Cardinal Bertone: la "Caritas in veritate" si rivolge a credenti e non credenti

Perché si basa sulla legge naturale

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CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 28 luglio 2009 (ZENIT.org).- La “Caritas in Veritate” si rivolge a credenti e non credenti perché si basa sulla legge naturale, ha spiegato il più stretto collaboratore di Benedetto XVI presentando questo martedì la nuova Enciclica davanti al Senato italiano.

Il Cardinale Tarcisio Bertone S.D.B., Segretario di Stato, che mercoledì scorso aveva lavorato alla sua presentazione del testo con il Papa a Les Combes, ha osservato che il Pontefice ha raggiunto l’obiettivo di unire intimamente i due termini del titolo: la “caritas” e la “veritas“, l’amore e la verità.

“Il Santo Padre ci fa comprendere che queste due realtà fondamentali non sono estrinseche all’uomo o addirittura imposte a lui in nome di una qualsivoglia visione ideologica, ma hanno un profondo radicamento nella persona stessa”, ha affermato il porporato.

Per questo, ha aggiunto, “questa realtà ci è testimoniata non solo dalla Rivelazione biblica, ma può essere colta da ogni uomo di buona volontà che usa rettamente della sua ragione nel riflettere su se stesso”.

Le proposte che il Papa presenta nella sua Enciclica si basano sulla legge naturale, che secondo il numero 1954 del Catechismo della Chiesa Cattolica “esprime il senso morale originale che permette all’uomo di discernere, per mezzo della ragione, il bene e il male, la verità e la menzogna”.

In questo senso, il Cardinale ha collegato la nuova Enciclica al documento pubblicato di recente (per il momento in italiano e in francese) dalla Commissione Teologica Internazionale con il titolo “Alla ricerca di un’etica universale: nuovo sguardo sulla legge naturale”.

Il testo, iniziato sotto l’impulso del Cardinale Joseph Ratzinger quando era presidente della Commissione Teologica, documenta ciò che Benedetto XVI ha spiegato nel suo discorso del 18 aprile 2008 davanti all’Assemblea Generale dell’ONU.

I diritti umani, ha detto in quell’occasione, “trovano il loro fondamento nella legge naturale inscritta nel cuore dell’uomo e presente nelle diverse culture e civiltà”.

“Separare i diritti umani da tale contesto significherebbe limitare la loro portata e cedere a una concezione relativista, per la quale il senso e l’interpretazione dei diritti potrebbe variare”, ha aggiunto il Pontefice nel suo discorso al Palazzo di Vetro.

Secondo quanto ha spiegato al Senato il Cardinal Bertone, il nuovo documento della Commissione Teologica Internazionale “illustra proprio come la verità e l’amore siano esigenze essenziali di ogni uomo, profondamente radicate nel suo essere”.

“‘Nella sua ricerca del bene morale, la persona umana si mette in ascolto di ciò che essa è e prende coscienza delle inclinazioni fondamentali della sua natura’ (n. 45), le quali inclinano l’uomo verso dei beni necessari alla sua realizzazione morale”.

L’uomo, ha aggiunto, è dunque fatto per conoscere “la verità in tutta la sua ampiezza, cioè non limitandosi ad acquisire conoscenze tecniche per dominare la realtà materiale, ma aprendosi fino ad incontrare il Trascendente, e per vivere pienamente la dimensione interpersonale dell’amore, principio non solo delle micro-relazioni: rapporti amicali, familiari, di piccolo gruppo, ma anche delle macro-relazioni: rapporti sociali, economici, politici”.

“Sono proprio la ‘veritas’ e la ‘caritas’ che ci indicano le esigenze della legge naturale che Benedetto XVI pone come criterio fondamentale della riflessione di ordine morale sull’attuale realtà socio-economica”.

Per questo, ha segnalato il Cardinale, “la proposta dell’Enciclica non è né di carattere ideologico né solo riservata a chi condivide la fede nella Rivelazione divina, ma si fonda su realtà antropologiche fondamentali, quali sono appunto la verità e la carità rettamente intese, o come dice la stessa enciclica, date all’uomo e da lui ricevute, non da lui prodotte arbitrariamente”.

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ZENIT Staff

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