In Nepal un Summit dei giovani leader religiosi sul disarmo

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KATHMANDU, giovedì, 23 luglio 2009 (ZENIT.org).- Il 10 luglio scorso è iniziato a Kathmandu (Nepal) il Summit internazionale dei leader mondiali dei giovani sul disarmo e la sicurezza condivisa, organizzato dalla Conferenza Mondiale Religioni per la Pace, l’organizzazione interreligiosa più estesa a livello planetario, accreditata presso l’ONU, con sede centrale a New York.

Il Summit, ricorda un comunicato della Conferenza inviato a ZENIT, ha visto la partecipazione di un centinaio di leader religiosi e civili nepalesi e di circa 50 rappresentanti di 25 Paesi: Afghanistan, Argentina, Cambogia, Canada, Cina, Republica Ceca, Repubblica Democratica del Congo, Francia, Georgia, Grecia, India, Indonesia, Israele, Giappone, Giordania, Kenya, Malaysia, Nepal, Nuova Zelanda, Pakistan, Perù, Filippine, Singapore, Sri Lanka e Stati Uniti.

L’obiettivo dell’incontro, aperto da Ram Baran Yadav, Presidente del Nepal, è far fronte alle sfide rappresentate dalla militarizzazione, dalle armi nucleari e dall’abuso della religione.

Tra i partecipanti, Kul C. Gautman, ex assistente del Segretario Generale delle Nazioni Unite ed ex Direttore Generale dell’UNICEF; Taijiro Kimura, Direttore del Centro Regionale delle Nazioni Unite per la Pace e il Disarmo in Asia e nel Pacifico; il reverendo Kyoichi Sugino, Assistente del Segretario Generale della Conferenza Mondiale Religioni per la Pace, e Stellamaris Mulaeh, Coordinatrice internazionale del Global Youth Network (rete giovanile mondiale) di Religions for Peace.

Ogni giorno, ricordano gli organizzatori dell’evento, “sul nostro pianeta muoiono un migliaio di persone a causa di ordigni. Le spese militari nel 2008 hanno raggiunto la cifra record di 1.464 miliardi di dollari, mentre l’economia mondiale è in crisi e la maggior parte della popolazione del pianeta vive in condizioni di estrema povertà”.

“Quattrocento milioni di spese per armamenti sono legali, mentre oltre mille miliardi di dollari vengono spesi per commercio illegale di armamenti. Il mondo continua ad essere minacciato dalle armi nucleari”.

Il Presidente nepalese ha affermato che c’è “bisogno di fare affidamento sulle potenzialità delle religioni del mondo per far fronte alla violenza con il messaggio di pace, di amore e di compassione, in particolare fra i giovani del pianeta”.

Tadatoshi Akiba, sindaco di Hiroshima (Giappone) e presidente di “Sindaci per la Pace” , una coalizione planetaria di sindaci appartenenti a 2.926 città di 143 Paesi e Regioni, ha affermato che “la possibilità del proliferare degli armamenti e dell’uso delle testate nucleari cresce, e lo stesso Trattato di non proliferazione è al collasso”.

“’Sindaci per la Pace’ accoglie volentieri la possibilità di lavorare in sinergia con i leader delle religioni mondiali ed i giovani attraverso la rete planetaria della ‘Conferenza Mondiale Religioni per la Pace’ nel promuovere il nostro ‘2020 Vision’, un programma, cioè, atto ad eliminare tutti gli ordigni nucleari del pianeta, in occasione del 75° anniversario della distruzione di Hiroshima e Nagasaki”, ha aggiunto.

I giovani, ha sottolineato dal canto suo Kul Gautman, “sono l’anima della società, e hanno un ruolo essenziale da svolgere nel passaggio da una società basata sulla violenza ad una basata sulla pace”.

Questo Summit, ha aggiunto Kyoichi Sugino, “vuole ulteriormente sprigionare la potenzialità di trasformazione sociale positiva insita nelle religioni, sottolinea il ruolo determinante dei giovani nel plasmare il mondo e mette in luce il valore aggiunto della cooperazione multireligiosa come pure l’approccio comune di più soggetti al disarmo per la sicurezza condivisa, lo sviluppo e la pace”.

<p>Stellamaris Mulaeh ha infine constatato che l’incontro “offre una grande opportunità ai giovani leader religiosi nell’offrire loro la possibilità di confrontarsi su temi riguardanti grosse sfide quali la sicurezza condivisa e nel dare vita a piani di azione comune. Religioni per la Pace, basandosi su questi piani, lancerà poi una campagna per la riduzione delle spese per gli armamenti per andare avanti verso una sicurezza condivisa”.

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ZENIT Staff

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