CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 22 luglio 2009 (ZENIT.org).- Il messaggio di Benedetto XVI deve aprire una nuova riflessione sui valori dello sport, in particolare di fronte alla diffusione del doping, sostiene Edio Costantini, presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per lo Sport.
“Le parole del Pontefice all’indirizzo dei ciclisti del Tour de France incoraggiano a ricercare un nuovo umanesimo sportivo”, afferma in un comunicato inviato a ZENIT.
“Esse dovrebbero indurre tutto il mondo dello sport a riflettere e ripensare, oggi e non domani, sul modo in cui si può promuovere una pratica sportiva educativa che non sia effimera, neutra, fine a se stessa”, aggiunge.
Il Papa ha salutato questo martedì il passaggio del Tour de France in Valle d’Aosta, dove è in vacanza, con un messaggio in cui chiede che “l’impegno nello sport contribuisca alla crescita integrale della persona, non sia mai separato dal rispetto dei valori morali e sia attento ai valori
educativi”.
Il presidente della Fondazione, riferendosi ai continui casi di doping che si verificano non solo nello sport professionale, ma anche in quello amatoriale, non esita a parlare di crisi sportiva dei valori.
“Ora la crisi etica e morale di gran parte dello sport professionistico rischia di condizionare tutto il movimento sportivo, soprattutto i comportamenti delle nuove generazioni”, constata.
“È stata sconcertante la scoperta di una ragazzina 16enne che veniva accompagnata dal padre in uno studio medico dove le venivano somministrate flebo di sostanze dopanti”.
Costantini auspica che il monito del Papa non stimoli solo gli sportivi credenti, ma possa essere accolto da tutta la società civile per gettare le basi dello sport del futuro.
“Crediamo urgente riproporre a tutti i dirigenti, allenatori, genitori, medici, giornalisti, educatori, un serio esame di coscienza sul rapporto tra la pratica sportiva e la formazione etica e morale dei nostri ragazzi e soprattutto sul ruolo delle società sportive come luoghi educativi”.
“Intere generazioni che si sono succedute nei campi di calcio delle nostre parrocchie e dei nostri paesi hanno imparato ‘giocando’ i valori della pace, della condivisione e della giustizia, del rispetto dell’altro e delle regole”, ricorda.
“I nostri padri hanno costruito e promosso un sistema sportivo italiano unico nel mondo, avendo ben chiaro il modello di persona alla quale si rivolgevano e quale società civile volevano costruire”.
“Oggi – conclude -, con la stessa forza progettuale, siamo chiamati a lanciare una nuova proposta sportiva ed educativa, capace di indicare le linee del sistema sportivo del XXI secolo”.