CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 15 luglio 2009 (ZENIT.org).- Dopo sette anni di lavori di restauro, Papa Benedetto XVI ha inaugurato con vespri solenni la Cappella Paolina il 4 luglio scorso. La cappella, riservata ai Pontefici, si trova molto vicina alla Cappella Sistina e contiene gli ultimi capolavori di Michelangelo, dipinti tra il 1542 e il 1550: “La crocifissione di San Pietro” e “La caduta di Saulo”.
I lavori di restauro sono stati possibili anche grazie all’aiuto dei Patrocinatori delle arti nei Musei Vaticani, il cui direttore internazionale è padre Mark Haydu, L.C. Per questo motivo, ZENIT ha intervistato p. Mark, statunitense, sul rapporto tra arte e fede.
P. Mark, com’è iniziato il suo interesse per l’arte sacra?
Padre Haydu: Un’opera di un pittore del XVII secolo di nome Johannes Vermeer mi ha aperto le porte del mondo dell’arte. Mi ha insegnato a cercare il messaggio profondo che un’opera d’arte può nascondere. Mi ha aiutato a rendermi conto del fatto che la persona che si avvicina all’arte può uscirne arricchita, e ho visto che l’arte è capace di aprire una dimensione spirituale e di comunicare verità che in altro modo non si riuscirebbero a trasmettere.
Nel quadro appare una signora pensosa con una bilancia in mano in una stanza disordinata. Che cosa ci dice quest’opera?
Padre Haydu: Il primo passo sarebbe analizzare gli elementi della composizione per vedere che cosa ci dicono dell’autore, delle sue intenzioni e del suo stile, ma mi sembra che la sua domanda vada più verso il significato profondo del quadro. Quando apprezzo un dipinto non mi chiedo solo cos’abbia voluto comunicare l’autore, ma soprattutto che cosa dice a me quell’opera. E’ questa la cosa bella di un’opera d’arte: parla un linguaggio universale, cioè la lingua della bellezza. Ad esempio, in questo quadro vediamo come il peso sia caricato sul lato destro; questo fa sì che la nostra attenzione si centri lì. La luce che entra dalla finestra nella parte sinistra, in qualche modo, equilibra la scena. E’ l’interno di una stanza, ed è un momento quotidiano che noi “invadiamo”. Vermeer ci introduce in un momento personale e privato nella vita di questa persona. Dietro la donna vediamo un quadro che rappresenta il giudizio universale. Questa donna si dispone a pesare le sue perle.
Possiamo intuire che le perle facciano riferimento ai suoi tesori terreni e questa donna le soppesa alla luce del giudizio universale, del suo destino eterno. Compie un bilancio della sua vita e di ciò che possiede di fronte all’eternità. Questo, ad esempio, ci può aiutare a vedere che l’uomo è libero di riflettere su ciò che vuol fare della sua vita, ma che è importante farlo alla luce dell’eternità che aspetta tutti noi. La luce che ricade sulla donna ne illumina la testa, ma anche il petto, indicando in questo modo che la decisione che deve prendere è sì nella mente, ma soprattutto nel cuore. E’ lì che nascono le decisioni dell’uomo. La mente le pensa, il cuore le mette in moto.
Come riesce a scoprire tutto questo?
Padre Haydu: Dopo aver osservato senza fretta la forma, il contenuto, i colori, gli elementi, è molto importante chiedersi: “Perché l’autore ha operato così e non in un altro modo?”. Si tratta di penetrare nella mente dell’artista. Un artista può creare ciò che vuole, e questo ci può far pensare anche al primo artista in assoluto: Dio.
Dio artista?
Padre Haydu: Sì, Egli è l’Artista per eccellenza. La creazione del mondo e dell’uomo, che Michelangelo celebra con i suoi affreschi nella volta della Cappella Sistina, non è una meravigliosa e incomparabile opera d’arte? E al di là della natura, possiamo vedere la meraviglia di Dio Artista in noi. Noi siamo la tela. Con la nostra libera cooperazione, il Signore dipinge l’opera d’arte che è la nostra vita. Poi possiamo guardare indietro e chiederci: “Perché le cose sono andate così?” Quando analizziamo un quadro scopriamo la mano dell’artista, intuiamo qual è stata la sua idea e che cosa ha voluto plasmare. Allo stesso modo, guardando la nostra vita, possiamo scoprire la mano di Dio: la nostra vita è stata così perché Dio così ha voluto, e allora ci rendiamo conto del fatto che non è frutto della casualità o della fatalità, ma dietro c’è l’amorevole mano divina.
Che cosa cerca l’arte sacra?
Padre Haydu: L’arte sacra cerca di elevare l’anima verso Dio. Vuole trasmettere il messaggio della fede, spiegarlo, condividerlo. Per questo, di fronte all’arte sacra una persona persona non può passare come un semplice turista. “Tutte le grandi opere d’arte, le cattedrali – le cattedrali gotiche e le splendide chiese barocche – tutte sono un segno luminoso di Dio e quindi veramente una manifestazione, un’epifania di Dio. (…) Se contempliamo le bellezze create dalla fede, ecco, sono semplicemente, direi, la prova vivente della fede”. Queste sono le parole pronunciate dal Santo Padre l’estate scorsa nel suo incontro con i sacerdoti della Diocesi di Bolzano-Bressanone.
