di tutte le altre categorie di soggetti che contribuiscono alla vita dell’impresa”. Un passo ulteriore avanti. Dunque, bisogna riconoscere ai lavoratori un eguale protagonismo nelle scelte generali e particolari, in uno spirito di co-responsabilizzazione. Non solo puntando ad individuare adeguate procedure di decisione sui processi produttivi o sui servizi, ma garantendo la partecipazione dei lavoratori al capitale di rischio attraverso l’azionariato in forma collettiva. Con il modello partecipativo si registrerà un’efficace e solidale convergenza di interessi tra lavoratori ed imprenditori nel governo dell’impresa e negli indirizzi di riforma. Ci sarà una maggiore interazione tra dipendenti e datori di lavoro per migliorare la qualità dei prodotti e dei servizi Occorre costruire anche un nuovo welfare attivo. Questo è uno dei punti più moderni ed innovativi della nuova Enciclica. L’analisi sulla mobilità lavorativa, non certo stigmatizzata, impone a tutti una riflessione su un uso distorto delle flessibilità da parte delle imprese che ha prodotto negli ultimi anni un eccesso di precarietà e di “sprechi sociali”. Essere disoccupati o dipendere dai sussidi pubblici, rappresenta una grave perdita di libertà e di creatività, con forti sofferenze sul piano psicologico e morale. Per questo anche la Cisl, ha sempre cercato di stimolare, durante questa crisi, l’incentivazione di strumenti come i “contratti di solidarietà” che sono alternativi alla cassa integrazione perché di fatto lasciano il lavoratore nel proprio posto di lavoro, attraverso l’attivazione di corsi di riqualificazione ed una redistribuzione dell’orario e del salario. Il rischio da combattere oggi è la solitudine, il senso di frustrazione dell’uomo moderno, considerate dal Pontefice delle profonde “povertà”. Per questo oggi è necessario sv
iluppare e realizzare politiche sociali adeguate e costruire una fitta rete di ammortizzatori e di servizi sul territorio che vengano realmente incontro alle esigenze dei lavoratori e delle famiglie. Lo stesso sistema fiscale deve essere ricalibrato sul nucleo familiare e sulla tassazione dei consumi reali. Bisogna sostenere le migliaia di famiglie italiane che hanno una persona anziana o disabile di cui occuparsi. Si devono istituire assegni di assistenza specifici per la cura del familiare disabile o dell’anziano non autosufficiente. Si possono agevolare ancora di più il lavoro a tempo ridotto, in particolare i part-time lunghi, attraverso la fiscalizzazione degli oneri, per aiutare le madri lavoratrici. “Caritas in Veritate” ci ricorda costantemente che bisogna tenere in grande considerazione il “bene comune”. Ri-orientare l’economia al bene comune deve essere la missione ed il ruolo di tutte le istituzioni civili, politiche e sociali che convivono oggi in un mondo globalizzato. Per questo siamo molto grati al Pontefice Benedetto XVI per questa nuova Enciclica davvero tanto attesa, che la Cisl cercherà di fare vivere concretamente nei territori, nelle categorie, nel nostro lavoro quotidiano di sindacalisti, con l’obiettivo di rappresentare ed unire i vari interessi della società.