La violenza in Iraq è più politica che religiosa

L’Arcivescovo Sleiman illustra l’opera della Caritas nel Paese

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MADRID, mercoledì, 15 luglio 2009 (ZENIT.org).- L’Arcivescovo latino di Baghdad, monsignor Jean Benjamin Sleiman, ha affermato che il problema della violenza in Iraq “risponde a cause più politiche che religiose”.

Nel corso di una conferenza stampa celebrata questo martedì mattina a Madrid nella sede della Caritas Spagnola, il presule ha riconosciuto che nell’ultimo anno si è constatato un progresso importante in questo campo, al punto da registrare una diminuzione dell’80% delle vittime della violenza.

L’Arcivescovo ha anche espresso il suo timore di fronte alla possibilità che gli attentati degli ultimi giorni contro varie chiese cattoliche “affondino la speranza che questo calo della violenza aveva risvegliato nella gente e molti cristiani optino per abbandonare il Paese”.

L’Arcivescovo di Baghdad dei latini si è recato in Spagna in compagnia del direttore di Caritas Iraq, Nabil Nissan, per far conoscere in prima persona a vari interlocutori della Chiesa e della Caritas Spagnola le possibilità che si aprono dopo il ritiro delle forze statunitensi e quali sono le sfide umanitarie più urgenti alle quali la Caritas irachena sta cercando di rispondere.

La visita ha avuto luogo nel decimo anniversario di quella compiuta nel 1999 dall’allora patriarca caldeo Rafael Bidawid.

Riconciliazione e persecuzione

Nel suo intervento davanti ai mezzi di comunicazione, monsignor Sleiman si è riferito alla grave sfida della “riconciliazione nazionale” che vive attualmente l’Iraq, che non potrà essere affrontata finché continuerà la divisione sociale e territoriale che dissangua il Paese.

“Nella misura in cui si avanza nella riconciliazione – ha segnalato il presule –, si potrà avanzare anche nella soluzione dei nostri problemi”.

L’Arcivescovo di Baghdad si è riferito anche al grave problema della persecuzione religiosa alla quale si vedono sottoposte le minoranze cristiane e che negli ultimi anni ha provocato l’esilio dal Paese di almeno la metà dei cristiani iracheni.

Per monsignor Sleiman, la situazione dei cristiani in Iraq – una minoranza composta da circa mezzo milione di credenti appartenenti a una delle 14 Chiese cristiane presenti nel Paese – è più precaria nei luoghi in cui il fondamentalismo ha più potere.

Aiuti umanitari e sanità, priorità di Caritas Iraq

Sia il presule che il direttore di Caritas Iraq hanno spiegato i settori prioritari dell’azione umanitaria svolta attualmente dalla rete Caritas nel Paese.

Insieme al programma di aiuti umanitari per le persone in condizioni più vulnerabili, Caritas Iraq svolge un’importante opera nel campo dell’alimentazione infantile, dell’assistenza medica e della difesa degli handicappati e degli sfollati interni a causa della violenza.

E’ proprio il settore sanitario quello che in Iraq presenta attualmente più carenze. Secondo alcune stime della Caritas locale, il Paese ha bisogno di almeno 3.000 nuovi centri sanitari per poter offrire una copertura sanitaria minima a tutta la popolazione, che risente anche della mancanza di specializzazione e dell’uscita dal Paese negli ultimi anni del 40% del personale sanitario.

Il problema dell’Iraq è anche un vostro problema”

Durante la conferenza stampa, monsignor Sleiman ha esortato l’opinione pubblica all’estero e i cristiani del Paese a prendere coscienza del fatto che “il problema dell’Iraq è anche un vostro problema, un problema di tutta l’Europa”.

“La questione irachena non si riduce solo a questo Paese, ma interessa tutto il Medio Oriente, e le conseguenze della violenza in questa regione interessano anche tutta l’Europa – ha sottolineato –. Per questo è urgente che ci si renda conto del fatto che costruire la pace in Medio Oriente e in Iraq vuol dire allo stesso tempo costruire la pace in Europa”.

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ZENIT Staff

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