Alcuni pensano che tanta arte nelle chiese distragga. E’ così?
Padre Haydu: Se non si sa “leggere” può essere che distragga, ma se la si vede come una via verso Dio accade il contrario. L’arte fa riferimento a ciò che la liturgia celebra e proclama, e questo è un aiuto. Possiamo, ad esempio, vedere i quadri di una chiesa che mostrano la vita dei santi e pensare che tutti quei santi hanno offerto la propria vita per Cristo; e da questa considerazione potremmo passare al proposito di voler essere santi anche noi. O rivolgere lo sguardo al Santissimo Sacramento e chiedere la grazia di essere santi. Si tratta, quindi, di unire con uno stesso ponte due cose che potrebbero sembrare separate. L’arte può anche essere un valido aiuto per il fervore quando il pellegrino non parla la lingua del Paese in cui si trova la chiesa che visita: il pellegrino potrebbe apprezzare l’arte e ricordare le prediche che ha ascoltato sulle scene della vita di Cristo o dei santi che si trovano rappresentati in quella chiesa. L’arte è lì per aiutarci a pregare, non solo per essere vista e perché usciamo tali e quali siamo entrati.
Come sono le persone che visitano le opere d’arte di Roma?
Padre Haydu: Spesso possiamo trovare due atteggiamenti. Uno è quello del turista che viene ad accumulare esperienze per poi commentarle con familiari e amici: “Sono stato nelle quattro Basiliche papali di Roma”, “Sono stato ai Musei Vaticani”, “Ho visto questo e quest’altro”, “Com’era bello quello lì!”, e così via. L’altro atteggiamento è quello del pellegrino, una persona che vuole fare una pausa nella vita, analizzare la propria anima davanti a Dio, uscirne arricchito. E’ qualcuno che cerca una grazia: un cambiamento di vita…
Credo che al giorno d’oggi la gente che viene a visitare questi luoghi cerchi questo. Ha bisogno che l’arte l’elevi verso Dio. L’arte sacra può essere il mezzo per favorire la conversione del cuore verso colui che è l’Autore della Bellezza. L’arte mette l’uomo davanti a Dio, lo porta a vedere la sua vita alla luce delle realtà eterne e trascendenti. Uno dei compiti principali dei Patrocinatori delle arti nei Musei Vaticani è infatti restaurare le opere perché la loro ispirazione e il loro impatto originale siano più evidenti. In questo modo, quanti ammirano queste opere possono apprezzarle in tutta la loro bellezza. L’impatto può essere la differenza tra uno che vede l’opera da turista e un altro che la vede da pellegrino. E quando le persone fanno questo passo, tutto cambia. Si apre loro un mondo nuovo, com’è stato nel mio caso con quel quadro di Vermeer.
Che cosa raccomanda ai turisti o ai pellegrini o ai turisti-pellegrini che visitano l’arte di Roma?
Padre Haydu: Di venire e riposare non solo distraendo
si con tante bellezze artistiche, ma di cercare di scoprire Cristo, il messaggio di fede che c’è dietro a ogni opera d’arte cristiana. Di fare non solo un itinerario turistico, ma anche un cammino di fede. In questo senso può essere un aiuto chiedere che chi dirige le spiegazioni delle opere d’arte aiuti anche a compiere un’esperienza di fede.
Come possono le guide aiutare chi visita Roma?
Padre Haydu: Le guide sono soprattutto storici dell’arte. La guida cristiana cerca anche di trasmettere il fondo umano, cristiano e spirituale che c’è dietro a ogni opera d’arte. A Roma e in altri luoghi ci sono molte guide che fanno questo. Penso che la missione della guida cristiana sia quella di essere ponte tra Dio e l’arte. E’ colui che aiuta a far sì che quanti apprezzano l’arte passino attraverso di lui e conoscano le spiegazioni artistiche, ma trovino anche la fede, il Vangelo e Cristo. Parlerà loro delle idee che gli artisti volevano trasmettere.
La guida cristiana da un lato conosce bene la storia e gli aspetti tecnici di ogni opera, dall’altro cerca di comunicare ai turisti e ai pellegrini idee che li aiutino ad apprezzare meglio l’arte e a crescere a livello umano e spirituale. In questo modo, i visitatori si ricorderanno sempre di quel tour guidato di Roma, perché non porteranno con sé solo dati scientifici e storici che si dimenticano il giorno dopo, ma qualcosa di più: un’esperienza di avvicinamento a Dio. Questo non si dimentica mai.
Chi può collaborare con i Patrocinatori delle arti dei Musei Vaticani?
Padre Haydu: Chiunque voglia unirsi allo sforzo di conservare nel suo stato più perfetto il patrimonio artistico dei Musei Vaticani, di preservare questi preziosi elementi del patrimonio universale e di creare una cultura cristiana dell’uomo e dell’arte. Chi volesse altre informazioni può visitare la nostra pagina web: www.vatican-patrons.org